Doccia fredda sull’H-Campus: «Il progetto va sottoposto a Vas»
La Regione: l’impatto va verificato
Giovedì 16 febbraio la presentazione dell’H-Campus era avvenuta in tutti i suoi dettagli e tempi di realizzazione la mattina a Milano, il pomeriggio nel quartier generale di Ca’ Tron di Roncade. nel Trevigiano. Ma cinque giorni più tardi arriva un parere della Regione che, in 17 pagine, elenca almeno una ventina di ragioni per le quali il piano così com’è presentato, non è sufficiente e deve essere sottoposto alla Valutazione ambientale strategica. Il parere 16 dell’Autorità per la Vas, cioè, dopo aver sentito Arpav, Soprintendenze archeologiche, Genio Civile e ministero dei Beni culturali, conclude che l’Accordo di programma per la realizzazione del grande polo formativo di H-Farm firmato dai Comuni di Roncade e di Quarto D’Altino non è tale da poter «escludere effetti significativi sull’ambiente».
Criticità e incongruenze riguardano vari aspetti, fra i quali la componente più pesante è quella idrogeologica. Il piano di assetto idrogeologico del fiume Sile e della pianura tra Piave e Livenza classifica l’area del Campus come di pericolosità in parte moderata e in parte media. Il Genio Civile di Treviso, in particolare, fa notare come non vi sia uno studio adeguato di quanto accadde nel novembre del 1966 ricordando che nell’area, che si trova al di sotto del livello del Sile, in futuro dovrebbero pernottare studenti e personale, e che manca il piano di evacuazione di emergenza.
Le obiezioni in materia di consumo del suolo vengono dall’Arpav che rileva come non sia rispettato il criterio del saldo zero fra l’abbattimento di immobili esistenti e nuova edificazione. La demolizione della vecchia base militare e di alcune case coloniche in disuso restituirebbe alla campagna 6,2 ettari, a fronte di occupazione con nuovi edifici e spazi di pertinenza per 24,8. Il conto, insomma, è per tre quarti fuori bersaglio e potenzialmente produttore di «effetti ambientali significativi». L’amministrazione comunale deve intervenire anche per non esaurire con il Campus «tutta la superficie agraria trasformabile definita dal Piano di assetto del territorio (Pat)», privando così dell’opportunità altri soggetti privati.
In più, fa notare la Regione, il progetto insiste anche su un’area vincolata da due diverse leggi per la presenza dei resti del tracciato romano della Via Annia. Ancora, le altezze degli edifici, per il loro impatto sul paesaggio, sono giudicate «incoerenti»; e le strutture viarie da realizzare sono progettate su dati di traffico vecchi e risalenti al 2012, e manca uno studio acquedottistico e fognario sufficiente per tremila persone, tenendo presente che tutta Ca’ Tron è priva di fognature. Se si intendono utilizzare sonde per il prelievo di acqua sotterranea ad uso geotermico, insistono ancora i funzionari di palazzo Balbi, mancano adeguati studi sulle conseguenze nel sottosuolo e nell’ambiente esterno.
Non va meglio per i progetti su Quarto D’Altino, dove è prevista la costruzione di un parcheggio, di un bacino di laminazione e di una passerella sul Sile che richiedono «una variante al piano ambientale del Parco del Fiume Sile». Non bastasse, la zona sarà presto inserita in un «Piano paesaggistico regionale dell’arco costiero adriatico dal Po al Piave» di prossima adozione, con tutto ciò che questo comporterà.
L’elenco degli elementi per i quali la Regione ha deciso di assoggettare alla Vas il progetto H-Campus potrebbe continuare. La questione ora è capire quanto tempo sarà necessario al proponente per fornire ai valutatori le soluzioni alle perplessità rilevate. E, dunque, quanto ritardo potrà accumulare la società rispetto al piano industriale già consegnato alla comunità degli investitori.