I No-Tav a Gentile (Rfi): «Cantieri a giugno? Ennesimo falso annuncio»
«Non vogliamo più tollerare simili follie e ci batteremo perché venga messa definitivamente una pietra sopra questo inutile e dannoso progetto chiamato Tav». Il coordinamento dei comitati contrari alla grande opera alza la voce dopo l’intervista rilasciata al
Corriere di Verona dall’amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) Maurizio Gentile nella quale, smentendo il sottosegretario Umberto De Caro, confermava che i lavori per la tratta Brescia-Verona dureranno 5 anni (e non 36 mesi). E che i primi cantieri partiranno a giugno a Lonato del Garda con una galleria da 7,4 chilometri.
«Gentile ipotizza una rapida approvazione del progetto da parte del Cipe e l’inizio dei lavori entro giugno - commentano i No Tav in una nota -. Accettiamo scommesse che si tratta dell’ennesimo annuncio destinato a essere smentito.
Nel documento del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, si chiede che il progetto venga rifatto perché presenta carenze dal punto di vista tecnico. Gentile sostiene che le correzioni verranno fatte in sede di progetto esecutivo, ma arrivare a decidere solo a cantieri aperti è una vera atrocità».
L’ad di Rfi, nell’intervista, ha garantito che saranno recepite le prescrizioni «sulle nuove norme antisismiche e sulla conservazione dei luoghi tutelati, a partire dal laghetto del Frassino». Ma i No Tav condividono le preoccupazioni dei frati del Frassino: «Vogliamo sapere prima dell’approvazione cosa intendono fare visto che il general contractor Cepav Due sosteneva, come riportato nella valutazione di impatto ambientale del 2003 che il laghetto avrebbe visto una ricarica idrica ridotta del 15-20%. Tale da comprometterne l’esistenza nel giro di qualche anno».
Oltre a criticare la scelta di procedere per «lotti costruttivi» («Così non si garantisce certezza dei tempi di realizzazione e dei costi»), il comitato contrario punta il dito contro la volontà di scartare del tutto l’ipotesi di sfruttamento della linea storica. Gentile al Corriere di Verona ha detto che «con solo due binari non potremmo mai raggiungere gli obiettivi che l’Europa ci chiede». «La linea esistente ha ancora una capacità residua di 110 treni al giorno circa. Perché non sfruttiamo questa e intanto non la potenziamo tecnologicamente?» domandano i contrari.
E chiudono con una promessa: «Noi continuiamo a portare avanti la nostra posizione contraria al sistema delle grandi opere».