Il successo della coperta di Giulietta per finanziare il centro anti-violenza
Venduti quasi tutti i manufatti, l’iniziativa serve a finanziare il centro Petra. Contributi da tutta Italia, si confida di superare i 100 mila euro
Ogni pezzo in vendita a 20 euro per finanziare il centro anti-violenza Petra: successo per la coperta di Giulietta, ieri in Bra.
Sono andate via come il pane. Nel corso della mattinata erano già più che dimezzate, verso sera ne rimanevano davvero poche. Per giudicare il successo della «coperta di Giulietta», ieri, era sufficiente il colpo d’occhio: al mattino, ampie porzioni di piazza Bra, davanti al Liston, di fianco all’Arena, erano sotto la coltre realizzata da centinaia di volontarie dell’associazione «Ad Maiora», alla sera ne era rimasta una quantità sufficiente, appena, da ricoprire la scalinata di Palazzo Barbieri. Quadrati di lato un metro messi in vendita a venti euro, più offerta libera. E sono stati in molti ad aggiungere qualcosa di più dal proprio portafoglio, altrettanti a donare qualche soldo senza portarsi a casa un pezzettino del grande telo «antiviolenza». I proventi dell’iniziativa, frutto del lavoro di 160 volontari (e di migliaia che hanno fornito la materia prima), ieri dovevano ancora essere conteggiati, ma si confida di superare i centomila euro: andranno tutti al centro Petra, il punto di riferimento, a Verona, per le donne che sono minacciate o che hanno subito aggressioni. Il tema, alle tante persone che hanno filato le coperte, era ben chiaro. C’è chi ha scritto sopra il nome di un’amica o una conoscente che ha subito un episodio di violenza. C’è chi ha individuato uno slogan degno del migliore copywriter: «Ti amo da morire» (lo stesso nome, di una nota Onlus che combatte la violenza di genere), con l’ultima parola barrata e sostituita da «vivere». Questa coperta è stata tra le prime a essere vendute.Ma a trionfare sono stati i colori. Tinte pastello, sgargianti, accostamenti audaci. Qualcuno ci ha attaccato sopra degli abbellimenti: bottoni, pon - pon di cotone o lana. C’è chi ha lavorato ai ferri, chi ha fatto tutto a uncinetto. L’effetto è garantito: non c’è un «quadrato uguale all’altro». Alle volontarie di «Ad maiora» sono arrivati dei pezzi da 50 centimetri di lato. Il lavoro extra è stato quelli di assemblarli a gruppi di quattro. «Le più attive? Sono state senza dubbio le ospiti delle case di riposo - fa sapere Teresa Sansonetta - noi abbiamo portato il materiale e ci hanno dato indietro decine e decine di coperte, in pochi giorni. Alcune centinaia sono arrivate da Gangi, in provincia di Palermo. Molti lavori, infine, dalla sezione femminile del carcere di Montorio». Tra le più attive, fin dall’alba, l’assessore alle Pari Opportunità di Verona, Anna Leso. «Un grande successo - dice - frutto di una rete di relazioni umane straordinaria, che ha coinvolto a Verona e in tutta Italia tantissime persone di tutte le età». In totale sono pervenuti 8 mila metri quadrati di coperta, che sono stati posizionati ieri a tempo di record, dalle 6 alle 8. Il tutto, con la «benedizione» del gruppo «Viva Vittoria» di Brescia, rappresentato da Roberta Palmieri, il primo a proporre questa idea due anni fa.In piazza Bra è arrivato anche il «Pop heart bus»: per tutto il giorno, accanto all’Arena performance artistiche e musicali all’interno di un vecchio mezzo Atv. Anche in questo caso non mancava un gadget, prodotto dal laboratorio artigiano femminile DHub: una borsa contrassegnata da un cuore iper realistico, delle stesse dimensioni di quelli che battono dentro il corpo di una donna.
Leso Coinvolte, a Verona e in Italia, tantissime persone e di tutte le età
Sansonetta Molte coperte sono state fatte dalle carcerate di Montorio