Corriere di Verona

Accoltella­to e inseguito mentre torna a casa «Voleva del denaro»

Porta Palio, studente aggredito ieri pomeriggio: «Ho lottato, voleva i soldi». Polizia a caccia del bandito

- Presazzi

Se l’è trovato di fronte in quella stradina che percorre ogni giorno per tornare a casa. «Subito non ci avevo fatto caso, ma mentre si avvicinava, ho notato che teneva in mano un coltello». E quando lo sconosciut­o, in perfetto italiano, gli ha ordinato di consegnarg­li i soldi, Luca ha messo in pratica quanto gli avevano insegnato i suoi istruttori di scherma medievale: ha incomincia­to a correre.

Se l’è trovato di fronte in quella stradina che percorre ogni giorno per tornare a casa. «Subito non ci avevo fatto caso, ma mentre si avvicinava, ho notato che teneva in mano un coltello». E quando lo sconosciut­o, in perfetto italiano, gli ha ordinato di consegnarg­li i soldi, Luca ha messo in pratica quanto gli avevano insegnato i suoi istruttori di scherma medievale: ha incomincia­to a correre. «Perché davanti a un coltello, la prima cosa da fare è scappare» spiega ancora provato dallo choc Luca Volpato, lo studente veronese di 23 anni vittima della rapina di ieri pomeriggio in via Merighi, una parallela di viale Galliano, a pochi metri da Porta Palio.

Con lui, al pronto soccorso dell’ospedale di Borgo Trento, ci sono anche mamma Caterina e la fidanzata. «È andata davvero bene» commentano mostrando il taglio sulla maglietta, proprio sotto l’ascella sinistra. Perché quello sconosciut­o, dopo averlo rincorso e raggiunto, non ha esitato a menar fendenti contro il giovane che non è certo un mingherlin­o.

«Purtroppo non sono molto veloce - racconta Luca, trovando anche la forza di sorridere -, quando mi ha raggiunto ha iniziato a colpirmi con il coltello e io ho provato in ogni modo a difendermi come potevo. Credo di averlo anche ferito». I segni della «lotta», lui li porta ancora addosso: ferite di striscio sull’addome e sul torace e due punti di sutura sull’avambracci­o sinistro. E dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso, si è presentato in questura a fare denuncia. Mettendo nero su bianco quanto accaduto solo poche ore prima.

«Saranno state le 14.15, stavo tornando a casa dopo essere andato a trovare la mia fidanzata. Sono sceso dall’autobus della linea 62 alla fermata di via Piccoli e dopo aver percorso un tratto di via Merighi, ho svoltato a destra in un passaggio (all’altezza del centro fitness New One, nda) per arrivare a casa - ricorda il giovane, studente universita­rio che sogna un futuro da tecnico radiologo -. Ma all’improvviso mi è venuto incontro questo tizio, aveva i tratti dell’Est ma parlava molto bene italiano. Voleva i soldi, ma io gli ho detto che non ne avevo e, quando ho visto la lama, ho iniziato a scappare verso la fermata dell’autobus». L’aggressore è riuscito a bloccarlo prima, in via Merighi.

Nessun testimone, nessun passante a cui chiedere aiuto. Nel parapiglia, il ladruncolo è riuscito a dileguarsi con il portafogli­o del ragazzo. «Ma era vuoto - spiega Luca -. Mi spiace solo per tutte le tessere e i documenti...». Sconvolto, non ha pensato di chiamare subito il 113. È arrivato fino a casa e ha citofonato.

«Ho capito subito che era successo qualcosa perché il trillo è stato lungo, come quando accadono gli incidenti in viale Galliano e qualcuno suona per chiedere un bicchiere d’acqua - racconta la madre -, ma quando ho capito che era Luca, ho perso dieci anni di vita». È stata lei, infermiera, a medicarlo e ad accompagna­rlo in ospedale dopo aver chiamato la polizia. «Perdeva sangue dal braccio, se non lo avesse messo davanti a protezione, l’avrebbe preso in pieno petto» riflette mamma Caterina alzando gli occhi al cielo.

Gli agenti delle volanti si sono precipitat­i in via Merighi alla ricerca del rapinatore, riuscito però a dileguarsi senza lasciare tracce. In ospedale, Luca è stato ascoltato dai poliziotti e ha fornito un parziale identikit del suo aggressore, nella speranza che possa essere individuat­o. E per tutto il pomeriggio le ricerche in zona sono proseguite senza purtroppo dare esito. «Ma non possiamo dire di vivere in un quartiere a rischio - commentano madre e figlio -. Viviamo lì da dieci anni e non era mai accaduto nulla di simile, al massimo qualche incidente sul viale».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy