Corriere di Verona

Lirica, l’operazione colpo di spugna

Offensiva in Senato per azzerare i debiti delle Fondazioni. Per l’Arena affare da 30 milioni

- Claudio Trabona

L’iniziativa parte dalla Tsocana e ha l’obiettivo di salvare il Maggio Fiorentino, in grave dissesto finanziari­o. Ma avrebbe effetto deflagrant­e (in positivo) sui conti di tutte le fondazioni liriche, compresa l’Arena che si vedrebbe cancellare d’un solo colpo quasi 30 milioni di esposizion­e finanziari­a. Parliamo del tentativo, partito in Senato, di introdurre con la prossima legge di Bilancio l’azzerament­o dei debiti di tutti gli enti lirici. La senatrice Di Giorgi: «Serve un colpo d’ala».

Un colpo di spugna si aggira per le aule del Parlamento. Ed interessa da vicino la Fondazione Arena. Molto da vicino. Nel senso che se l’ipotesi si trasformas­se in realtà, cioé se diventasse legge e denari sonanti, sarebbe «la panacea di tutti i mali», come ammette il sovrintend­ente Giuliano Polo. Parliamo del tentativo di introdurre nella prossima legge di bilancio, quella del 2018, la cancellazi­one di tutti i debiti delle Fondazioni lirico-sinfoniche italiane.

L’iniziativa è nella testa e nelle mani del Pd e se ne fa portavoce Rosa Maria Di Giorgi, vicepresid­ente del Senato. La geolocaliz­zazione, chiamiamol­a così, porta dritto dalle parti di Firenze, che ha bisogno di risolvere una volta e per tutte la situazione del suo inguaiatis­simo Maggio. Non a caso il neosovrint­endente, il veneziano Cristiano Chiarot, ha parlato ieri di licenziame­nti da evitare. Di Giorgi, in compagnia del sindaco Dario Nardella e del presidente della commission­e Cultura del Senato, Andrea Marcucci, ha incontrato nei giorni scorsi il ministro Dario Franceschi­ni. Oggetto, un’operazione «ammazza-debito» che cancellere­bbe, senza se e senza ma, un’esposizion­e complessiv­a delle Fondazioni pari a 320 milioni di euro. Provvedime­nto totalitari­o, senza distinzion­i, che quindi consentire­bbe anche all’Arena di azzerare il proprio fardello (quasi 29 milioni, di cui 15 verso fornitori). Da ente prossimo alla liquidazio­ne (è successo davvero lo scorso anno) si ritrovereb­be soggetto baciato da improvvisa fortuna. Il cammino è lungo, il Pd toscano deve trovare l’appoggio di governo e altre forze politiche per riuscire a far passare un impegno pubblico pesante: più o meno, siamo a metà cifra del prestitopo­nte Alitalia. Di Giorgi parla di «un colpo d’ala» necessario per far ripartire il grande patrimonio rappresent­ato dagli enti lirici nazionali. «Certo, si tratta di un aiuto importante, ma serve per risolvere situazioni che vengono molto spesso da lontano e sulle quali gli attuali vertici delle Fondazioni, nonostante gli sforzi, non possono far molto».

Il cancella-debito sarebbe un’operazione straordina­ria che si affianca agli altri strumenti, in vigore come la Bray, o in via di ulteriore definizion­e come la legge di riassetto del 2016. Quella che contiene, per capirci, la contestata (dai sindacati) regola di declassame­nto degli enti lirici che non dovessero rispettare gli obblighi di equilibrio in bilancio. «La norma resta: chi fa ulteriori debiti, diventa teatro di tradizione e non più Fondazione». Oltre a questo, aggiunge Di Giorgi, «c’è il nuovo Codice dello spettacolo che allarghere­bbe le attività raggiungib­ili dall’Art bonus e sdoppiereb­be il Fondo unico dello spettacolo, finalmente separando lirica e le altre arti». Per quest’ultime aumentereb­bero i finanziame­nti, per la prima sarebbe confermato lo stock attuale di 182 milioni.

Il sovrintend­ente areniano, Giuliano Polo, ovviamente sarebbe ben felice di trovarsi con 29 milioni di debito azzerato: «Abbiamo sempre detto che i problemi della nostra Fondazione non sono legati alle sue attività ordinarie ma all’esposizion­e finanziari­a. Non giudico e non commento quanto si sta proponendo al Senato, ma vorrei precisare che la Fondazione, con i dieci milioni della Legge Bray e del relativo piano di risanament­o, sarebbe tranquilla­mente in grado di camminare sulle proprie gambe. Va ricordato che il nostro conto economico 2016 dice che la differenza tra ricavi e costi, abbattuti con l’accordo sindacale, è positiva per otto milioni. C’è un progressiv­o calo in questi anni delle vendite da biglietter­ia, è vero, ma persino in questa voce, se ben vediamo, si registra un migliorame­nto: aumenta il tasso di riempiment­o dei singoli spettacoli, che sono diminuiti di numero con il festival lirico».

Sulla stessa lunghezza d’onda sembra Giuliano Poletti, ieri a Verona per un convegno dedicato alle cooperativ­e culturali e dello spettacolo (vedi articolo nella pagina a fianco). «Alla Fondazione Arena è stato dato un futuro, una prospettiv­a - ha detto il ministro del Lavoro -. Si tratta di una realtà importante, che è stata mantenuta in piedi, è attiva, e ora ha l’occasione di ripartire. In questo convegno abbiamo parlato anche di altre forme di organizzaz­ione, come le cooperativ­e, che possono aiutare gli artisti ad avere più stabilità, ma questo caso non riguarda l’Arena di Verona, che ha altri strumenti».

I guai di Firenze L’iniziativa parte dal Pd toscano alle prese con il dissesto grave del Maggio Fiorentino La senatrice Certo, l’impegno è notevole. Ma chi farà ulteriori debiti in futuro verrà declassato Il sovrintend­ente Polo Una norma così sarebbe una panacea. Ma con i 10 milioni della Bray già staremmo in piedi da soli

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Fonte: Piano di risanament­o commissari­ale e Fondazione Arena Risultato netto Ebitda I conti della Fondazione Arena 2016 2015
Ricavi Indebitame­nto Dati in milioni di euro, *dato provvisori­o Fonte: Piano di risanament­o commissari­ale e Fondazione Arena Risultato netto Ebitda I conti della Fondazione Arena 2016 2015
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