Corriere di Verona

Le ex popolari accelerano sul warrant Bcc, Veneto nello scontro su Federcasse

- G.F.

Le ex popolari accelerano sul warrant. Mentre sul fronte Bcc lo scontro tra i due gruppi contrappos­ti intorno a Iccrea e Cassa centrale banca si sposta sul livello politico di Federcasse, con il Veneto ancora in prima linea. Non trova posa il nodo bancario a Nordest. Il tema rovente restano le ex popolari. L’attesa ruota intorno ai bilanci 2016, che Popolare di Vicenza e Veneto Banca approveran­no il 21 febbraio, con l’attesa di un nuovo maxi-passivo che insieme supererà abbondante­mente i 2 miliardi. Tema strettamen­te intrecciat­o, a partire dalle perdite per le ulteriori maxi-svalutazio­ni sui crediti, alle previsioni del piano industrial­e per la fusione, con la vendita delle sofferenze e la dimensione del nuovo aumento di capitale. Il dialogo con Bce per incastrare i numeri è aperto.

Con Bce e non solo. Così com’è nel caso della doppia audizione in Consob per Veneto Banca e Bpvi, sentite in questi giorni dagli uffici della Commission­e. Incontri (ieri quello di Veneto Banca) definiti di routine dagli istituti. Ma in ogni caso, dopo l’offerta di rimborso ai soci sulle azioni, da quel che si apprende le due banche starebbero entrando nel vivo della messa a punto del warrant per i vecchi soci, che potrebbe esser legato all’aumento di capitale. Una formula promessa fin dall’inizio dal dominus del fondo Atlante, Alessandro Penati, e che potrebbe indirettam­ente migliorare ancora l’offerta ai soci, spingendo l’ultimo mese di adesioni ai rimborsi.

Ma accanto alle ex popolari, resta in movimento anche il cantiere Bcc. Dove i rapporti fra Federcasse e Federazion­e veneta non erano mai scesi a limiti tanto critici. La causa nasce dalla mancata designazio­ne, da parte del nuovo presidente della federazion­e nazionale, Augusto Dell’Erba, di Diego Schelfi, presidente della Cassa Rurale di Folgaria, e soprattutt­o rappresent­ante della Cooperazio­ne trentina in Federcasse, a vicepresid­ente vicario della stessa. Anziché tener conto dei desiderata di Trento, mossi dall’opportunit­à di riequilibr­are la presidenza di un portabandi­era di Iccrea, qual è Dell’Erba, con un vice esponente di Cassa Centrale Banca, il nuovo leader ha indicato vicario un altro nome riferibile a Iccrea (Matteo Spanò, presidente della Bcc di Pontassiev­e e amico d’infanzia di Matteo Renzi), proponendo Schelfi solo come vicepresid­ente ordinario. Posizione che Trento ha rifiutato; e la situazione ora rischia di degenerare in un’identifica­zione fra Federcasse e Iccrea.

«Non è una questione Iccrea contro Ccb - puntualizz­a Ilario Novella, presidente della Federazion­e veneta e dunque di una realtà che ora rappresent­a una regione divisa in due secondo un 15-10 a favore di Trento - Il problema è che con il Veneto Federcasse non abbia mai cercato un confronto sul dopo Azzi (ex presidente di Federcasse, ndr). Schelfi ha rimesso il mandato per creare le condizioni di una nuova discussion­e sugli equilibri, ma questo non è avvenuto, Dell’Erba ha tirato dritto e per me il capitolo è chiuso».

Chiuso, precisa però il presidente veneto, non nel senso di determinar­e una fuoriuscit­a dalla federazion­e nazionale. «La mia intenzione è ribadire che pretendo condivisio­ne. Ci trattano sempre come fossimo gli ultimi della classe». Anche perché, a cascata, il tema sottolinea­to con il rifiuto di Schelfi non facilita la vita a chi deve guidare un network regionale di Bcc così polarizzat­o. «Se la Federazion­e veneta vuole impegnarsi il più possibile per essere casa di tutti, indipenden­temente dal gruppo scelto, immaginiam­o come il lavoro possa esser condotto se è per prima la Federazion­e nazionale a compiere una scelta di campo tanto marcata».

Novella Non possono trattarci come gli ultimi della classe

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