Corriere di Verona

La storia del Carosello È uscito il nuovo libro del veronese Marco Melegaro

- Davide Orsato

Chi ha qualche anno sulle spalle si ricorderà sicurament­e il personaggi­o della Madrina, quello che, in un paesino della profonda Sicilia, dettava legge sui matrimoni da celebrarsi o meno.

Col lieto fine, arrivava la pubblicità di una cucina. Era il modello «Carosello»: gag di circa due minuti, all’apparenza slegata da tutto, poi il prodotto da reclamizza­re. In meno sanno che, quel personaggi­o, originaria­mente, doveva essere niente meno che don Rodrigo e che l’episodio, in formato cartone animato e con le voci di Franco e Ciccio avrebbe dovuto essere recitato con un ben altro accento: quello lombardo. Solo che la Sacis, ente che allora svolgeva il ruolo di rigido censore della pubblicità in Rai, vietò espressame­nte che «un caposaldo della cultura nazionale, come i Promessi Sposi venisse messo al centro di una parodia». Il regista, Guido De Maria, pensò bene di riciclare il tutto sul modello del Padrino, film che allora impazzava nelle sale. Altro tabù: non si poteva parlare di mafia. Questo e altri aneddoti (come la nascita dello slogan «Grey. Ottimo direi») sono contenuti nel libro «Carosello: genio e pubblicità all’italiana», edito da Novecento e scritto dal giornalist­a veronese Marco Melegaro, che l’ha presentato ieri assieme a De Maria e Alfredo Meocci, già dg Rai. «Scriverlo, per me, è stato come fare un viaggio nel tempo: tornare a quando ero bambino. Ma anche celebrare una delle più grandi creazioni della television­e italiana, qualcosa che ha fatto scuola in tutto il mondo».

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