Schianto a Sant’Anna, l’addio a Marco
Grezzana, nella chiesa gremita l’abbraccio tra i genitori e l’amico che guidava l’auto
«Se fossi qui, mi diresti “Dai Mathy, tranquilla. Andrà tutto bene”. Perché me lo dicevi sempre. Ma oggi sono io a dirti che andrà tutto be. Un giorno ci rivedremo e faremo il viaggio che volevi tanto fare con me». Le parole di Mathilde, le lacrime dei compagni e poi l’abbraccio. Quello tra Tiberio (il ragazzo che guidava la jeep uscita fuori strada) e i genitori di Marco Signorini, il 18enne morto nell’incidente di sabato in Lessinia. Ieri a Grezzana, chiesa gremita per il suo funerale.
VERONA Un abbraccio che vale più di mille parole. Quelle che aveva perso da sabato sera, quando ha visto il suo migliore amico morire davanti ai suoi occhi nella scarpata che costeggia la provinciale 34C a Ceredo di Sant’Anna d’Alfaedo. C’era lui al volante della Jeep precipitata in fondo al Vajo della Marciora: un incidente costato la vita a Marco Signorini, studente di 18 anni di Quinto.
E ieri pomeriggio, nella chiesa di Grezzana gremita per l’ultimo saluto a «Signo», c’era anche lui, Tiberio Falsiroli. Muto da giorni, schiacciato dal senso di colpa: al momento dello scambio del gesto di pace, ha trovato la forza di avvicinarsi ai primi banchi. Quelli dove erano seduti i genitori di Marco e suo fratello Luca. E Tiberio li ha abbracciati ed è stato a sua volta abbracciato, in una sorta di espiazione collettiva del dolore.
Quel dolore visibile sui volti rigati di lacrime della gente che si è presentata in chiesa con oltre un’ora d’anticipo. C’erano i compagni di scuola dell’Istituto Le Stimate, gli insegnanti, gli amici della compagnia, quelli d’infanzia. E tutta la Valpantena che ha voluto stringersi attorno a questa famiglia segnata dall’ennesima tragedia. Anche lo zio di Marco, Nereo, era morto giovanissimo in un incidente sul lavoro, come è stato ricordato durante la celebrazione.
«Non è facile parlare oggi, ma qui ho sentito un’energia incredibile, un qualcosa che ti dice “sì, ci siamo”. Ed è questa energia che dobbiamo coltivare giorno per giorno per trovare la forza di andare avanti. Marco è andato semplicemente nella stanza accanto» ha detto dal pulpito padre Antonio, sacerdote amico di famiglia che ha celebrato insieme ad altri dieci preti. E che ha chiesto di pregare anche per Alessandro (Petronilli), l’altro amico che rimane ricoverato in condizioni gravi in ospedale. Il quarto che viaggiava sulla jeep, Pietro Cortese, era tra i banchi insieme ai compagni di scuola, con addosso ancora i segni delle ferite.
«Caro “Signo”, ti ricordi quella volta in cui hai tanto insistito per fare la foto dei secchioni della classe davanti ai cancelli della reggia di Venaria? Ecco è proprio quella foto che ironicamente ritrae i compagni che a scuola facevano più fatica che ti rappresenta pienamente perché con la tua semplicità sei sempre riuscito a spingerci avanti, a trascinarci anche quando eri tu stesso in difficoltà» hanno ricordato gli ex compagni della V del liceo Scienze Applicate. Quelli della sua ultima classe (aveva perso un anno), la IV hanno invece evocato la sua capacità di «prendere ogni cosa con il sorriso». «Per noi è stato un onore avere Marco come studente - ha detto il preside de Le Stimate Umberto Fasol -. Oggi qui c’è tutta la scuola, dalle elementari alle superiori: è il segno di quanto ci abbia unito con la sua grande personalità». Un vero e proprio leader anche nella compagnia dei giovani della Valpantena: «Eri forse l’unico di noi ad avere le idee chiare sul futuro» hanno detto gli amici.
E poi il ricordo dei cugini che hanno voluto leggere uno degli ultimi post pubblicati da Marco sulla sua bacheca Facebook. Quello in cui invitava a non sprecare il proprio tempo, vivendo al massimo ogni momento. «E tu sei stato felice fino all’ultimo».