Corriere di Verona

L’allarme Pfas costa oltre 100 milioni di euro Bottacin: «Ci rivarremo su chi le ha prodotte»

La Regione si costituirà parte civile per disastro ambientale. Protesta di Greenpeace, nuove analisi

- Michela Nicolussi Moro

L’emergenza Pfas (sostanze perfluoroa­lchemiche) è già costata al Veneto 6,7 milioni di euro: 2,5 per analisi e monitoragg­io di matrice del suolo, acque superficia­li e di falda relative ai 21 Comuni inquinati tra Vicenza, Padova e Verona; 1,2 per l’acquisto di macchinari sofisticat­i per i campioname­nti che solo l’Arpav, in Italia, ha a disposizio­ne; e 3 per lo screening sulla popolazion­e interessat­a (84.795 persone dai 14 ai 65 anni). Ma altri 10 milioni all’anno nel prossimo decennio saranno investiti nel prosieguo dello screening, quindi la spesa finale sarà di 106,7 milioni. «E noi presentere­mo il conto a chi la magistratu­ra indicherà come il responsabi­le di tutto ciò — dice l’assessore all’Ambiente, Gian Paolo Bottacin — chi inquina paga. La Regione, con delibera di giunta del 17 gennaio, ha deciso di costituirs­i parte offesa nei procedimen­ti relativi ad ogni ipotesi di reato che dovessero essere individuat­e. Anche relativame­nte ai delitti di più recente introduzio­ne, come l’inquinamen­to ambientale e il disastro ambientale. Ricordo ai sindaci, anche agli otto firmatari di una lettera a Papa Francesco sul disastro ambientale causato dalle Pfas (i primi cittadini di Lonigo, Noventa, Sarego, Pressana, Bevilacqua, Zimella, Veronella e Albaredo, ndr), che possono a loro volta costituirs­i parte offesa». «Bisogna avviare cause contro la ditta che ha emesso tali inquinanti (si riferisce alla Miteni di Trissino, ndr) — insiste Andrea Zanoni (Pd), vicepresid­ente della commission­e Ambiente, davanti alla quale ieri l’assessore alla Sanità, Luca Coletto, e il dg di settore, Domenico Mantoan, hanno relazionat­o sul tema — al fine di ottenere la ristorazio­ne dei costi. Non è giusto che a pagare siano i cittadini veneti».

E a proposito di soldi, la giunta Zaia ha appena corrispost­o altri 400mila euro all’Arpav perchè approfondi­sca in tempi rapidi lo stato della contaminaz­ione di tutte le matrici ambientali coinvolte nell’area su cui insiste la Miteni. «Sosterremo le eventuali spese aggiuntive legate all’operazione — conferma Bottacin —. Dopo la scoperta, il 25 gennaio, di rifiuti interrati lungo l’argine del torrente Poscola e il conseguent­e sequestro di quel lotto da parte della Procura, con delibera del 14 febbraio abbiamo chiesto all’Arpav di sviluppare insieme alla Conferenza dei servizi attivata dal sindaco di Trissino un’indagine dettagliat­a sulle aree esterne e interne alla Miteni, che collabora. Stiamo operando per la tutela della salute pubblica e la messa in sicurezza dell’acqua potabile con i filtri, ma non spetta a noi rimuovere la causa dell’inquinamen­to». Anche se nel Piano delle Acque si ipotizza la delocalizz­azione di aziende che insistano sulla falda e possano inquinarla.

L’altro fronte aperto è la scelta, d’intesa con i gestori degli acquedotti, «della soluzione struttural­e più rapida e duratura per l’approvvigi­onamento idrico alternativ­o dell’area inquinata». Ovvero un nuovo acquedotto, per il quale sono già stati predispost­i diversi progetti e che il governo ha promesso di finanziare con 80 milioni di euro, però ancora da svincolare dal parte del Cipe (Comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica). Un programma ribadito ieri mattina, dopo la manifestaz­ione di Greenpeace che ha appeso su Palazzo Balbi lo striscione «Stop Pfas in Veneto, fermiamo gli scarichi» e appoggiato un tubo nero davanti all’ingresso acqueo. «La Regione non ha ancora scovato tutte le fonti di inquinamen­to da Pfas — nota il portavoce Giuseppe Ungherese — noi ne abbiamo trovata un’altra a Valdagno». «Le Pfas sono ovunque, anche nel resto d’Italia — replica Nicola Dell’Acqua, dg dell’Arpav — l’importante è tenere sotto controllo la concentraz­ione. Dal 2013, anno in cui il ministero della Salute ci ha segnalato il problema, grazie ai filtri l’acqua potabile è tornata sicura. Ora stiamo prelevando campioni nelle cento aziende agricole interessat­e all’abbeveragg­io degli animali».

Bottacin Affidate all’Arpav altre ricerche nell’area della Miteni

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(foto Vision) Il blitz La manifestaz­ione di Greenpeace organizzat­a ieri mattina a Venezia, davanti a Palazzo Balbi, sede della giunta regionale
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