«Porcile» di Pasolini Il disagio di Julian e il rifiuto delle regole
Suscitò scalpore Porcile, il dramma di Pier Paolo Pasolini, quando fu pubblicato nel 1967 e dirompente fu anche la versione cinematografica realizzata nel 1969, dove alla scabrosa vicenda raccontata nel testo teatrale il regista affianca una storia di cannibalismo ambientata nel 1500 alle falde dell’Etna.
È stato Valerio Binasco nella scorsa stagione teatrale ad accostarsi al dramma pasoliniano spogliandolo dei suoi concettualismi per arrivare alla sostanza di una storia esemplare e sconcertante al tempo stesso. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato e dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con la collaborazione del Festival dei 2Mondi di Spoleto, è in programmazione al Goldoni di Venezia da domani (ore 20.30) a domenica 2 aprile. In scena, Valentina Banci, Francesco Borchi, Fulvio Cauteruccio, Pietro d’Elia, Elisa Cecilia Langone, Mauro Malinverno, Fabio Mascagni, Franco Ravera. Le scene sono di Lorenzo Banci, i costumi di Sandra Cardini, le musiche di Arturo Annecchino, le luci di Roberto Innocenti.
Il dramma, scandito in 11 episodi, è ambientato all’interno di una famiglia borghese tedesca, arricchitasi negli anni del Terzo Reich ed ora, a vent’anni dalla fine della guerra, impegnata a riciclare la propria immagine e al tempo stesso costretta a venire a patti col passato nazista di un rivale in affari. Julian, il figlio, nutre una passione inconfessabile: ama i maiali, rinunciando al rapporto d’affetto che gli offre la giovane Ida, innamorata di lui. Simbolo di un disagio esistenziale e di un rifiuto di appartenenza a una società della quale disconosce le regole mettendo a fuoco il marciume su cui si fondano, Julian va incontro a un destino atroce, ma liberatorio: verrà divorato nel porcile dai maiali con i quali è solito accoppiarsi e di lui non resterà traccia. Binasco, che nelle sue regie ama confrontarsi con tematiche spinose, scavando nel profondo delle singole anime e nei meandri della società nel suo complesso, asciuga il testo per metterne in luce i contenuti psicologici e le relazioni umane senza sovrastrutture intellettualistiche.