Corriere di Verona

LO SPORT CIVILE CHE SA INCLUDERE

- Di Daniele Rea

La premessa è d’obbligo: come tutte le cose che funzionano ha il dono della semplicità. Inclusione, allargamen­to della base, fare gruppo. Non lasciare che qualcuno resti indietro o si senta «meno» di qualcun altro. Peggio ancora, che qualcuno si senta solo, escluso o diverso prima ancora di essere diventato un giovane adulto. La ricetta, niente affatto miracolosa ma «solo» buona, si trova nelle pratiche che ogni giorno, dal lunedì alla domenica, vengono messe sul campo da migliaia di società sportive in Veneto. Due esempi nel basket, quel basket che tanti sorrisi sta regalando in serie A con l’Umana Reyer Venezia e in A2 con Universo Treviso. Ma non è, per una volta, dell’aspetto profession­istico che vale la pena di parlare, perché dietro ai campioni che attirano migliaia di appassiona­ti al palasport c’è un lavoro durissimo e faticoso a livello giovanile, scolastico e non solo. Quasi 700 ragazzini nei settori giovanili delle due società profession­istiche, che arrivano a numeri da capogiro (oltre cinquemila) includendo anche le società satellite.

Dal minibasket alle Under ci stanno dentro bambini e ragazzi che non solo praticano uno sport, con tutto quello che significa nella crescita, ma si sentono parte di un progetto ampio, condiviso, riconoscib­ile, sano. Spazziamo subito il campo dai distinguo più immediati: allevare il talento sopraffino o il ragazzo con stoffa sufficient­e per tagliare almeno una bella giacca piace a tutti. E i più dotati avranno sempre la chance di fare dello sport una profession­e. Ma l’obiettivo non è più solo questo. Il progetto Reyer conta, oltre al settore giovanile orogranata, altre 23 società che fanno riferiment­o a un programma unico e dove la parola d’ordine non è «tu esci» bensì «tu ci stai».

A Treviso c’è un livello eccellenza per le giovanili e altre squadre, sempre della stessa annata sportiva, a livelli diversi per consentire a tutti di giocare allo step che compete e dove ciascun ragazzino è parte integrante di un gruppo. Può uscire al pomeriggio di casa con la borsa e sapere che troverà uno spazio per fare sport, trovare amici, stare in gruppo, imparare a difendere i propri spazi ma a rispettare quelli altrui. A Venezia la Reyer organizza un torneo scolastico in più fasi per gli istituti superiori tra province di Venezia, Padova e Treviso con 40 scuole e 500 ragazzi coinvolti: sabato 8 aprile le finali al palasport Taliercio. Attenzione, non è poco: cinquecent­o ragazzi delle scuole che picchiano la palla a spicchi su un parquet è un numero che merita una riflession­e sul valore anche etico di investire nelle «buone pratiche».

Soprattutt­o ora che scuola e sport si dividono il delicatiss­imo compito di plasmare gli adulti di domani, anche laddove spesso la famiglia fatica ad arrivare. A Treviso cresce da anni il progetto Baskettosi, il basket integrato (disabili e normodotat­i insieme): domenica prima della partita De’Longhi-Recanati di A2 si giocherann­o le finali del torneo Special Basket Nordest. Insomma, la parola d’ordine è includere. Un lavoro continuo, oscuro, ma fondamenta­le nel momento in cui, domani, quel ragazzino non lasciato a terra dal treno del risultato a tutti i costi, diventerà un appassiona­to consapevol­e, un tifoso civile. Magari, perché no, un padre capace di insegnare il valore della

civitas ai propri figli. Per farla breve, un cittadino migliore. Inclusione, divisione degli spazi, rispetto: rispetto e consapevol­ezza di stare in uno società multietnic­a e multirazzi­ale, dove nello spazio stretto di uno spogliatoi­o o di un pulmino si impara meglio e più in fretta. Si chiama valore etico dello sport e ad investirci tempo e denaro non si commette peccato mortale.

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