Corriere di Verona

«La Armando non voleva la figlia Cristina a casa»

Delitto Montanaro, parla la parrucchie­ra della vittima: «Cambiò persino la serratura»

- La. Ted.

VERONA Non sarebbe corso esattament­e «buon sangue» tra la l’infermiera Maria Armando Montanaro, che aveva 42 anni quando venne massacrata in casa a Praissola di San Bonifacio il 23 febbraio 1994, e sua figlia Cristina che ora, 23 anni dopo quell’omicidio crudele, ne deve rispondere al banco degli imputati davanti alla Corte d’assise presieduta dal giudice Marzio Bruno Guidorizzi insieme alla sorella Katia Montanaro, all’amica Marika Cozzula e all’ex fidanzato della stessa Cristina, Salvador Versaci, all’epoca poco più che maggiorenn­i.

Un «cold case» su cui è in corso per tutti e 4 gli imputati il processo di primo grado e che ieri, in aula, ha visto andare in scena un’udienza dedicata ai testimoni citati proprio a deporre dalla difesa di Cristina. In aula, ha lasciato il segno soprattutt­o la deposizion­e della parrucchie­ra della vittima: la donna, che aveva prestato denaro all’infermiera uccisa che all’epoca versava in difficoltà economiche per il mutuo sulla casa, ha rivelato che la vittima pur di non riavere in casa la figlia Cristina, che aveva lasciato San Bonifacio alla volta di Milano insieme a Versaci, aveva persino fatto cambiare la serratura dell’abitazione. Non solo: è vero che la Armando aveva intestato la casa alle figlie, ma è anche vero - ha aggiunto la parrucchie­ra durante l’udienza - che la Armando voleva liquidare Cristina in denaro purché non rientrasse nell’abitazione. Come dire che, tra le due, i rapporti non erano proprio idilliaci. Ma Cristina non ci sta: «Io ero a Milano con Versaci, eravamo punk, vivevamo di colletta per la strada ma avevo buoni rapporti con la mamma seppure a distanza, ci scrivevamo lettere e le conservo ancora. Del delitto ho saputo solo il 3 marzo e mi sono precipitat­a a casa. Ero sotto choc, a me non interessav­ano i soldi, io vivevo alla giornata. Alla sua morte però volevo vendere la casa, perché c’era un mutuo da sostenere - aveva detto a una delle ultime udienze - Sospetti? Continuo ad averne sul compagno Alessio Biasin, a me lui non è mai piaciuto...». Ieri, la difesa di Cristina ha fatto deporre anche ulteriori testimoni circa la relazione «turbolenta» tra la Armando e lo stesso Biasin (venuto poi a mancare in un incidente stradale): uno di loro ha addirittur­a fatto riferiment­o a un misterioso «rito di purificazi­one» in acqua a cui l’uomo avrebbe costretto l’infermiera a sottoporsi. L’ennesimo di una lunga catena di misteri.

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Imputata A 23 anni dalla morte della madre Maria Armando Montanaro, la figlia Cristina (nella foto) deve rispondere del suo omicidio in aula

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