Banche venete, Padoan: «È partito l’iter per gli aiuti di Stato»
Il governo ha aperto la trattativa con Bruxelles. Messina (Intesa): «Mai più un euro ad Atlante»
Ex popolari, il governo dichiara partita la trattativa con la Commissione europea. Mentre i vertici delle due banche volano a Francoforte, per passare ai raggi X con la Bce i piani che portano alla ricapitalizzazione con i fondi statali. Dunque è in moto la decisiva trattativa con l’Antitrust della Commissione europea per ottenere, dopo Mps, il via libera alla ricapitalizzazione (l’attesa è per una necessità di altri 4,7 miliardi) con i fondi statali. All’indomani dell’approvazione del bilancio 2016 di Bpvi, chiuso con una perdita di 1,9 miliardi, e con spie d’allarme tornate ad accendersi sulla perdita di raccolta e liquidità, determinando l’urgenza di dare certezze rapide all’unica soluzione dell'aumento di capitale con i fondi statali, si muovono i primi passi nella trattativa con Bruxelles. «Stiamo dentro le regole e lavoriamo quotidianamente con le istituzioni europee, affinché l’intervento sia del tutto compatibile con le regole», ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. E quello per i rapporti con il parlamento, Anna Finocchiaro, ha affermato che «Il procedimento per Mps è già in uno stato avanzato, mentre quello delle banche venete è alle battute iniziali».
Finocchiaro ha ricordato che «l’effettiva concessione» della ricapitalizzazione precauzionale «è oggetto di un complesso procedimento» che coinvolge Bce e Commissione europea, che devono verificare, tra l’altro, che le banche siano «solventi» (valutazione di competenza Bce, pur se i dati di bilancio dovrebbero essere positivi su questo fronte) e che i soldi pubblici non vengano usati per coprire «perdite realizzate o probabili» (accertamento a cavallo tra Bruxelles e Francoforte).
Intanto, chiusa ieri con un’adesione del 70% l’offerta di transazione ai soci azzerati, oggi gli Ad di Bpvi e Veneto Banca, Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, saranno a Francoforte in Bce, che sta esaminando la richiesta di aiuti di Stato e i piani industriali, che contemplano come passaggio «fondamentale» la fusione tra le due. Seguirà domani un doppio cda delle banche, per illustrare alla Commissione Ue le vie di rimborso della nuova tranche di bond garantiti dallo Stato che le banche vogliono emettere (Vicenza ha fatto richiesta per 2,2 miliardi ma anche Veneto Banca dovrebbe aver bussato alla porta del Tesoro per finanziarsi).
E d’altra parte che l’unica strada percorribile sia una rapida ricapitalizzazione statale lo ha fatto capire Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, ieri all’università di Padova ad un incontro con gli studenti. Messina ha ripetuto il suo no, da investitore che ha messo oltre 800 milioni, a un intervento-bis di Atlante nel nuovo aumento di capitale delle venete, magari girandoci gli 1,7 miliardi in cassa per acquistare sofferenze. «Non aggiungeremo un euro a quelli già versati - ha detto il manager, smentendo poi i rumors secondo cui Intesa sarebbe stata convocata dal Tesoro insieme a Unicredit, per valutare un nuovo impegno sulle venete -. Se i 20 miliardi fossero arrivati l’anno scorso, Atlante avrebbe potuto dedicarsi solo alle sofferenze». Messina ha rifiutato di considerare il bail-in delle due ex popolari: «Aspettiamo che prosegua la trattativa per farle continuare ad operare. Ma il governo con i 20 miliardi ha fatto una manovra di fortissima riduzione del rischio sistemico. E immaginare che alcuni vascelli colino a picco è molto difficile», ha risposto il manager a una domanda in cui i vascelli portavano i nomi di Bpvi e Veneto Banca.
A cui ha attribuito ancora un futuro, nonostante gli scandali del passato. Su cui non è mancata la censura: «Quello che è successo in questa regione e in Mps - ha detto Messina - è il tradimento del patto di fiducia con i risparmiatori alla base del lavoro bancario». Messina ha poi salvato la vigilanza di Bankitalia e Bce: «Invece di parlare di questo ci si dovrebbe domandare se c’erano le persone giuste in quelle banche. E di certo no».
Per tornare al presente e al futuro prossimo, Messina ha invece fatto un’altra affermazione di peso: «Sui fondi già in Atlante la mia preferenza sarebbe che andassero ad acquistare le sofferenze. Anche delle due venete». Delineando quello che potrebbe essere il compromesso che si fa largo intorno alla ricapitalizzazione: l’aumento di capitale con i fondi statali, e gli ultimi soldi di Atlante che andrebbero impiegati nell’acquisto delle sofferenze, ultimo atto prima della fusione, in autunno. O meglio all’acquisto della tranche più rischiosa della maxi-cartolarizzazione che ripulirebbe le due banche, immettendo probabilmente quella meno rischiosa sul mercato, con la garanzia statale.
Il ministro
Il titolare dell’Economia interviene. «Stiamo dentro le regole e lavoriamo ogni giorno» Finocchiaro Il procedimento in Europa per le ex popolari venete è alle battute iniziali
Padoan L’intervento sarà compatibile con le regole dell’architet tura finanziaria europea
Messina Dobbiamo salvaguarda re l’investimento di Atlante, i privati ha sostituito l’intevento pubblico