Rissa in Bra, già liberi: è bufera
Il giudice: «La legge non mi consente di tenerli in cella». I candidati a sindaco: «Va cambiata»
Domenica un romeno è stato pestato in Bra da 4 connazionali che, dopo essere stati arrestati, ieri pomeriggio sono tornati liberi: «La legge vieta il carcere per tale reato» dice il giudice. Ed è polemica.
Sangue e paura in Bra. Urla e inseguimento tra le vie del centro. Un romeno colpito al collo e al volto con una bottiglia rotta e poi preso a calci nonostante si trovasse a terra già sanguinante. Altri 4 connazionali tratti in arresto in flagrante dalla polizia che ha stretto loro la manette ai polsi nel «salotto» della città, in pieno giorno, in una piazza ancora affollata dai passanti del weekend, dai turisti e anche dagli elettori interessati a seguire, proprio a due passi da lì, un dibattito tra i candidati sindaco alle amministrative.
Quello di domenica, nei giardini di piazza Bra, è stato un tardo pomeriggio di violenza e incredulità. Un’aggressione senza pietà, quella riservata a un romeno che si trova tuttora ricoverato a Borgo Trento dove ha subito un intervento: per lui viene stimata una prognosi di 20 giorni, ma potrebbe aggravarsi.
Poco dopo le 15 di ieri, dall’udienza di convalida in tribunale, tutti e 4 gli arrestati sono usciti «liberi» dalle manette che esibivano ai polsi arrivando all’ex Mastino: difesi dagli avvocati Marcello Manzato, Paola Malavolta, Michela Celani e Santina Mazzeo, sono stati scarcerati con l’unico obbligo di presentarsi quotidianamente a firmare in Questura fino al processo che è stato fissato per il prossimo 19 settembre dal giudice Rita Caccamo. E proprio il magistrato, nella sua ordinanza, ha sottolineato che i 4 aggressori risultano pericolosi, si sono macchiati di un episodio particolarmente grave e sul loro conto pesano anche svariati precedenti penali.
Perché, allora, liberarli se anche il pm di turno Elvira Vitulli aveva chiesto la custodia cautelare in cella per tutti? Lo spiega senza mezzi termini lo stesso magistrato nella sua ordinanza: «In ragione dell’attuale imputazione (che risulta quella di “lesioni volontarie”, ndr),e poiché la pena edittale massima è di 4 anni e 6 mesi di reclusione, è vietata l’applicazione della custodia cautelare in carcere». Perché, allora, non applicare almeno gli arresti domiciliari? A darne conto è sempre il giudice Caccamo: «Tale misura si può infliggere soltanto a carico delle persone munite di stabile e idonea dimora». E così Mariam Petronel Tiba, classe ‘92; Ion Popa, classe ‘78; Costel Trofin, classe ‘77 e Nicolaie Marica, classe ‘87, oltre all’obbligo di presentazione ogni giorno in Questura, dovranno solo rispettare il divieto di avvicinarsi alla persona offesa,che abita in città, e di tentare di contattarla anche al telefono. Ai 4, comunque, il magistrato ha riservato toni tutt’altro che miti, sottolinean- do «la concreta gravità del fatto», «il numero degli aggressori in prevalenza rispetto alla vittima, colpita anche se incapace di difendersi», l’esistenza «per Marica di 3 precedenti penali, per Trofin di 1, per Popa di 2». E proprio quest’ultimo, l’unico che dopo il pestaggio aveva cercato di darsi alla fuga, è stato il solo che ieri in aula si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre gli altri 3, che hanno rilasciato tutti dichiarazioni, si sono difesi scaricando su Popa ogni addebito e,anzi, affermando di aver a loro volta cercato di soccorrere il ferito che giaceva a terra in una pozza di sangue. È stato un passante a inseguirlo mentre tentava di darsela a gambe, finché gli agenti lo hanno bloccato all’angolo tra via Oberdan e via Diaz. Cinque i testimoni oculari del pestaggio e tra loro, è emerso ieri in aula, i candidati sindaco Michele Croce e Federico Sboarina: il giorno della sentenza, potrebbero dover deporre al processo anche i due politici.