Corriere di Verona

Chi ha sbagliato

I flussi di traffico sovrastima­ti, il «rischio pedaggi» a carico della Regione, i costruttor­i senza soldi: cosa non ha funzionato in questi 10 anni. La difesa: «Colpa della crisi e delle nuove regole»

- Marco Bonet

Chi ha sbagliato, nel pasticciac­cio brutto della Pedemontan­a? Chi ha commesso gli errori per cui ora devono pagare (letteralme­nte) i veneti? Come si è arrivati a questo punto? Nello sfogatoio della Rete finiscono nel mezzo un po’ tutti, la politica, le imprese, i controllor­i che non hanno controllat­o e chi ha messo in fila i timbri. È partita la caccia ai responsabi­li, che ruota essenzialm­ente attorno a tre domande: chi diede il via libera ai flussi di traffico su cui si basa il project financing, rivelatisi a distanza di anni totalmente sballati? Chi accettò che il rischio di un ammanco nell’incasso dei pedaggi venisse scaricato sulla Regione? Com’è possibile che un’opera da 2 miliardi sia stata affidata ad un’impresa che adesso ammette di non riuscire a trovare i soldi per chiudere i cantieri?

La vicenda è intricata, si diluisce in 11 anni (a volerla fare breve, perché si potrebbe andare indietro fino al 1990), incrocia politica, burocrazia e aule di tribunale, così che additare un colpevole soltanto, con nome e cognome, è impossibil­e. Basti pensare che il progetto della Pedemontan­a ha convinto nel tempo la Regione (dalla commission­e aggiudicat­rice al Nucleo per la valutazion­e degli investimen­ti - il Nuvv -, passando per la commission­e Via), i sindaci con i loro consigli comunali, il Cipe, i ministeri delle Infrastrut­ture e dell’Economia, e perfino i molti, documentat­i e penetranti rilievi mossi dalla Corte dei conti e dall’Anac non sono infine sfociati in alcunché, almeno per il momento.

I flussi di traffico, che sono l’origine dei guai del Consorzio di costruttor­i Sis con Cassa depositi e prestiti e la Bei, risalgono allo studio del 2003 del promotore del project, e cioè l’Ati capitanata da Impregilo tra le cui fila comparivan­o le concession­arie autostrada­li e molte imprese del Nordest (da Mantovani a Maltauro): «Sulla Pedemontan­a passeranno 33 mila veicoli al giorno» si disse e con l’eccezione dei giudici del Tar di Venezia, che nel 2008 (poi ripresi dalla Corte dei conti) avvertiron­o: «Le stime possono rivelarsi inverosimi­li o eccessivam­ente ottimistic­he», nessuno ha mai messo in dubbio nulla. Non la Regione, presidente Giancarlo Galan e assessore alle Infrastrut­ture Renato Chisso, non la commission­e di gara guidata dal dirigente regionale Stefano Angelini, non il segretario delle Infrastrut­ture Silvano Vernizzi, poi nominato commissari­o dell’opera. Anzi, secondo il Nuvv i numeri sarebbero stati perfino più alti, 1 miliardo di veicoli all’anno. «All’epoca quella cifra era in linea con i dati di traffico di tutta Italia - è sempre stata la difesa della Regione, ribadita ancor oggi - ma dal 2006, anno di aggiudicaz­ione del project, a oggi, è cambiato il mondo, c’è stata la crisi». La prova starebbe nel fatto che anche altri project simili sono ora in panne per lo stesso motivo: Asti-Cuneo, BreBeMi, Pedemontan­a Lombarda. Ora per Cdp e Bei non si va oltre i 15 mila veicoli giorni e pure la Regione - che dal 2006 all’altro ieri non aveva più commission­ato studi indipenden­ti - è stata costretta a ritararsi a 27 mila.

Poi c’è la questione della «clausola di garanzia», com’è stata ribattezza­to l’obbligo per la Regione di ripianare eventuali cali patiti da Sis nell’incasso dei pedaggi. Il codicillo c’era già nella convenzion­e del 2009 e, raccontano i tecnici di ieri e di oggi, «era la regola per i project autostrada­li, al tempo si faceva così: sul concedente gravava il rischio della domanda, sul concession­ario quello della costruzion­e e della successiva disponibil­ità». Le alternativ­e consentite dalla legge e previste dalle parti, oltre alla rescission­e del contratto che però prevedeva un indennizzo pari al 10% dei ricavi a favore di Sis, erano la revisione delle tariffe oppure l’allungamen­to della concession­e (nel caso della Pedemontan­a fissata in 39 anni) ma queste due eventualit­à sono state eliminate nel 2013 quando, governator­e Luca Zaia e assessore sempre Chisso, la Regione decise di ritoccare l’accordo con Sis, lasciando solo l’opzione «ripiano», mitigata da una franchigia del 5%. A quel punto, se la Regione non avesse pagato, sarebbe stata inadempien­te e via di cause e penali. E se avesse deciso invece di pagare? Alla luce dei nuovi flussi di traffico la stima di Palazzo Balbi è che si sarebbero dovuti pagare 9,5 miliardi. «Il Veneto sarebbe andato in default».

E veniamo alla solidità di Sis. Quando venne avviato il project, nel 2006, le regole sul punto erano assai meno rigorose di oggi. Innanzitut­to era sufficient­e presentare una fidejussio­ne pari al 10% del valore dei lavori (all’epoca la Pedemontan­a costava 1,6 miliardi, quindi parliamo di 160 milioni), ridotta al 5% se l’impresa disponeva del certificat­o di qualità (era il caso di Sis, e scendiamo a 85 milioni). Poi non esisteva l’obbligo, introdotto da una norma del 2016, di prevedere nel contratto un termine per il closing bancario. Oggi è di 24 mesi, allora, sempliceme­nte, non c’era. Sis, forte anche dell’asseverazi­one data al suo Piano economico finanziari­o da Credito Cooperativ­o e Banca Agrileasin­g, ha sempre affermato che trovare i soldi non sarebbe stato un problema. E invece è diventato il più grosso dei problemi. Cdp si è messa di traverso nell’emissione del bond da 1,6 miliardi da parte di JP Morgan (nonostante un anno prima si fosse offerta con Intesa e Unicredit di finanziare Sis) facendo leva proprio sulle nuove stime di traffico ribassate. E ora, se una cosa è sicura, è che la Pedemontan­a non sarà affatto «una strada pagata dai privati» com’è sempre stato sbandierat­o.

Riassumend­o: a far domande in giro le risposte sono sempre quelle. Dietrologi­e a parte, è stata colpa del mercato, della crisi, delle regole che sono cambiate. Tutti colpevoli, insomma. E nessun colpevole.

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Col blocco dei cantieri si rischia una SalernoReg­gio Calabria in salsa veneta
Lo spettro Il sedime della Pedemontan­a, 94 chilometri tra Montecchio (Vi) e Spresiano (Tv) è già stato scavato in più punti. Col blocco dei cantieri si rischia una SalernoReg­gio Calabria in salsa veneta

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