Una donna e tre storie veronesi nei migliori cento vini d’Italia
SAPORI Da oggi in edicola con il «Corriere» la guida di Ferraro e Gardini Alla presentazione di domenica sarà premiata la friulana Elda Felluga Le new entry sono Tessari, Sartori e Gaspari: sperimentazione e tradizione
Scoprire che cosa c’è dietro al bicchiere, far emergere l’anima e il cuore dei vignaioli. Ci sono personaggi incredibili, veri e propri artisti del vino nella quarta edizione del libro I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia, in edicola da oggi e per un mese col Corriere della Sera (12,90 euro più il prezzo del quotidiano). La Guida ai vini e ai produttori d’eccellenza del 2017, questo il sottotitolo del libro, porta la firma di Luciano Ferraro, caporedattore del Corriere della Sera, e di Luca Gardini, campione del mondo dei sommelier nel 2010. Gardini è uno dei «nasi» e dei «palati» più eclettici nel panorama mondiale.
È ideatore del Best Italian Wine Awards e primo opinion leader italiano inserito da Wine-searcher nella pagina dei critici più influenti. Ferraro, invece, è un giornalista che racconta il vino e chi lo produce nel blog DiVini. Nei suoi post e nei testi della guida si ritrova la filosofia di Luigi Veronelli, enologo, giornalista e scrittore scomparso 13 anni fa.
Negli anni Ottanta già invitava chi seguiva il mondo del vino a non fermarsi alla descrizione tecnica di un bicchiere ma a raccontare la storia del vignaiolo. Così non stupisce che uno dei premi che saranno consegnati durante la presentazione ufficiale della guida (domenica 2 aprile alle 11 a Milano, nel palazzo Unicredit in piazza Gae Aulenti, all’interno della manifestazione «Cibo a regola d’arte») sia la friulana Elda Felluga. La figlia prediletta del patriarca del vino Livio, morto a dicembre all’età di 102 anni. È una storia che comincia quando era bambina, quando il padre l’accompagnava assieme ai fratelli fra le viti in collina. «Era un visionario, un romantico, con un grande legame con la natura. Tratti del carattere che ha tramandato a Elda», scrive Ferraro. Il Veneto è rappresentato nella guida da tre novità. C’è Michele Tessari (cantina Ca’ Rugate di Montecchia di Crosara, Verona), testimone della grande crescita che ha avuto il Soave nell’ultimo quinquennio. Michele rappresenta la quarta generazione della famiglia Tessari, che solo all’inizio del secolo scorso coltivava sulla collina delle Rugate «ciliegie, susine, pesche e mandorle. L’uva? In piccole quantità. E veniva venduta».
Poi c’è Marco Sartori, della cantina Roccolo Grassi di Mezzane di Sotto (Verona). Il padre allevava mucche e maiali, poi si dedicò ai vini frizzanti, metodo Charmat, a Soave e in Valpolicella. Marco Sartori, studi a Conegliano e Milano, decide di seguire la linea biologica: «Vogliamo grandi uve e poche bottiglie. Ma di altissimo livello». Per la terza novità rimaniamo sempre a Verona, con Celestino Gaspari, un uomo che ha imparato l’arte del vino da Bepi Quintarelli, «il grande vecchio dell’Amarone», divenuto poi suo suocero. Gaspari è il titolare della cantina Zymé (Mattonara di San Pietro in Cariano, Verona), termine che deriva dal greco e significa «lievito».
Ha ricavato la barricaia da una cava di arenaria, ha recuperato vitigni autoctoni e ha fatto della sperimentazione la sua cifra, a cominciare dall’Amarone della Valpolicella Classico 2009, che è il vino segnalato in guida. In Friuli Venezia Giulia sono confermati rispetto alla guida precedente Benjamin Zidarich, l’uomo della Vitovska nel Carso, Josko Gravner, che nel Collio ha sostituito le botti con le anfore, Elda Felluga, Ferdinando e Mario Zanusso e il loro leggendario Friulano Clivi Brazan. Nel Veneto, oltre alle già citate novità, sono confermati Romano Dal Forno, icona dell’Amarone, Silvano Follador e il suo Prosecco metodo classico, Arturo Stocchetti, presidente del Consorzio Soave e dell’Unione Vini Veneti.