Gita romantica e il pedalò affonda Muore studente, l’amica si salva
Revine Lago, tragedia nella notte: lo scafo, in secca, era senza tappi
La riva del lago di Revine, circondata da alberi in fiore e accarezzata delle fronde dei salici, è un luogo ameno per incorniciare ricordi felici. Ma ieri mattina, su quella spiaggia erbosa e illuminata da un sole insolitamente caldo c’era solo dolore. Perché in quello specchio d’acqua, per tutta la notte, i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno cercato il corpo di Tommaso Corazza, uno studente di appena 18 anni morto per una bravata. Per la folle idea di «rubare» un pedalò e fare un giro sul lago nel cuore della notte.
Doveva essere un’avventura da raccontare agli amici, un segreto per gli adulti, un motivo di vanto coi coetanei. Per questo, in un venerdì sera di festa come tanti, questo ragazzo, studente modello di una scuola Steineriana, è uscito con una compagna di scuola, un’amica speciale di 17 anni di Monfalcone (Udine) che in questi giorni era ospite a casa sua. Secondo quanto ha raccontato la ragazza ai carabinieri di Vittorio Veneto, dopo la serata trascorsa con gli amici, a bordo della minicar di Tommaso i due sono saliti fino a Lago, raggiungendo quella spiaggia che chissà quante volte li avrà visti bagnanti felici. E hanno deciso di fare qualcosa di diverso. Hanno preso uno dei pedalò sistemati dai volontari della Pro Loco locale, che ha in gestione il noleggio dei natanti nel periodo estivo, lungo la riva, a una decina di metri dall’acqua. Ne hanno trascinato uno fino al lago, un salto e sono saliti a bordo. Chissà quanto avranno riso, mentre pedalando si allontanavano dalla riva. Arrivati a circa 200 metri, però, qualcosa è andato storto. Si sono accorti che il pedalò imbarcava acqua, solo dopo si sarebbe capito che era privo dei tappi perché in manutenzione. E così si sono ritrovati, nel cuore della notte, al buio su una barca che stava pian piano affondando.
Spaventati hanno provato a girarsi per tornare a riva, ma l’imbarcazione si è capovolta e sono finiti in acqua. Con i vestiti pesanti e i giubbotti che indossavano. Hanno provato a nuotare ma Tommaso, nonostante un fisico sportivo e allenato, ha cominciato ad accusare problemi. L’amica ha provato ad aiutarlo, poi gli ha detto di mettersi a pancia in su mentre lei nuotava più forte verso riva per chiedere aiuto. Si parlavano Tommaso e l’amica, mentre lei - bracciata dopo bracciata - si salvava. Ad un certo punto, però, non lo ha sentito più. È corsa verso le case del piccolo borgo che porta alla spiaggia, ha iniziato a suonare i campanelli per chiedere aiuto mentre, col telefono cellulare, chiamava il 118. Subito una coppia di residenti è corsa con lei sulla riva, ma ogni tentativo di aiuto è stato inutile. Nel buio si vedeva solo il profilo
placido dello specchio d’acqua. Poco dopo la spiaggia era illuminata a giorno dalle luci dei vigili del fuoco, dell’ambulanza e dei carabinieri. Lei, la 17enne, infreddolita continuava a chiamare Tommaso, nella speranza vana che il ragazzo fosse stato portato dalla corrente verso un altro punto del lago. Ha continuato a chiamarlo fino a quando l’hanno portata in ospedale per un principio di assideramento.
Il giovane studente è rimasto disperso fino alle 9.30 del mattino, quando il suo corpo, impigliato nella vegetazione subacquea, è stato ripescato dai sommozzatori dei vigili del fuoco di Venezia, intervenuti anche con l’elicottero per una ricognizione aerea. Dopo il riconoscimento del medico legale, è stato trasferito all’obitorio dell’ospedale di Vittorio Veneto a disposizione della procura di Treviso, che ha aperto un fascicolo sull’incidente e ha disposto il sequestro del pedalò. «Siamo affranti per la morte di questo ragazzo. Ci chiediamo se avessimo potuto fare qualcosa per evitarlo – spiegano i volontari della Pro Loco -. Ma i pedalò erano fuori dall’acqua, distanti dalla riva per la manutenzione, ed era notte. Tutti sanno che è pericoloso. Purtroppo non è la prima volta che succede. Soprattutto d’estate, i ragazzi vanno lì, bevono, poi rubano i pedalò, ma anche le canoe e le barche dei pescatori. Servirebbero più controlli».
Tommaso Corazza era un ragazzo pieno di vita, studente modello dell’istituto professionale Steineriano di San Vendemiano, dove studiava agricoltura biologica e biodinamica e sviluppo rurale. Era anche un apprezzato musicista classico. Viveva con i genitori Claudio, idraulico, la mamma Paola, i fratelli Andrea, Giulio e la gemella Rachele in una villetta sui colli di via Manzana, al confine con Conegliano. Sul sui profilo Facebook sono comparsi molti messaggi di cordoglio, compreso quello dello zio: «Ciao Tommy, riposa nella luce. Non ti dimenticherò mai».
La Pro Loco Siamo affranti e ci chiediamo se avremmo potuto fare di più. Tutti sanno che è pericoloso, ma spesso i ragazzi lì bevono e rubano pedalò, canoe e barche