Un anno e settanta milioni di euro per scavare il canale e allargare il bacino
Bisognerà scavare, non c’è altra soluzione, ma è stato scelto il «male minore». Non servirà infatti fare un nuovo canale, basterà portare alla giusta profondità quello che c’è già: il Vittorio Emanuele. Beninteso, anche questo non è un canale naturale ma artificiale, creato dall’uomo nel 1925 per consentire alle navi di raggiungere direttamente Porto Marghera entrando in laguna dalla bocca di porto del Lido. Ieri come oggi, allora ci pensò il conte Giuseppe Volpi di Misurata, ora il sindaco Luigi Brugnaro che l’aveva proposto negli anni in cui guidava Confindustria Venezia come soluzioni al passaggio delle navi davanti a San Marco. In realtà ci aveva pensato anche Paolo Costa nel 2004, quando era sindaco di Venezia, poi alcuni ingegneri idraulici avevano ipotizzato ripercussioni sulla laguna, facendo virare il professore negli anni seguenti sul canale Contorta-Sant’Angelo prima e sul Tresse poi.
Adesso il Vittorio Emanuele sembra essere l’uovo di colombo, tanto che sindaco e ministro alle Infrastrutture Delrio hanno trovato l’intesa sull’alternativa a San Marco.
Le crociere entreranno dalla bocca di porto di Malamocco (anziché dal Lido), solcheranno il canale dei Petroli, costeggeranno le fabbriche di Porto Marghera e svolteranno sul Vittorio Emanuele procedendo parallelamente al ponte della Libertà. Due i problemi sul tavolo: il bacino di evoluzione che forse non è ancora sufficiente per far girare le navi e il dragaggio del canale. Poco male, voci di palazzo dicono che per la primavera prossima alla riapertura della stagione crocieristica il nuovo passaggio potrebbe essere già pronto. Anche perché al ministero delle Infrastrutture sembra stiano correndo per presentare entro il mese di aprile la soluzione.
Il sindaco infatti vorrebbe mostrare all’Unesco già a maggio la via alternativa a San Marco dimostrando che Ca’ Farsetti ha a cuore il bene della città, disinnescando la polemica che si era aperta nei mesi scorsi con l’organizzazione dell’Onu. Il bacino di evoluzione oggi non supererebbe i 350 metri, troppo pochi per farci passare le crociere, bisognerà scavare una cinquantina di metri fino ad arrivare a 400. Stessa cosa per il canale Vittorio Emanuele: venne costruito con una larghezza di 50 metri e una profondità di undici, adesso arriva al massimo a sei e mezzo, dovrà essere portato a dieci.
Capitolo costi: i lavori non dovrebbero superare i 70-80 milioni di euro, praticamente la metà di quanto era previsto per lo scavo delle Tresse. Difficile che li possa mettere lo Stato, più probabile invece che ne se faccia carico chi dell’operazione ne trarrà beneficio, ossia le compagnie crocieristiche. Il percorso per l’arrivo alla Marittima sarà più lungo di quanto è oggi, inevitabilmente i costi per arrivare a Venezia saranno maggiori, anche fosse solo per i rimorchiatori che accompagnano le navi al terminal o alla bocca di porto.
Un piccolo contributo a passeggero dovrebbe mettere d’accordo tutti, in cambio di quella sicurezza che finora non c’è stata: arrivare a Venezia con qualsiasi nave. Sempre. Marghera è la fase2.