Lirica, l’operazione colpo di spugna
Offensiva in Senato per azzerare i debiti delle Fondazioni. Per l’Arena affare da 30 milioni
L’iniziativa parte dalla Tsocana e ha l’obiettivo di salvare il Maggio Fiorentino, in grave dissesto finanziario. Ma avrebbe effetto deflagrante (in positivo) sui conti di tutte le fondazioni liriche, compresa l’Arena che si vedrebbe cancellare d’un solo colpo quasi 30 milioni di esposizione finanziaria. Parliamo del tentativo, partito in Senato, di introdurre con la prossima legge di Bilancio l’azzeramento dei debiti di tutti gli enti lirici. La senatrice Di Giorgi: «Serve un colpo d’ala».
Un colpo di spugna si aggira per le aule del Parlamento. Ed interessa da vicino la Fondazione Arena. Molto da vicino. Nel senso che se l’ipotesi si trasformasse in realtà, cioé se diventasse legge e denari sonanti, sarebbe «la panacea di tutti i mali», come ammette il sovrintendente Giuliano Polo. Parliamo del tentativo di introdurre nella prossima legge di bilancio, quella del 2018, la cancellazione di tutti i debiti delle Fondazioni lirico-sinfoniche italiane.
L’iniziativa è nella testa e nelle mani del Pd e se ne fa portavoce Rosa Maria Di Giorgi, vicepresidente del Senato. La geolocalizzazione, chiamiamola così, porta dritto dalle parti di Firenze, che ha bisogno di risolvere una volta e per tutte la situazione del suo inguaiatissimo Maggio. Non a caso il neosovrintendente, il veneziano Cristiano Chiarot, ha parlato ieri di licenziamenti da evitare. Di Giorgi, in compagnia del sindaco Dario Nardella e del presidente della commissione Cultura del Senato, Andrea Marcucci, ha incontrato nei giorni scorsi il ministro Dario Franceschini. Oggetto, un’operazione «ammazza-debito» che cancellerebbe, senza se e senza ma, un’esposizione complessiva delle Fondazioni pari a 320 milioni di euro. Provvedimento totalitario, senza distinzioni, che quindi consentirebbe anche all’Arena di azzerare il proprio fardello (quasi 29 milioni, di cui 15 verso fornitori). Da ente prossimo alla liquidazione (è successo davvero lo scorso anno) si ritroverebbe soggetto baciato da improvvisa fortuna. Il cammino è lungo, il Pd toscano deve trovare l’appoggio di governo e altre forze politiche per riuscire a far passare un impegno pubblico pesante: più o meno, siamo a metà cifra del prestitoponte Alitalia. Di Giorgi parla di «un colpo d’ala» necessario per far ripartire il grande patrimonio rappresentato dagli enti lirici nazionali. «Certo, si tratta di un aiuto importante, ma serve per risolvere situazioni che vengono molto spesso da lontano e sulle quali gli attuali vertici delle Fondazioni, nonostante gli sforzi, non possono far molto».
Il cancella-debito sarebbe un’operazione straordinaria che si affianca agli altri strumenti, in vigore come la Bray, o in via di ulteriore definizione come la legge di riassetto del 2016. Quella che contiene, per capirci, la contestata (dai sindacati) regola di declassamento degli enti lirici che non dovessero rispettare gli obblighi di equilibrio in bilancio. «La norma resta: chi fa ulteriori debiti, diventa teatro di tradizione e non più Fondazione». Oltre a questo, aggiunge Di Giorgi, «c’è il nuovo Codice dello spettacolo che allargherebbe le attività raggiungibili dall’Art bonus e sdoppierebbe il Fondo unico dello spettacolo, finalmente separando lirica e le altre arti». Per quest’ultime aumenterebbero i finanziamenti, per la prima sarebbe confermato lo stock attuale di 182 milioni.
Il sovrintendente areniano, Giuliano Polo, ovviamente sarebbe ben felice di trovarsi con 29 milioni di debito azzerato: «Abbiamo sempre detto che i problemi della nostra Fondazione non sono legati alle sue attività ordinarie ma all’esposizione finanziaria. Non giudico e non commento quanto si sta proponendo al Senato, ma vorrei precisare che la Fondazione, con i dieci milioni della Legge Bray e del relativo piano di risanamento, sarebbe tranquillamente in grado di camminare sulle proprie gambe. Va ricordato che il nostro conto economico 2016 dice che la differenza tra ricavi e costi, abbattuti con l’accordo sindacale, è positiva per otto milioni. C’è un progressivo calo in questi anni delle vendite da biglietteria, è vero, ma persino in questa voce, se ben vediamo, si registra un miglioramento: aumenta il tasso di riempimento dei singoli spettacoli, che sono diminuiti di numero con il festival lirico».
Sulla stessa lunghezza d’onda sembra Giuliano Poletti, ieri a Verona per un convegno dedicato alle cooperative culturali e dello spettacolo (vedi articolo nella pagina a fianco). «Alla Fondazione Arena è stato dato un futuro, una prospettiva - ha detto il ministro del Lavoro -. Si tratta di una realtà importante, che è stata mantenuta in piedi, è attiva, e ora ha l’occasione di ripartire. In questo convegno abbiamo parlato anche di altre forme di organizzazione, come le cooperative, che possono aiutare gli artisti ad avere più stabilità, ma questo caso non riguarda l’Arena di Verona, che ha altri strumenti».
I guai di Firenze L’iniziativa parte dal Pd toscano alle prese con il dissesto grave del Maggio Fiorentino La senatrice Certo, l’impegno è notevole. Ma chi farà ulteriori debiti in futuro verrà declassato Il sovrintendente Polo Una norma così sarebbe una panacea. Ma con i 10 milioni della Bray già staremmo in piedi da soli