Ancora tensioni, Coca Cola minaccia: «Pronti a chiudere»
L’accusa dei manifestanti. La multinazionale nega e minaccia: «Pronti a chiudere»
Sale la tensione nello stabilimento della Coca Cola di Nogara. Dopo l’occupazione dell’area esterna dell’azienda (e del tetto), avvenuta martedì, ieri c’è stato anche uno scontro fisico tra i lavoratori impegnati nella protesta e la vigilanza interna. Con una grave accusa da parte di Adl Cobas, il sindacato di base che rappresenta la maggior parte dei quattordici dipendenti in esubero. «C’è stata una vera e propria aggressione da parte delle guardie giurate - afferma Roberto Malesani, avvocato di Adl Cobas - con tanto di spintoni e pugni: hanno colpito anche me».
Ma, sempre secondo i manifestanti, ci sarebbe stato anche l’utilizzo di taser, le pistole elettriche vietate in Italia e il cui utilizzo non è consentito nemmeno alle forze dell’ordine. «Ce l’avevano ben quattro guardie - denuncia Malesani e hanno colpito due uomini, che sono in ospedale, e una donna». Su internet è stata diffusa una foto di un torso nudo, con qualche livido: il marchio, secondo Adl Cobas, dei taser. Maleseni assicura che sporgerà denuncia, forte di dieci testimoni, ma al momento non ci sono altre conferme. Indagano i carabinieri della compagnia di Villafranca che fanno sapere di essere pronti ad acquisire i filmati anche se, a un controllo effettuato ieri, i taser non sono spuntati fuori.Prende le distanze anche al Coca Cola Hbc Italia che fa sapere, in una nota, di «non aver mai chiesto alle società private incaricate della vigilanza l’utilizzo di pistole elettriche o simili e all’azienda non risulta che i sorveglianti preposti alla sicurezza ne fossero in possesso».
Inoltre, la multinazionale si dichiara disposta a fornire tutta la documentazione necessaria. Ma allo stesso tempo si toglie un sassolino dalla scarpa. «La situazione presso lo stabilimento di Nogara - prosegue la nota - è drammatica: è inaccettabile che da settimane un gruppo di persone continui a operare al di fuori della legalità inscenando proteste anche violente. Qualora non fossero ristabilite le condizioni di sicurezza, l’azienda potrebbe vedersi costretta a sospendere le attività dello stabilimento».
Il contatto, ieri mattina, è avvenuto dopo che alcuni dei manifestanti, per la maggior parte mogli di operai, si sono introdotte nello stabilimento per portare cibo alle persone che occupano il tetto.