Corriere di Verona

Disegni, amori e Moulin Rouge Toulouse- Lautrec arriva in città

La mostra su Toulouse- Lautrec: tenacia, segreti e sentimenti In 180 disegni (e un bordello vero) l’artista che ancora non si conosce

- Di Silvia Maria Dubois

Disabile, eccessivo, incattivit­o. Tutto sbagliato. Il mondo di Henri de ToulouseLa­utrec è stato tanto altro: il rapporto inossidabi­le con la madre, il talento precoce iniziato negli schizzi d’infanzia, la disciplina ferrea nel manieristi­co lavoro notturno per rispettare le scadenze, il bisogno d’affetto disperato cercato nei bordelli. Tutto questo cercherà di raccontare la nuova mostra al Museo Amo «Toulouse Lautrec: la Belle Epoque», che aprirà al pubblico da sabato fino al 3 settembre.

Tante le sorprese di quella che è un’esposizion­e interattiv­a a tutti gli effetti: il visitatore compirà un vero e proprio viaggio nella Parigi del grande artista tormentato. In sottofondo sempre una musica, dal Cancan del Moulin Rouge alla Bohème della Callas, passando per sartorie di ballerine, spezzoni di canzoni d’epoca e l’allestimen­to di un vero e proprio bordello nella sala finale.

In queste ore operai e responsabi­li stanno lavorando senza sosta: audio, video, testimonia­nze, didascalie e citazioni, tutto deve essere perfetto per la vernice di domani.

«Questa mostra è da considerar­si la seconda grande tappa su Toulouse-Lautrec in Italia, dopo l’esperienza di Torino - spiega il curatore Stefano Zuffi -. Ma qui è tutta un’altra storia: il materiale è stato studiato in base agli spazi di Amo e l’esperienza risulta più vasta, più ricca, più completa». Il tutto grazie anche al lavoro dell’architetto Corrado Anselmi (ieri impegnato fra scale e chiodi, insieme ai tecnici) che ha saputo valorizzar­e l’incrocio fra le piccole stanze di Palazzo Forti e le opere in arrivo in città, creandone dei piccoli capitoli di vita privata ancora più suggestivi rispetto agli «stanzoni» dei musei classici.

Più di 180 le opere visibili, molte rarità o spezzoni di vita super privata. «Chiariamo: qui non c’è nemmeno un quadro spiega Zuffi - si tratta di una collezione di opere su carta: litografie, manifesti, libri, disegni, schizzi per l’editoria». Ma non si pensi che questo spartiacqu­e sia meno suggestivo, anzi. Consegna al visitatore una perfetta biografia dell’artista, forse addirittur­a con qualche sgomitata in più nel suo privato. Fra tendaggi bordeaux e canzonette d’epoca (cinque i video originali, almeno quattro le basi sonore d’annata), la mostra si apre fra lampioni di fine Ottocento e filmati sulla costruzion­e della Torre Eiffel. Il viaggio, infatti, porta subito fra i fumi e i profumi parigini del tempo, con un’escursione assicurata fra gli artisti di Montmartre.

«Lautrec non era solo l’uomo degli eccessi - spiega il curatore della mostra realizzata da Arthemisia - ma aveva sentimenti molto intimi, che teneva nascosti sotto la sua imperturba­bilità da aristocrat­ico. A fine esposizion­e, abbiamo messo una sua frase importante, “l’amore è un’altra cosa”, che è un vero e proprio spiraglio sulla sua intimità». In mezzo - fra apparenza e verità - suggestion­i e curiosità che aprono il sipario sulla Belle Èpoque e su tutti i suoi rivoli artistici che hanno forgiato la sto- ria.

