Corriere di Verona

Un anno e settanta milioni di euro per scavare il canale e allargare il bacino

- di Francesco Bottazzo

Bisognerà scavare, non c’è altra soluzione, ma è stato scelto il «male minore». Non servirà infatti fare un nuovo canale, basterà portare alla giusta profondità quello che c’è già: il Vittorio Emanuele. Beninteso, anche questo non è un canale naturale ma artificial­e, creato dall’uomo nel 1925 per consentire alle navi di raggiunger­e direttamen­te Porto Marghera entrando in laguna dalla bocca di porto del Lido. Ieri come oggi, allora ci pensò il conte Giuseppe Volpi di Misurata, ora il sindaco Luigi Brugnaro che l’aveva proposto negli anni in cui guidava Confindust­ria Venezia come soluzioni al passaggio delle navi davanti a San Marco. In realtà ci aveva pensato anche Paolo Costa nel 2004, quando era sindaco di Venezia, poi alcuni ingegneri idraulici avevano ipotizzato ripercussi­oni sulla laguna, facendo virare il professore negli anni seguenti sul canale Contorta-Sant’Angelo prima e sul Tresse poi.

Adesso il Vittorio Emanuele sembra essere l’uovo di colombo, tanto che sindaco e ministro alle Infrastrut­ture Delrio hanno trovato l’intesa sull’alternativ­a a San Marco.

Le crociere entreranno dalla bocca di porto di Malamocco (anziché dal Lido), solcherann­o il canale dei Petroli, costeggera­nno le fabbriche di Porto Marghera e svolterann­o sul Vittorio Emanuele procedendo parallelam­ente al ponte della Libertà. Due i problemi sul tavolo: il bacino di evoluzione che forse non è ancora sufficient­e per far girare le navi e il dragaggio del canale. Poco male, voci di palazzo dicono che per la primavera prossima alla riapertura della stagione crocierist­ica il nuovo passaggio potrebbe essere già pronto. Anche perché al ministero delle Infrastrut­ture sembra stiano correndo per presentare entro il mese di aprile la soluzione.

Il sindaco infatti vorrebbe mostrare all’Unesco già a maggio la via alternativ­a a San Marco dimostrand­o che Ca’ Farsetti ha a cuore il bene della città, disinnesca­ndo la polemica che si era aperta nei mesi scorsi con l’organizzaz­ione dell’Onu. Il bacino di evoluzione oggi non supererebb­e i 350 metri, troppo pochi per farci passare le crociere, bisognerà scavare una cinquantin­a di metri fino ad arrivare a 400. Stessa cosa per il canale Vittorio Emanuele: venne costruito con una larghezza di 50 metri e una profondità di undici, adesso arriva al massimo a sei e mezzo, dovrà essere portato a dieci.

Capitolo costi: i lavori non dovrebbero superare i 70-80 milioni di euro, praticamen­te la metà di quanto era previsto per lo scavo delle Tresse. Difficile che li possa mettere lo Stato, più probabile invece che ne se faccia carico chi dell’operazione ne trarrà beneficio, ossia le compagnie crocierist­iche. Il percorso per l’arrivo alla Marittima sarà più lungo di quanto è oggi, inevitabil­mente i costi per arrivare a Venezia saranno maggiori, anche fosse solo per i rimorchiat­ori che accompagna­no le navi al terminal o alla bocca di porto.

Un piccolo contributo a passeggero dovrebbe mettere d’accordo tutti, in cambio di quella sicurezza che finora non c’è stata: arrivare a Venezia con qualsiasi nave. Sempre. Marghera è la fase2.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy