La legge del Pazzo: se segna lui, scattano i tre punti
Con la doppietta alla Ternana è a quota 19 reti in stagione. «Più segno più è facile che il Verona vinca». La sua firma in tutte le ultime vittorie
Il Pazzo dei record è una dipendenza per l’Hellas. Ci pensa lui ad abbattere la Ternana – un gol da finisseur, un altro da puro opportunista –e a sollevare il Verona in crisi, facendogli schivare altri malumori. I gialloblù sono terzi, superano il Benevento e guardano con rinnovata fiducia alla trasferta di domenica a Brescia.
Per Giampaolo Pazzini, quella di martedì è stata una serata da primato. La doppietta siglata al Bentegodi gli ha permesso di raggiungere il vertice di reti segnate in campionato da quando è professionista. Solamente una volta aveva toccato quota 19: era la Serie A 2009-2010, il Pazzo, in combinata con Antonio Cassano, trascinò la Sampdoria timonata da Gigi Delneri alla qualificazione ai preliminari di Champions League. Un dato, il suo, eguagliato ora al Verona, con quattordici partite che restano da giocare di qui alla fine della stagione regolare: «Più segno, più è probabile che l’Hellas vinca», dice lui, con una massima che ha il suono di una battuta alla Catalano. Ovvia e, per questo, innegabile. Già, perché il Verona senza Pazzini è pallido: il 41.3% delle marcature gialloblù sono firmate dal capitano. Il secondo miglior realizzatore, Daniel Bessa, con 5 reti, è staccatissimo. L’attacco di Fabio Pecchia rimane il più prolifico della B (46 gol, a 45 c’è la Spal), ma ci vuole sempre il Pazzo per accendere la miccia.
Nelle ultime vittorie dell’Hellas c’è, regolarmente, il suo marchio. In gol nel 3-0 col Cesena, come pure nel 2-0 alla Salernitana. Della doppietta – la quinta in questo campionato – alla Ternana, si è detto e scritto in abbondanza. E nemmeno è casuale che il calo del Verona sia coinciso con la frenata, nel numero di reti fatte, di Pazzini. Ben 11 nelle prime tredici giornate, quelle dell’idillio di un Hellas che viaggiava nell’Iperspazio più veloce del Millennium Falcon di «Guerre Stellari», 8 di lì in poi, in quindici turni: «Ho rallentato, devo riprendere il ritmo», scherza l’attaccante. L’unico punto raccolto dal Verona in trasferta nelle ultime sei gare porta immancabilmente il suo marchio, per l’1-1 di Carpi, la vigilia di Natale: «Troppo spesso abbiamo sbagliato atteggiamento fuori casa. Serve andare a vincere a Brescia», il messaggio inviato da Pazzini. Che comincia a intravedere anche un altro record. Nel 2012-2013, anno della promozione in A, Daniele Cacia conquistò, con 24 gol, la corona di maggior marcatore della storia del Verona in un singolo campionato, un primato che apparteneva al leggendario Luigi Zanetti (19 reti nel 1940-41). Luca Toni è arrivato a 20 nel 2013-2014 e a 22 nel 2014-2015. Il Pazzo può mettersi in corsia di sorpasso e ritagliarsi uno spazio glorioso nell’epica dell’Hellas: «Ma io sono contento se i miei gol servono alla squadra», precisa. Quando il Verona, per infortuni o squalifiche, non l’ha potuto schierare, ha fatto poco: pari a Salerno, sconfitte a Benevento, Vicenza e Avellino. Unica vittoria, proprio con l’Avellino, all’andata. I suoi sostituti, Ganz e Gomez, non sono riusciti a convincere. Pecchia, in queste settimane, ha dilatato il minutaggio di Pierluigi Cappelluzzo, che però, per esperienza e caratteristiche, è lontanissimo dal ritratto del vice-Pazzini. Ed ecco che il teorema dell’insostituibilità del numero 11 dell’Hellas si tramuta in postulato. E lo diventa ancor di più a fronte del carisma che trasuda dalle parole del Pazzo. Sentitelo sui due argomenti caldi del momento, la posizione di Fabio Pecchia e la contestazione del pubblico: «Noi stiamo con l’allenatore e lui è con noi», capitolo primo. Capitolo secondo: «Ho interpretato il loro gesto come un atto d’amore. Ma adesso dobbiamo restare uniti». Soprattutto con un Pazzini così.