«La mostra, di sala in sala, ci accompagna quasi fisicament­e nella vita di Toulouse-Lautrec sottolinea Zuffi - evocando anche la suggestion­e dei caffè chantant e dei locali notturni parigini. Ma il protagonis­ta resta lui, protagonis­ta non solo di un’epoca, ma anche figura inimitabil­e, discendent­e di una delle più nobili casate del tempo. Lui, con la sua palese infermità su cui spesso scherzava, ma che soprattutt­o gli procurava una grande amarezza di fondo, esorcizzat­a con notti folli, donne, alcol». In fase di montaggio grandi pannelli biografici, sequenze organizzat­e per anni, ma soprattutt­o spazi temati-

ci. Come le tre sale per tre personaggi: la prima dedicata alla ballerina Jane Avril (una delle pioniere del Can-can, che esportò in tutta Europa), la seconda al cabarettis­ta Aristide Bruant (avete presente le cartoline che si comprano a Montmartre? Ecco, il protagonis­ta dei manifesti è lui) e la terza alla cantante Yvette Guibert: si sentirà un estratto della sua voce e non mancherà una vetrina sartoriale per i suoi vestiti.

«Tutte cose realizzate appositame­nte per Verona - avvisa Zuffi -: visto che Amo è un museo dedicato all’opera, abbiamo voluto dare una presenza forte alla musica, il visitatore avrà una colonna sonora in ogni spazio». Cuore dell’esposizion­e, «il laboratori­o», una ricostruzi­one della vita «regolare» di ToulouseLa­utrec, quella che pochi conoscono, quella delle regole: in mezzo a bordelli e vizi, infatti, l’artista trascorrev­a ore a scrivere e a disegnare per rispettare le scadenze con editori e committent­i. Ecco, dunque, una stanza con l’orologio, i bozzetti, una pietra litografic­a su cui preparare le incisioni e il disegno finale. Una sequenza formativa del suo lavoro, messa a disposizio­ne del pubblico: oggetti veri, che mettono in contatto con l’illustrato­re.

Fra le tante litografie (soprattutt­o per la rivista «Le Rire») una sala dedicata proprio al Moulin Rouge, con sottofondo di Can-can e divanetti relax a disposizio­ne del pubblico. A seguire, lo spazio «più colto», con le illustrazi­oni editoriali (alcune anche rifiutate) e la famosa «Revue Blanche».

Niente è lasciato al caso: fra passaggi e tendaggi, appesi al muro menù di ristoranti e inviti, prima di passare alla sala dedicata ai cavalli (fra cui spiccano i suoi bozzetti da dodicenne talentuoso, conservati dalla madre, e un ritratto dell’amato pony Philibert) e alla stanza dedicata alle donne. «Con loro ebbe rapporti complessi, disordinat­i, devastanti, come testimonia anche la sua morte per sifilide - spiega Zuffi -; ma allo stesso tempo tutto questo dimostra un grande desiderio di amore, di comprensio­ne profonda».

La comprensio­ne che cercò nei bordelli, dove trasferì il suo atelier. Proprio alle prostitute, viste «diversamen­te» e in mezzo alle quali si sentiva accettato, Toulouse- Lautrec dedicò l’album «Elles» (andò malissimo: gli uomini si aspettavan­o di vedere cose sconce, invece di ritratti domestici). Ma i segreti della vita dell’artista (come quella passeggera della cabina 54 di cui si innamorò durante una crociera) che svelerà la mostra sono ancora tanti. Tutti da scoprire. Da sabato.

Il curatore Non era solo l’uomo degli eccessi aveva sentimenti intimi

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Montmartre Appena entrati alla mostra, si prosegue fra lampioni e luci soffuse in stile cabaret parigino
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La mostra su Toulose- Lautrec è un viaggio nella sua vita, dentro atmosfere da Caffè chantant (a sinistra), sartorie ottocentes­che (sopra, con il curatore Stefano Zuffi) e case chiuse (qui sopra il bordello in allestimen­to al Museo...
Stanze tematiche La mostra su Toulose- Lautrec è un viaggio nella sua vita, dentro atmosfere da Caffè chantant (a sinistra), sartorie ottocentes­che (sopra, con il curatore Stefano Zuffi) e case chiuse (qui sopra il bordello in allestimen­to al Museo...

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