Pedemontana, Zaia: deroga al fiscal compact
Il governatore ispira un progetto di legge per avere la deroga al fiscal compact «Così evitiamo la tassa». Le opposizioni: «La mette e scarica le responsabilità»
VENEZIA Urla e contestazioni dei comitati in atrio e colpi di teatro dalla giunta: l’inizio della tre giorni di discussione a Palazzo Ferro fini sulla Pedemontana ha preso da subito una piega movimentata. In aula consiliare il governatore Luca Zaia non si è visto ma entrato in scena con una mossa da primo attore. Graziano Azzalin (Pd) aveva appena finito di dire: «Sulla Pedemontana e sul mettere le mani in tasca ai Veneti, Zaia ha cambiato idea troppe volte: non è che negli ultimi venti minuti avete ancora cambiato idea?», che a stretto giro è arrivato il comunicato stampa di Zaia. Titolo: «Iniziativa del Veneto per scongiurare l’addizionale Irpef per la Pedemontana Veneta».
Ad essere pignoli, anche l’addizionale Irpef è una iniziativa del Veneto ma il succo è che il governatore vuole evitare di tassare i veneti ma non può. Quindi la sua giunta ha adottato la proposta di un disegno di legge nazionale di iniziativa regionale che chiede al governo e al parlamento una deroga da 300 milioni al fiscal compact, in modo da non dover ricorrere all’addizionale per coprire il mutuo che sarà acceso per dare modo a Sis di accedere ai finanziamenti e far ripartire i cantieri bloccati. «Chiediamo solo che per il completamento della più importante opera pubblica in corso in Italia, lo Stato si assuma la responsabilità di utilizzare il fondo nazionale che ha per l’appunto previsto per gli investimenti del Paese - dice Zaia - Che metta mano ad un portafoglio, già previsto nel proprio bilancio, in favore dei cittadini veneti che ogni anno contribuiscono generosamente a tenerlo in piedi. L’addizionale Irpef per la Pedemontana non è una scelta nostra ma è la conseguenza di una disposizione normativa odiosa come il fiscal compact».
Il sincronismo tra lancio del progetto di legge e inizio della discussione in consiglio non è passato inosservato tra i banchi dell’opposizione. «Fuffa scrolla le spalle Jacopo Berti, M5s - Vale di più la carta sulla quale la proposta è scritta». Il progetto di legge dalla giunta sarà inviato al consiglio, giro in commissione, poi adozione in aula e invio a Palazzo Chigi e Montecitorio dove farà la coda per incardinarsi in qualche commissione. «Zaia cerca solo il modo di scaricare sul governo la responsabilità della tassa - boccia Azzalin- Se il progetto di legge, come è probabile, si arena, avrà la scusa per tuonare contro Roma che costringe il Veneto ad adottare l’addizionale. Solito schema Zaia».
Per i comitati No Pedemontana che ieri hanno chiesto invano udienza c’era una sola cosa da fare: usare le clausole di rescissione del contratto per inadempienza. «Non è vero come dice l’assessore Elisa De Berti che la Regione ci avrebbe rimesso due miliardi - spiega Osvaldo Piccolotto, portavoce dei comitati - In caso di inadempienza della Regione, semmai. Ma qui l’inadempienza è di Sis». Poco dopo Piccolotto è stato apostrofato dal consigliere Stefano Valdegamberi («Tornate nelle caverne») nel momento clou delle contestazioni dei comitati. «Vergogna! Dov’è Zaia? State svendendo il Veneto». Urla, striscioni, manifestanti spintonati: per qualche minuto la tensione non è stata solo rappresentazione.
L’altra novità riguarda la destinazione dei soldi che arriveranno dall’addizionale Irpef. Nella prima versione alla variazione al Defr si diceva che sarebbero stati usati anche per coprire i tagli alla sanità, al sociale, al trasporto pubblico locale. Un escamotage contabile, probabilmente. Oppure, come spiega Silvia Rizzotto (lista Zaia) la sincera volontà del governatore di compensare in un territorio più ampio di quello delle province di Vicenza e Treviso i sacrifici dei veneti tassati, volontà poi strumentalizzata dalle opposizioni («Usate l’Irpef per coprire i buchi») e quindi temporaneamente accantonata. È definitivamente tramontata dopo che l’addizionale è diventata una tantum e si pagherà solo nel 2019. «Oggi abbiamo un saldo attivo di 150 milioni, se facciamo un mutuo da 300, avremo un saldo passivo di 150 - riassume il vicegovernatore Gianluca Forcolin Dall’addizionale ricaviamo 220 milioni, 10 li paghiamo di interessi passivi e alla fine ce ne restano in cassa 60. Troppo pochi per altri capitoli di spesa. Ma sono uno scudo che ci serve nel caso il gettito sia inferiore ai 220 milioni previsti».
Resta da chiarire la grana dell’Iva che la Regione dovrà pagare e che rischia di scombinare tutti i calcoli: a seconda di come viene calcolata (agevolata al 10% o piena al 21%) la Regione ha o non ha in cassa 1,4 miliardi. Se non li ha, li deve coprire con ulteriori annualità di addizionale. La giunta ha quindi deciso di nominare un esperto tributarista, Claudio Finanze dello studio Rödl & Partner di Milano per sciogliere i nodi fiscali del project connessi al riesame della convenzione con Sis.
Azzalin Zaia cerca di scaricare sul governo la responsabi lità della sua addizionale Quando la proposta di legge fallirà, avrà la scusa per tuonare contro Roma