Caporalato, sfruttavano clandestini: 5 arresti La Finanza scopre un giro di coop con appalti in provincia e in Romagna
(e.p.) Stipendi da fame, nel senso più tragico dell’espressione. E condizioni di vita disumane: stipati in due appartamenti di Cesena, tra escrementi e immondizia.
È uno scenario desolante quello portato alla luce dalla maxi indagine della guardia di finanza di Forlì-Cesena che ha smascherato un sistema di caporalato radicato tra la Romagna e il Veronese. Perché se è vero che i braccianti sfruttati sono stati trovati tutti nella zona compresa tra Cesena e Ravenna, è altrettanto vero che il «sistema» era stato messo a punto nelle sedi legali delle tre cooperative finite nel mirino delle Fiamme Gialle. Tutte e tre registrate nella zona del Sanbonifacese e già attenzionate nell’estate scorsa dagli uomini della compagnia di Soave che sospettavano un’importante evasione fiscale.
Su richiesta del pm Sara Posa, il gip del tribunale di Forlì Giorgio Di Giorgio ha firmato cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti marocchini accusati di aver messo in piedi «un’associazione criminale dedita al reclutamento e allo sfruttamento di cittadini extracomunitari, privi di regolare contratto di lavoro e – in alcuni casi – del permesso di soggiorno che venivano impiegati presso aziende agricole del Forlivese, del Ravennate e del Veronese».
In carcere, a Montorio, sono finiti due fratelli trovati tra Arcole e Monteforte. Il terzo fratello, insieme ad altri due complici, sono invece in carcere in Romagna. «Attraverso il paravento delle società cooperative, gli indagati ottenevano lavori in appalto da numerose aziende agricole per le quali svolgevano lavoro di facchinaggio – spiega una nota della Finanza -. Più in particolare, procedevano a ingabbiare animali (soprattutto pulcini, ndr) per la successiva vendita». Ed è stato accertato che proprio in tali fasi, i pulcini subivano maltrattamenti perché maneggiati da mani inesperte. Nel corso delle indagini avviate a settembre, sono stati individuati 10 lavoratori clandestini (tunisini e marocchini) e 38 privi di qualsiasi contratto di lavoro. In molti casi non percepivano nemmeno regolarmente lo stipendio e non potevano comprare nemmeno del pane per sfamarsi. Gli investigatori hanno appurato che le cooperative avevano piazzato lavoratori anche in aziende veronesi ma finora non sono stati riscontrati fenomeni di sfruttamento. Intanto il parlamentare del Pd Vicenzo D’Arienzo presenterà un’interrogazione parlamentare sulla vicenda.