Spagna in Veneto Sviluppo, Vaccari a Veneto Acque. Si spacca il M5s
In una seduta dominata dal disvelamento del nuovo Piano economico finanziario della Pedemontana, il consiglio regionale ha proceduto ieri anche ad una lunga serie di nomine, su tutte il nuovo consigliere d’amministrazione di Veneto Sviluppo (e probabile prossimo presidente dopo l’addio di Massimo Tussardi) e i nuovi vertici di Sistemi Territoriali e Veneto Acque. Con un episodio curioso che ha visto protagonista la consigliera dei Cinque Stelle Patrizia Bartelle, rimasta in aula nonostante il resto del suo gruppo avesse deciso di andarsene in polemica con «i vecchi riti della politica, che ricicla i trombati in enti e società». Molte le indiscrezioni della vigilia che hanno trovato conferma: in Veneto Sviluppo è risultato eletto come da indicazione del presidente Luca Zaia, Fabrizio Spagna, economista e fondatore di Axia Financial Research; in Sistemi Territoriali si chiude dopo sette mandati l’era di Gian Michele Gambato (che con ogni probabilità resterà nel ruolo di direttore, avendo seguito tutti i dossier più importanti, a cominciare dal Treno delle Dolomiti) ed entrano in cda Pako Massaro (in quota Lega di Rovigo, sarà il nuovo amministratore delegato), Isabella Dotto ( in quota Berlato-Fratelli d’Italia), e Stefano Zanoni (indicato dai «tosiani»). Nel cda di Cav, dove si doveva sostituire un consigliere dimissionario, entra Renzo Ceron (in quota Lega Vicenza) mentre l’ex senatore della Lega Gianvittore Vaccari, bellunese, è il nuovo amministratore unico di Veneto Acque. Si diceva poi dell’ennesima frattura nel gruppo M5s. Con nota ufficiale e successiva dichiarazione in aula della vice capogruppo Erika Baldin, gli alfieri di Grillo hanno annunciato di voler lasciare l’aula per non partecipare «al tavolo della spartizione politica, un banchetto indecoroso in cui ci si china per raccogliere le briciole». E così hanno fatto, tutti meno una: Patrizia Bartelle. La consigliera polesana è rimasta al suo posto, alternando (a nome dell’intero gruppo) proposte di candidature - tutte infruttuose - a schede bianche. «Mi sono comportata con correttezza e coerenza istituzionale - ha detto - rispettando i professionisti a cui avevamo chiesto partecipazione e l’assemblea regionale del Movimento che ci aveva chiesto di proporre nomi di alto profilo, dopo un’attenta selezione, senza mercanteggiare alcunché». Fin qui, colpi di fioretto. Ma nella base volano sciabolate: molti, infatti, sospettano che la decisione del gruppo di abbandonare l’aula sia stata orchestrata dallo speaker Jacopo Berti per boicottare l’elezione - concordata col Pd - del pentastellato Carlo Costantini, non gradito allo stesso Berti e a Manuel Brusco.