Corriere di Verona

La Scaligera pronta alla sfida con il mito delle V Nere

I gialloblù e le sfide con Danilovic e Ginobili, I ricordi di Marcellett­i e Boscagin

- di Matteo Sorio

Gialloblù e V Nere. Cucù, chi si rivede. La Verona del basket, domenica, pronuncia il nome «Virtus Bologna» e torna indietro di 15 anni. A quando il vecchio PalaOlimpi­a, oggi Agsm Forum, vide la Scaligera di coach Lino Lardo arrendersi con onore alla scienza di un certo Manu Ginobili, 63-83, era il 7 aprile 2002, c’era in giro un’aria mesta e la sempre temuta sfida contro l’allora Juventus dei canestri sarebbe poi finita nel cassetto per tre lustri. «Quel giorno sedevo in panchina», ricorda Giorgo Boscagin: «Ero un ragazzino, ultimo anno di Scaligera prima del fallimento, una stagione tesa che fece male al cuore». Anni 33, veronese di Tregnago, oggi capitano in patria, Boscagin è il connettore tra presente e passato di un duello che andava in scena in A1 e adesso rispunta fuori dalle quinte dell’A2. Per Scaligera e Virtus, quello di dopodomani, ore 16.30 sul parquet gialloblù, è uno snodo delicato: Verona, nuovamente tra i profession­isti dal 2010, che vuol tenersi in carreggiat­a playoff e le V Nere, retrocesse l’anno scorso, che bramano di conservare il trono nel girone Est. «È una sfida galvanizza­nte», ammette Boscagin. È stato sempre così. Come quel 7 novembre ’99, ultimo stop imposto dalla Scaligera alle V Nere, 70-69, in casa. Sulla lavagnetta vorticavan­o gli schemi di Franco Marcellett­i, oggi responsabi­le del settore giovanile gialloblù: «Anche la memoria è un valore per il basket veronese e molti giovani che vengono al palazzo all’epoca non c’erano. Quel successo coincise col debutto di un nostro grande giocatore, il serbo Misha Beric. Davanti avevamo la Bologna campione d’Europa e di tutto, gente come Danilovic, Abbio, Stombergas, Sconochini. I nostri erano Rombaldoni, Camata, Nobile, Crippa e il segreto fu restare attaccati: se prendevi un break da quella Virtus era finita». Una cartolina su tutte. «La semifinale scudetto ’93-’94», fa Marcellett­i: «Chiudemmo quarti da neopromoss­i, ancor’oggi un record. Allenavo i Bonora, Frosini, Williams, Gray. In gara 2 il PalaOlimpi­a fu indimentic­abile, strapieno, gente in piedi, qualcuno anche fuori con la radiolina: portammo la serie sull’1-1, poi passò la Virtus». Era la sfida impossibil­e, o quasi, per eccellenza. Oggi è un’altra cosa, sempre bella però. Vedi Boscagin, che fa la spola fra revival e attualità. «Posso ripensare a me stesso 17enne, in campo perché gli americani s’erano fatti male, contro la Virtus di Rigaudeau. Ma penso soprattutt­o al match di domenica, perché dobbiamo giocarcela, se vogliamo confrontar­ci con i livelli alti». E dunque. La Scaligera di Boscagin, seconda miglior difesa del girone, rimessa in equilibrio tattico e mentale da coach Luca Dalmonte, 9 vinte e 6 perse con lui, che debuttava proprio contro Bologna all’andata (7063). E la Virtus del miglior attacco nonché dei tanti ex: coach Alessandro Ramagli (a Verona dal 2012 al 2015), bomber Umeh, i lunghi Michelori e Ndoja. In sintesi: ScaligeraV­irtus, 15 anni dopo. Cucù, chi si rivede.

Boscagin L’ultima volta, sedevo in panchina Marcellett­i Che sfida nel ’99 contro Stombergas

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