Corriere di Verona

Scontro sulla protezione negata alla vittima Lui ha lanciato l’auto contro il tir per uccidere anche la moglie, il giudice disse no all’allontanam­ento E ora dice: «Non ce n’erano i presuppost­i». Ma l’uomo aveva minacciato con il coltello pure i suoceri

- Benedetta Centin Alessandro Macciò

VICENZA I segnali premonitor­i c’erano: le denunce, le scenate e le minacce ad alta voce che tutti sentivano, i sequestri di coltelli, le aggression­i ai vicini di casa. Allora perché non si è fatto nulla per evitare la morte annunciata di Vanna Meggiolaro, la 50enne di Gambellara rimasta uccisa martedì nello schianto dell’auto lanciata a tutta velocità dal marito Antonio Facchin, 54, contro un tir? Da anni lei denunciava i soprusi dell’uomo, eppure il gip di Vicenza, Massimo Gerace, il 15 marzo 2016 ha rigettato la richiesta dell’allontanam­ento di Facchin dalla moglie e dalla figlia Sara, 24 anni, presentata dal pm Alessia La Placa. Come mai? «C’è stata poca perspicaci­a — dice Antonino Cappelleri, procurator­e capo — il pm invece ha fatto quello che doveva». «Non ricordo il caso specifico — ribatte Gerace — evidenteme­nte se non ho accolto la richiesta della Procura, non ve n’erano i presuppost­i». «Vanna c’era rimasta molto male», rivela l’avvocato di lei, Vanna Vigolo. L’atteggiame­nto di Facchin era noto a tutti, anche ai carabinier­i: alla moglie ripeteva: «Te la farò pagare tutta la vita, fino a che morte non ci separi». Il 24 ottobre 2012 aveva minacciato con un coltello i suoceri, vicini di casa, con i quali non correva buon sangue. «Vi scanno tutti», aveva gridato a Graziano Meggiolaro e a Bianca Lovato.

Per quell’episodio nel dicembre 2014 aveva patteggiat­o 4 mesi e 20 giorni di reclusione per minacce gravi, pena sospesa con la condiziona­le. E poi c’è l’accusa di lesioni personali che nel 2012 gli era costata una condanna a 7500 euro di multa, sempre con la sospension­e condiziona­le della pena (sentenza divenuta definitiva nel 2016). «Quando ero procurator­e di primo grado mi sono occupato di queste tematiche per anni — rivela Antonino Condorelli, oggi procurator­e generale della Corte d’Appello di Venezia — posso dire che con l’andare del tempo l’atteggiame­nto degli organi giudicanti, cioè i Tribunali del Riesame e poi i gip che si vedono annullati i loro provvedime­nti e si adeguano, è stato sempre più indirizzat­o a un atteggiame­nto meno favorevole alle misure cautelari, anche a quelle meno incisive. E’ una tendenza generale che riguarda non solo il

Antonino Condorelli Toghe sempre meno favorevoli alle misure cautelari, trend di scarsa tutela sociale. Serve un bell’esame di coscienza

Roberto Terzo (Anm) Ci sono state valutazion­i diverse tra gip e pm, che però avrebbe potuto presentare appello al Tribunale del Riesame

Antonino Cappelleri C’è stata poca perspicaci­a da parte del giudice per le indagini preliminar­i. Il pubblico ministero ha fatto ciò che doveva

reato di atti persecutor­i, anche se nella fattispeci­e è particolar­mente disastrosa. La magistratu­ra ha la tendenza a recepire questi messaggi legati a continui interventi normativi che riducono, limano, escludono, contengono e si pongono in direzione non favorevole alle misure cautelari. Su stalking e femminicid­io c’è una corrente d’opinione importante — aggiunge Condorelli — ma il tema sconta la contraddiz­ione col tema repressivo, in Italia visto con sospetto. I fatti di Vicenza sono l’ennesima conferma di un trend non positivo di scarsa tutela sociale: serve un bell’esame di coscienza generale, magistratu­ra compresa, ma non solo».

Più prudente la posizione dell’Associazio­ne nazionale magistrati Veneto. Dice il presidente Roberto Terzo: «C’è stata una diversa valutazion­e da parte di gip e pm, ma quest’ultimo poteva appellarsi al Tribunale del Riesame. Non bisogna interpreta­re questo terribile evento come il fallimento di un sistema di contrasto ai reati familiari che invece funziona, anche grazie allo strumento dell’allontanam­ento, concesso spesso e rapidament­e. L’attenzione della magistratu­ra inquirente è alta, ogni Procura dedica diversi sostituti all’area fasce deboli». Gerace può incorrere in provvedime­nti disciplina­ri? «L’avvocato di Vanna Meggiolaro può presentare domanda al procurator­e generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplina­re e membro di diritto del Csm, o al ministro della Giustizia, e chiedere di avviare un’indagine per verificare eventuali profili disciplina­ri», spiega Elisabetta Casellati, componente del Csm.

Nemmeno il sistema sanitario ha ritenuto di dover fermare Facchin. «Una volta era stato portato in ospedale, ma gli operatori non hanno riscontrat­o la necessità di alcun trattament­o — ricorda Piero Zuin, legale dell’uomo —. E del resto lui non voleva sottoporsi ad alcuna terapia psicologic­a e non credeva alla terapia di coppia. Aveva scatti d’ira, anche con me, ma poi tornava tranquillo. Gli piaceva tenere un atteggiame­nto provocator­io per vedere la reazione della gente, ma alla fine la moglie non l’ha mai toccata».

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