Corriere di Verona

Così Fontana si è imposto nel Carroccio

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Se c’è una cosa che l’approdo alla candidatur­a di Federico Sboarina per ha dimostrato, è chi comanda davvero nei partiti ed in particolar­e nel primo partito del centrodest­ra, la Lega Nord. Non è il segretario provincial­e Paolo Paternoste­r, né quello regionale Toni Da Re: entrambi hanno assicurato fino all’ultimo che la candidatur­a del senatore Paolo Tosato era quella finale e definitiva. Non era un bluff. Ci credevano davvero. Ma, con tutta evidenza, non avevano il quadro completo della partita che si stava giocando. Si scopre così che a dare davvero le carte è sempre stato uno e uno solo: l’europarlam­entare veronese Lorenzo Fontana, fedelissim­o di Matteo Salvini che, non a caso, l’ha voluto come suo vice in via Bellerio. È stato lui a dire sempre, in ogni occasione, che la Lega non avrebbe imposto un suo candidato al resto della coalizione, lasciando spazio per altre soluzioni. È stato lui a indirizzar­e il Carroccio, fin da tempi non sospetti, in un rapporto preferenzi­ale con l’associazio­ne Battiti. È stato sempre lui a credere per primo (fuori da Battiti) nelle chance di Federico Sboarina, che fin dalla scorsa estate aveva immaginato in un ticket con Tosato. Quest’ultimo è stato alla fine indicato come candidato sindaco del Carroccio a Verona, su pressione del partito locale. Ma Fontana non ha mai davvero smesso di pensare a Sboarina e, quando si è aperta una finestra a Roma, è stato lesto e abile a sfruttarla. (a.c.)

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