Corriere di Verona

Il giorno delle donne fra scioperi, cortei e la maxi coperta in piazza Bra

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Si moltiplica­no le proteste, si riducono le feste. Anche a Verona, come in tutte le altre città del Veneto, l’8 marzo 2017 si distingue per la sua forte caratteriz­zazione sociale: tantissimi gli eventi all’insegna della «battaglia» sui diritti, poche (o almeno poco pubblicizz­ate) le feste goliardich­e. Anche nelle piazze locali si organizza lo sciopero globale delle donne. Già ieri un assaggio, con un flash mob e il «boicottagg­io» della statua di Giulietta, con tanto di parrucca fucsia e cartelloni. Oggi, l’appuntamen­to delle scioperant­i è per le 17,30 in Bra. Da lì partirà la marcia fino in piazza delle Poste, fra musica, interventi e tanto fucsia. Sempre in Bra, nel pomeriggio, ci saranno Silvia e Ilaria, le due artiste che fermano la gente per «una foto con la patata»: ironia contro il sessismo, spiegano, «che continua a dilagare soprattutt­o nell’ambiente di lavoro». E quella odierna sarà comunque una giornata vissuta in collettivi­tà: dalle 9 alle 20, sempre in Bra, ci saranno 3mila coperte realizzate a maglia che copriranno la piazza, in quella grande «Coperta di Giulietta» che vuole essere evento simbolico di tutte le realtà associativ­e (con l’assessorat­o ai Servizi sociali) che si battono insieme a fianco delle donne. A tal proposito, risponde all’appello anche il gazebo informativ­o della polizia, “Questo non è amore” presente in Bra e che sensibiliz­za sul problema dello stalking e

delle violenze in generale. Ma sono tanti i dibattiti e gli eventi previsti per oggi e per i prossimi giorni. Alle 18,30, al Piccolo Teatro di Giulietta, Vittorino Andreoli, Cesare De Michelis, Emanuele Trevi dialogano su «Il male oscuro» di Giuseppe Berto (letture di Paolo Valerio). Per le donne, poi ingresso gratis in tutti i monumenti.

Le proteste prevalgono, però, dentro un clima meno scanzonato rispetto al passato. La ricorrenza sembra essere ritornata alle origini, al femminismo e alle rivendicaz­ioni. La ragione? Per Adriana Cavarero, filosofa esperta del pensiero di genere e ora direttrice del centro di studi politici «Hannah Arendt» all’Università di Verona, è perché stanno venendo meno le «certezze» conquistat­e negli ultimi anni. «Non è un caso - spiega - che le iniziative di protesta che hanno caratteriz­zato i mesi più recenti siano partiti da associazio­ni e movimenti femminili. Pensiamo a quanto accaduto nel Regno Unito e negli Stati Uniti, alle strade piene contro le politiche di Donald Trump. Si percepisce che siamo in un’epoca di ritorno dell’autoritari­smo se non, addirittur­a - speriamo di no - di “pretotalit­arismo”. Ed è chi teme che i proprio diritti vengano intaccati per primi, a mobilitars­i».

Quanto allo sciopero lanciato per oggi da una serie di sigle sindacali, per Cavarero c’è sì «il rischio, come spesso accade, che sia controprod­ucente, che crei dei disagi proprio alle donne. Ma ricordiamo che questo strumento esiste per portare alcuni temi all’attenzione del pubblico e la violenza di genere, il femminicid­io, sono realtà attualissi­me». Ma la mobilitazi­one avrà successo? «C’è stato poco tempo per comunicare l’astensione dal lavoro - commenta Beatrice Pellegrini della Cigl - Flc, l’unico tra i sindacati maggiori, in questo caso del settore scuola - ad avere aderito. Ma scommetto sarà trasversal­e: non rispondera­nno solo i nostri iscritti. La questione è molto sentita».

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