Serrande abbassate all’ex Aquila Nera Il quartiere: «Fate rivivere questa via»
Le voci si rincorrono sulla nuova gestione. Ma intanto regna il deserto
VERONA «Non importa chi arriva, l’importante è che questo incrocio si levi dal buio». Stona proprio quell’angolo chiuso di via Pellicciai, passato in pochi mesi dal chiasso e dai colori della movida non stop alle serrande sigillate.
All’interno dell’Aquila Nera Cafè, chiuso a dicembre, si riescono ad intravedere ancora gli addobbi di Natale su tavoli lasciati frettolosamente. Un posto - strategico per spazi e posizione - che ora attende di essere di nuovo occupato da una nuova attività commerciale. A tal proposito, si sono intensificate nuove voci in queste settimane: qualcuno ha citato ancora Signorvino (ma lo stesso Sandro Veronesi ha smentito l’interesse all’operazione), altri attendono che si concretizzi la trattativa con una catena di abbigliamento (sembra che la proprietà dell’immobile preferisca orientarsi all’extra ristorazione).
Quello che è certo, per ora, è l’appello del quartiere a far «rivivere» il locale: la via, infatti, è passata in poco tempo dal chiacchiericcio e dal via vai serale fra tavolini e luci, al silenzio stretto nelle tapparelle blindate.
«Non sappiamo nulla, quello che è certo è che non abbiamo visto più alcun movimento» si spiega dal negozio di elettrodomestici di fronte. «Sicuramente sarà una trattiva lunga, qui servono molti soldi - alzano gli occhi al palazzo, due residenti -; è però necessario un incentivo alla riapertura di un qualsiasi negozio. La via con questo “buco nero” non si può vedere. Fra poco sarà estate, di qui passano un sacco di turisti, un ristorante chiuso non è un bel biglietto da visita». Un auspicio condiviso da più parti: «Speriamo in qualche prossima novità, anche se chi lavora qui non vede alcun movimento all’interno di quel locale - aggiungono dal negozio di scarpe Ghirba -: noi ci troviamo fra il cinema chiuso (ndr: il Corallo) e il ristorante chiuso, i clienti ci chiedono informazioni, vorrebbero sapere quando riapre qualcosa».
E la sera? «Più locali se ne vanno, più ci si sente meno sicuri» echeggia un’altra residente, uscendo dall’erboristeria, «speriamo che una chiusura non tiri l’altra: è un attimo, oggi, che parti del centro muoiano così, lentamente».