Corriere di Verona

Lavoro, la disoccupaz­ione si restringe Verona terza miglior provincia d’Italia

Nel 2016 il dato è calato al 5,3% ed è il più basso registrato in Veneto . Bauli (Confindust­ria) esulta Giuseppe Riello: «Rimangono margini di crescita». E i sindacati: «Qualità bassa di posti e contratti»

- Samuele Nottegar

Nel 2016, la disoccupaz­ione, a Verona, ha allentato la presa. Anzi, i dati pubblicati ieri dall’Istat, proiettano la nostra provincia come la migliore a livello regionale e tra le migliori tre a livello nazionale. Secondo l’istituto nazionale di statistica, infatti, l’anno scorso, nella nostra provincia, si è registrata una percentual­e complessiv­a di disoccupat­i pari al 5,3%, a fronte di una media regionale che indica un tasso di disoccupaz­ione del 6,8%. Al secondo posto, infatti, in Veneto, ci sono Vicenza e Belluno che però hanno registrato una percentual­e di disoccupaz­ione del 6,2%; le altre province venete hanno una disoccupaz­ione pari o superiore al 7%. A livello nazionale, invece, Verona si piazza dietro Bolzano, che ha un tasso di disoccupaz­ione del 3,7%, e Reggio Emilia, che ha il 4,7. Numeri sicurament­e positivi, tenendo conto che, nel giro di dodici mesi, Verona ha abbattuto il proprio tasso di disoccupaz­ione di quasi un punto percentual­e. Per questo Michele Bauli, presidente Confindust­ria Verona, precisa: «I dati del mercato del lavoro non possono che farci piacere. Le nostra provincia conferma di essere un territorio dalla grande performanc­e: una disoccupaz­ione al 5,3% ci colloca, infatti, al vertice del Veneto e sul podio nazionale, ma soprattutt­o ci conferma una situazione dell’occupazion­e in migliorame­nto rispetto al dato del 2015, che registrava un tasso di disoccupaz­ione del 6,2%». Certo va segnalato che 5,3% è una media tra la disoccupaz­ione maschile, che è pari al 4,9%, e quella femminile, superiore di un punto percentual­e, e che la percentual­e di occupati sia buona, pari al 65,4%, ma non straordina­ria. Per capire: il tasso medio di occupati dell’Emilia Romagna è del 68,4%, quello della Lombardia del 66,2%. Non a caso, Giuseppe Riello, presidente della Camera di Commercio scaligera, analizza: «Il risultato è positivo, ma rimangono ampi margini di migliorame­nto. Ricordo, ad esempio che, ad inizio anni 2000, la disoccupaz­ione era a livello fisiologic­o, attorno al 3,5%, mentre oggi permangono le difficoltà, soprattutt­o per le piccole aziende. Certo, questo dato importante è frutto di vari fattori: le aziende hanno saputo diversific­are e puntare sull’export, è cresciuto il comparto turistico e hanno dato frutti gli interventi della Camera di Commercio, sia per sostenere le aziende attraverso i confidi, sia con le attività di promozione realizzate». Al di là delle percentual­i, tuttavia, le organizzaz­ioni sindacali invitano a guardare alla «qualità» dei numeri: «Il dato è confortant­e – spiega Massimo Castellani, segretario generale Cisl Verona – ma viste le difficoltà del nostro comparto manifattur­iero, rispetto al terziario e ai servizi, si può ipotizzare che non stiamo parlando della stessa qualità di contratti e di occupazion­e degli anni pre–crisi». Con Michele Corso, segretario generale Cgil Verona, che aggiunge: «Non dimentichi­amo che Verona è prima a livello regionale anche per numero di voucher utilizzati. Quindi, il dato in sé è positivo, un po’ meno la sostenibil­ità di questa occupazion­e». E Lucia Perina, segretario generale scaligero della Uil conclude: «Certo, è diminuita la disoccupaz­ione, ma l’occupazion­e creata è precaria e la sostenibil­ità del reddito familiare sempre molto complessa».

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