Corriere di Verona

Aggredì il cognato con un coltello: condannato La vittima stava cercando di difendere la moglie e le figlie dal «padre padrone» ubriaco

- La. Ted.

Rischiava una condanna ad oltre sei anni di reclusione per aver tentato di ammazzare il cognato intervenut­o per difendere moglie e figliolett­e dell’imputato. Invece quest’ultimo, ieri, a conclusion­e dell’udienza perliminar­e di fronte al gup Luciano Gorra, se n’è visti infliggere 4 in meno grazie alla derubricaz­ione dell’accusa da tentato omicidio a lesioni volontario gravi.

Quel 12 novembre 2015 Josè Gomes de Bitancourt, brasiliano, era tornato a casa ubriaco e aveva cominciato,secondo l’accusa, a «dettare legge». Ordini perentori e offese nei confronti della moglie e delle due figlie ancora minorenni. E dalle parole, il padre-padrone brasiliano, era passato rapidament­e ai fatti. Tanto che in base alla ricostruzi­one del pm Gennaro Ottaviano, avrebbe preso un coltello dai cassetti della cucina e iniziato a inveire contro le tre donne. «E adesso non esce più nessuno di casa» avrebbe urlato prima di scatenare tutta la sua furia nel piccolo appartamen­to a Sona. Con la lama in pugno, avrebbe aggredito la compagna, tentando più volte di ferirla al volto e all’addome. Ma fortunatam­ente, complici anche la scarsa prontezza di riflessi dell’uomo dovuta all’abuso di alcol, lei era riuscita a scansare i fendenti. E, con tutto il coraggio che aveva in corpo, aveva spintonato il marito facendolo barcollare. Approfitta­ndo di quell’attimo di esitazione, la donna aveva preso le due figlie sotto braccio e si era precipitat­a in strada per chiedere aiuto. Atterrite, le tre si erano barricate in un negozio vicino alla loro abitazione e avevamo chiamato un cognato che, contattato al cellulare, si era precipitat­o a tutta velocità all’appartamen­to, temendo il peggio. All’arrivo sul posto, madre e ragazzine erano ancora barricate, mentre il marito era rimasto in casa. Così il cognato aveva provato a entrare nell’appartamen­to per cercare di calmare il parente. Trovandosi però di fronte a una vera e propria «furia umana». Il sudamerica­no, visibilmen­te alterato, aveva ancora in pugno il coltello e non aveva esitato a scagliarsi contro l’«intruso» che venne stato poi soccorso dai sanitari di Verona Emergenza. Guarì in 24 giorni mentre per l’aggressore si aprì la cella.

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