Tre forze, due tavoli nessun accordo Il centrodestra a rischio implosione
Nel centrodestra c’è chi invidia, di questi tempi, i colleghi del Pd che, se non altro, hanno un metodo codificato come le primarie per fare una scelta definitiva - qualunque essa sia - sul candidato sindaco. E invece in quella che sulla carta è la coalizione maggioritaria a Verona lo stallo è conclamato. E si fa presto a capire perché: ci sono tre soggetti politici - Lega Nord, Forza Italia, e un cartello formato da associazioni (Battiti, Verona Domani) e piccoli partiti (tra cui Fratelli d’Italia) - e due diversi tavoli di confronto, uno locale e uno nazionale. L’ipotesi La Lega vedrebbe bene un ticket tra Paolo Tosato ( in alto) e Federico Sboarina
Ogni giorno che passa, si fa sempre più strada l’ipotesi che a prendere la decisione dovrà essere il tavolo nazionale, visto che a livello locale l’accordo è lontano. Ma c’è sempre il rischio che quella eventuale decisione venga percepita come «calata dall’alto», e quindi mal digerita. D’altra parte, i precedenti negativi in tal senso abbondano, anche a Verona.
Sul piano locale, si parte da una bozza di accordo tra Forza Italia e Lega Nord. I forzisti si sarebbero detti disposti a cedere al Carroccio il candidato sindaco (individuato nel senatore Paolo Tosato) in cambio di posti pesanti, nella futura giunta e negli enti. Ma, sul piano nazionale, Forza Italia non vuole che tocchi alla Lega anche il candidato sindaco di Verona, dopo che già ha espresso quello degli altri due capoluoghi veneti al voto, Padova e Belluno.
La ricerca di candidati di sintesi non leghisti si è, per adesso, rivelata infruttuosa. Per una ragione o per l’altra, l’imprenditore Massimo Ferro (sponsorizzato da Forza Italia) e Stefano Bertacco (senatore eletto con Forza Italia, ma membro di Battiti e gradito anche a Giorgia Meloni) non sembrano destinati a sfondare il muro dei veti incrociati. D’altra parte, il plenipotenziario leghista Lorenzo Fontana punta da mesi su un’altra ipotesi: quella di un ticket tra lo stesso Tosato e il leader di Battiti, Federico Sboarina, uno nel ruolo di sindaco, l’altro in quello di vice (o il contrario). E se dovesse cadere l’ipotesi di Ferro, Forza Italia non potrebbe che tornare al suo candidato originario, Alberto Giorgetti, messo in campo ormai più di un anno da Silvio Berlusconi in persona.
E così, riunione dopo riunione tra Verona, Padova e Roma, tra indiscrezioni di patti, accordi e svolte imminenti che sembrano non arrivare mai, il centrodestra appare sempre più a rischio implosione. Uno scenario che nessuno dichiara di voler vedere materializzato perché, per conquistare il ballottaggio, serve l’apporto di tutti. Ma non sempre in politica prevale la razionalità.