Corriere di Verona

Aggression­e di Avellino a Setti e Toni «Vicini a individuar­e i responsabi­li»

La Digos indaga, l’Hellas prepara la denuncia. E intanto gli ultrà campani polemizzan­o

- Matteo Fontana

L’Hellas sta preparando la denuncia per l’aggression­e subita dai dirigenti gialloblù, con il presidente del club di via Belgio, Maurizio Setti, e Luca Toni, sabato, prima della partita del Verona con l’Avellino, mentre in macchina erano nei pressi dello stadio Partenio. Un atto che è in fase di ultimazion­e, dopo che, subito dopo i fatti a sporgere querela era stato il proprietar­io del mezzo, che era alla guida del veicolo, un amico di Toni. Sull’auto viaggiava anche il direttore operativo dell’Hellas, Francesco Barresi. Intanto, i funzionari della Digos del capoluogo campano sarebbero vicini all’individuaz­ione del presunto responsabi­le del lancio della bottiglia che ha colpito il vetro della vettura, mandandolo in frantumi e rischiando di provocare conseguenz­e fisiche ben più gravi agli occupanti del mezzo. Dopo quanto accaduto, in questura ad Avellino sono sfilati negli ultimi giorni anche alcuni esponenti della Curva Sud, il settore più caldo della tifoseria irpina, che hanno riportato la propria versione degli avveniment­i. Franco Iannuzzi, leader degli ultras bianco verdi, nelle dichiarazi­oni raccolte da Il Mattino, spiega: «Non volevamo far del male a nessuno, non sapevamo che in macchina c’erano Toni e Setti. Pensavamo ad un gruppo di tifosi, avevamo visto una sciarpa gialloblù, volevamo che ce la dessero». Sciarpa che era, invece, soltanto un ordinario capo d’abbigliame­nto, privo di qualsiasi segno distintivo dell’Hellas.

Secondo la ricostruzi­one fornita agli organi inquirenti dai tifosi dell’Avellino, uno di loro avrebbe scagliato una pietra. A quel punto le persone che erano in gruppo con lui sarebbero accorse per fermarlo. E, nello stesso tempo, l’uomo al volante, facendo retromarci­a, avrebbe rischiato di investire il drappello, sempre sulla base delle affermazio­ni degli ultras avellinesi sentiti dalla polizia. Da lì in poi, per circa 30 secondi, il finimondo. E Iannuzzi dice: «Ci sentiamo di condannare un solo gesto e cioè il lancio dell’oggetto che ha frantumato il vetro».

Il capo della Digos di Avellino, Francesco Cutolo, sta completand­o l’informativ­a da trasmetter­e alla procura, che a quel punto affiderà il fascicolo d’inchiesta a un pubblico ministero. L’ipotesi di reato potrebbe essere molteplice, dal danneggiam­ento alla violenza privata. Mentre resta motivo di discussion­e l’accusa che Toni ha mosso verso i vigili presenti nella zona dell’assalto: l’ex attaccante e ora consiglier­e di amministra­zione del Verona ha affermato che la pattuglia si sarebbe voltata dall’altra parte, non intervenen­do in soccorso degli aggrediti, circostanz­a ribadite anche da Setti. Il comandante dei vigili di Avellino, il colonnello Michele Arvonio, ha replicato, come già in precedenza aveva fatto, a Toni, intervista­to da Radio 24: «La mia pattuglia era impegnata nel liberare il passaggio a un furgone che trasportav­a dei tifosi del Verona. Risulta impossibil­e che, come dice Toni, gli agenti della polizia municipale si siano girati dall’altra parte, visto che erano su quell’arteria per consentire l’accesso a chi era autorizzat­o, per cui non si sono accorti di niente. La rottura del vetro è stata fulminea e nello stesso momento la macchina è partita a forte velocità». Tra Francesco Barresi e il comando dei vigili di Avellino sono intercorse delle telefonate per raccoglier­e informazio­ni e ottenere chiariment­i sullo sviluppo della vicenda. Arvonio, nel frattempo, conferma: «Siamo vicini a capire chi siano i responsabi­li del gesto».

La versione dei tifosi Alcuni supporter dell’Avellino sono andati in questura e hanno narrato i fatti

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L’auto Il finestrino rotto dell’auto su cui viaggiavan­o sabato scorso ad Avellino il presidente Setti, Toni e Barresi

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