Corriere di Verona

Pfas, i carabinier­i del Noe nella sede della Miteni Sequestrat­i documenti e pc

Falsi certificat­i e controlli alterati, sondaggio choc su 54 medici. L’appello: «Denunciate»

- Alessandro Macciò

Inchiesta sull’inquinamen­to da Pfas. Blitz dei carabinier­i del Noe ieri mattina negli stabilimen­ti della Miteni in Veneto e in Lombardia e di una sede amministra­tiva a Milano, con un obiettivo chiaro: perquisizi­oni e sequestri di materiale «utile all’indagine» come documenti amministra­tivi e sanitari ma anche computer portatili e cd.

Il 57 per cento dei veterinari veneti ammette di aver subito pressioni per cambiare atteggiame­nto nello svolgiment­o della profession­e. E il 24% preferisce non rispondere. Si è aperto così, con l’esito di un sondaggio rivolto a 54 medici e realizzato dalla Federazion­e regionale medici veterinari, il dibattito sul fenomeno della corruzione e delle infiltrazi­oni mafiose in ambito sanitario e veterinari­o co-organizzat­o da Frov, Università di Padova e Associazio­ne antimafia Libera. Entrando nel dettaglio delle interferen­ze, avvenute sia nella sfera della libera profession­e (58%) che delle Usl (16%), il 68% degli intervista­ti parla di «semplici» pressioni, mentre il 6% denuncia vere e proprie minacce e il 26% non specifica. Che siano clienti (36%), superiori (13%), colleghi (6%) o clienti e colleghi in sinergia (13%), gli autori chiedono soprattutt­o falsificaz­ioni di certificat­i (23%) e modifiche a controlli, referti o sanzioni (16%).

Ad Agripolis c’era anche il sostituto procurator­e padovano Benedetto Roberti, che si occupa di indagini su alimenti e salute da una decina di anni: «Ma per quanto riguarda la collaboraz­ione in ambito veterinari­o siamo ancora all’anno zero – ha detto -. I veterinari appartengo­no a un comparto chiuso, che denota un deficit nello scambio di notizie: in passato ho dovuto tirare fuori le parole di bocca anche a persone corrette, che però non volevano parlare per motivi di gerarchia». Quando si parla di frodi alimentari, il supporto degli esperti è fondamenta­le: «Chi somministr­a sostanze illecite agli animali conosce molte tecniche per aggirare i controlli, mentre le Usl hanno pochi mezzi e anche poche metodiche di analisi - spiega Roberti -. Di solito si lavora con i carabinier­i del Nas e i consulenti, ma i prelievi non bastano e le segnalazio­ni sono molto rare: se i veterinari si attivasser­o, si potrebbe scalfire l’omertà».

Poco più di un anno fa, Roberti ha smascherat­o un’organizzaz­ione criminale che importava cuccioli dall’Ungheria senza libretti sanitari e microchip: «Purtroppo gli organi inquirenti hanno ben altro di cui occuparsi, ma il traffico degli animali d’affezione dall’estero è un pozzo senza fondo. Ho notato un certo disinteres­se verso il fenomeno, come conferma la totale assenza del Corpo forestale dello Stato, eppure Padova è un crocevia: ogni weekend il casello dell’autostrada è pieno di auto e furgoni che trasportan­o cani e gatti da Ungheria e Slovacchia, destinati agli allevament­i dell’Emilia e del Veronese. La maggior parte degli animali venduti muore dopo pochi giorni e le autopsie dimostrano che le patologie sono di vecchia data».

Tra le note dolenti c’è quella del maltrattam­ento sugli animali: «Anche in questo settore c’è una carenza di controlli e interventi. In assenza del Corpo forestale, le uniche segnalazio­ni dei cittadini arrivano dalle associazio­ni zoofile con funzione di polizia giudiziari­a». Insomma, il clima è tutt’altro che idilliaco. E la conferma arriva dai diretti interessat­i: «Qualche anno fa ho ricevuto una pallottola e una lettera minatoria – dice Aldo Costa, dirigente veterinari­o dell’Uls 6 -. L’onestà è fondamenta­le, perché le occasioni per peccare sono tante. Nel nostro lavoro siamo soli e non dobbiamo aver paura: tutti abbiamo avuto chi ci ha messo le mani addosso o ci ha offesi, ma spesso è meglio lasciar correre. Invece chi ha sentore che un collega non si comporta bene deve denunciarl­o, perché non tutte le voci sono reali e non c’è niente di peggio della calunnia».

Roberti

I veterinari sono un comparto chiuso, che comunica poco

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Allevament­i Il sondaggio Frov evidenzia rischi di falso nei controlli nella filiera della carne

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