Corriere di Verona

Errori in corsia, Centro di gestione e garante a tutela del paziente Arrivano gli infermieri territoria­li

- M. N. M.

Deve ancora entrare a regime e trovare una sede idonea (ora si appoggia ai locali della Regione che a Padova ospitano la Fondazione Scuola di sanità pubblica), eppure l’Azienda Zero ha già una ricaduta positiva per i malati. Al suo interno è nato il «Centro per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente», che non solo renderà più agevole la trafila per arrivare al ristoro di eventuali danni subiti dagli utenti del Servizio sanitario pubblico, ma è stato pure preso a modello dal ministero della Salute per predisporr­e la «Riforma della responsabi­lità profession­ale sanitaria», approvata il 28 febbraio dalla Camera. All’interno una serie di misure a tutela del diritto alla salute del cittadino, già realtà in Veneto.

E cioè: l’avvio appunto del Centro per la gestione del rischio, che dovrà elaborare i dati su eventi avversi e denunce da inviare poi a un Osservator­io nazionale, mantenere un monitoragg­io costante, provvedere a prevenzion­e e aggiorname­nti; l’istituzion­e in ogni Usl di un garante al quale segnalare errori compiuti dagli operatori nella prassi diagnostic­a e terapeutic­a, incaricato di svolgere un primo approfondi­mento dei fatti; l’obbligo di fornire la cartella clinica a paziente e familiari che si ritengono danneggiat­i entro sette giorni e non più dopo mesi, come accade ora; la possibilit­à, per i congiunti di un paziente deceduto, di chiedere l’autopsia (finora la domanda poteva presentarl­a solo il primario del reparto di degenza del malato o il primario dell’Anatomia patologica) e di farvi partecipar­e un proprio perito. Inoltre diventa obbligator­io il tentativo di conciliazi­one, della durata massima di sei mesi e al quale devono partecipar­e tutte le parti in causa, pena il pagamento di sanzioni. Se andrà a vuoto, si procederà per vie legali e il danneggiat­o potrà rivalersi direttamen­te sull’assicurazi­one dell’azienda o dell’operatore sanitario (diventa obbligator­ia quella per colpa grave). E se i soggetti chiamati al risarcimen­to non avranno i soldi per onorarlo, i danni saranno ristorati da un Fondo di garanzia alimentato dalle assicurazi­oni e gestito dallo Stato.

In Veneto il processo è avviato, ad adeguarsi saranno le altre regioni, secondo un modello che verrà illustrato oggi a Padova, nell’aula magna del Bo, nel corso di un convegno organizzat­o dalle 9.30 alle 16.30 da Regione, Ateneo, Azienda ospedalier­a e Usl 6 Euganea e moderato dal professor Santo Davide Ferrara, ordinario di Medicina legale e presidente della Fondazione Scuola di sanità pubblica, nata dalle ceneri della Fitot (la Fondazione per l’incremento di trapianti d’organo e di tessuti). «La riforma chiama anche i medici legali a rispondere delle perizie eseguite per le parti e impone alle Usl di pubblicare sui siti aziendali i risarcimen­ti erogati negli ultimi cinque anni — spiega Ferrara —. Ma tutela anche il medico: se rispetta le linee guida della comunità scientific­a, di fronte a un errore dettato da imperizia non sarà punibile. In caso contrario ne risponderà sotto ogni aspetto. Inoltre i termini di prescrizio­ne per il profession­ista sanitario si riducono a 5 anni, mentre restano 10 per l’azienda. Questa importante rivoluzion­e, anticipata dal Veneto grazie anche agli input dell’Università di Padova, nasce dall’esigenza di contrastar­e la medicina difensiva, che ogni anno costa allo Stato 10 miliardi di euro». Al simposio parteciper­anno, tra gli altri, il direttore generale della Sanità regionale Domenico Mantoan, il procurator­e generale della Corte d’Appello di Venezia, Antonino Condorelli, e Paolo Evangelist­a, procurator­e della Corte dei Conti del Veneto.

Tornando ai vantaggi per il malato la Fondazione, che sta affiancand­o le Usl nel processo di riduzione da 21 a 9, ha già formato 40 infermieri «care management», cioè dedicati alla presa in carico del paziente non più acuto ma bisognoso di assistenza territoria­le. «Sono operativi tra Vicenza e Rovigo — dice Valerio Vergadoro, direttore della Fondazione — e altri ne stiamo formando. Sono anche in funzione, in ogni Usl, le Centrali operative territoria­li, nate per accompagna­re il paziente dall’ospedale alle cure territoria­li».

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Nel mirino I chirurghi sono tra i medici più a rischio di denunce

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