Profugo ruba in due case «Grave condotta, l’Italia lo mantiene: resta in galera»
Era a Costagrande. Nessuno sconto dal giudice: «Ha anche aggredito la polizia del Paese che lo accoglie»
Dal Gambia era da poco giunto in Italia dove, immediatamente, aveva avanzato domanda di asilo. In attesa che la sua richiesta venisse accolta, aveva trovato ospitalità nel centro di accoglienza alle porte di Verona, a Costagrande, da dove, però, ha pensato «bene» di uscirsene ubriaco nel cuore della notte e, armato di cacciavite, di rubare in due case.
Dal Gambia era da poco giunto in Italia dove, immediatamente, aveva avanzato domanda di asilo. In attesa che la sua richiesta venisse accolta, aveva trovato ospitalità nel centro di accoglienza alle porte di Verona, a Costagrande, da dove, però, ha pensato «bene» di uscirsene ubriaco nel cuore della notte e, armato di cacciavite, di violare due abitazioni ad Avesa, poco distante, per fare man bassa di qualunque cosa avesse trovato all’interno.
A bloccarlo sono stati prima alcuni vicini e poi i poliziotti, contro cui il rifugiato ha anche tentato di scagliare una bottiglia. Alla fine si è ritrovato in cella a Montorio dove, ha stabilito ieri il giudice Rita Caccamo all’udienza di convalida, dovrà restare rinchiuso almeno fino alla data del processo, rinviato a luglio: in aula, tra le motivazioni della custodia cautelare in carcere, il magistrato ha posto l’accento sulla circostanza che «l’imputato, da poco entrato nel territorio dello Stato, si è subito predisposto a gravi condotte predatorie aggredendo le forze dell’ordine del Paese che lo ospita e lo mantiene in un centro di accoglienza».
Ma torniamo ai fatti. L’allarme è scattato domenica, all’alba. Quando un residente di via Indentro, ad Avesa, è stato svegliato dai rumori provenienti La struttura In attesa che la sua richiesta di asilo fosse accolta, il profugo era ospite del centro di Costagrande, sulle colline sopra Avesa dall’appartamento accanto e si è alzato a controllare. Non era il solo ad aver sentito quei tonfi sordi: alla centrale operativa della questura sono arrivate due distinte chiamate. E grazie alle tempestive segnalazioni, gli agenti delle volanti sono riusciti a bloccare immediatamente il ladruncolo che aveva preso di mira due abitazioni nel giro di pochi minuti.
Si trattava di un «residente» in zona: uno dei circa 300 richiedenti asilo ospitati nel centro di Costagrande. Masaneh Kanteh, 27 anni originario della Guinea, nel centro era arrivato lo scorso 27 aprile.
Nemmeno il tempo di ambientarsi e di frequentare i corsi di alfabetizzazione, che si è ritrovato arrestato con le accuse di furto e tentato furto aggravato oltre che di resistenza. Perché dopo aver svaligiato un appartamento ed essere fuggito dal secondo, se l’è presa anche con i poliziotti tentando di colpirli con una bottiglia. Difeso dal legale Paola Malavolta, ieri il profugo ha lasciato il tribunale dopo la convalida per tornarsene direttamente in cella: «Il possesso del cacciavite esclude l’episodicità dei delitti - ha sottolineato il giudice nella sua ordinanza -, caratterizzati da un crescendo di gravità».
Letteralmente «indemoniata» la presidente della cooperativa Tinlé che gestisce Costagrande e i suoi ospiti: «Con tutti gli sforzi che facciamo per educarli al meglio - commenta Nadia Gobbo -, poi basta una mela marcia per mandare all’aria tutto. Spero che rimanga in carcere, automaticamente scatterà per lui la revoca dell’accoglienza. Ma già oggi tradurremo e appenderemo la notizia nella nostra bacheca per far capire agli altri ragazzi quel che accade quando non si rispettano le regole».
Sull’episodio è intervenuto ieri l’europarlamentare e vicesegretario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana, secondo cui «i casi di richiedenti asilo sorpresi a delinquere si susseguono con allarmante frequenza. Chiediamo che il centro di Costagrande sia chiuso, che siano rifiutate tutte le richieste d’asilo di chi si rende responsabile di reati e che nei confronti di questi si proceda all’espulsione immediata. Quella attuale non è accoglienza, è caos e ancora una volta le cronache dimostrano che in questa accoglienza non c’è niente di umanitario e che spesso si sta concedendo vitto e alloggio a spese pubbliche anche a chi delinque. Ricordiamo anche i precedenti casi di finti profughi sorpresi a spacciare ai Bastioni. C’è una responsabilità politica in tutto questo».
Il possesso del cacciavite dimostra la non episodicità dei delitti
Da parte del rifugiato c’è stato un crescendo un gravità, dai furti alla aggressione Nadia Gobbo
Basta una mela marcia per mandare all’aria tutto. Spero che rimanga rinchiuso in carcere