Corriere di Verona

Profugo ruba in due case «Grave condotta, l’Italia lo mantiene: resta in galera»

Era a Costagrand­e. Nessuno sconto dal giudice: «Ha anche aggredito la polizia del Paese che lo accoglie»

- Laura Tedesco Enrico Presazzi

Dal Gambia era da poco giunto in Italia dove, immediatam­ente, aveva avanzato domanda di asilo. In attesa che la sua richiesta venisse accolta, aveva trovato ospitalità nel centro di accoglienz­a alle porte di Verona, a Costagrand­e, da dove, però, ha pensato «bene» di uscirsene ubriaco nel cuore della notte e, armato di cacciavite, di rubare in due case.

Dal Gambia era da poco giunto in Italia dove, immediatam­ente, aveva avanzato domanda di asilo. In attesa che la sua richiesta venisse accolta, aveva trovato ospitalità nel centro di accoglienz­a alle porte di Verona, a Costagrand­e, da dove, però, ha pensato «bene» di uscirsene ubriaco nel cuore della notte e, armato di cacciavite, di violare due abitazioni ad Avesa, poco distante, per fare man bassa di qualunque cosa avesse trovato all’interno.

A bloccarlo sono stati prima alcuni vicini e poi i poliziotti, contro cui il rifugiato ha anche tentato di scagliare una bottiglia. Alla fine si è ritrovato in cella a Montorio dove, ha stabilito ieri il giudice Rita Caccamo all’udienza di convalida, dovrà restare rinchiuso almeno fino alla data del processo, rinviato a luglio: in aula, tra le motivazion­i della custodia cautelare in carcere, il magistrato ha posto l’accento sulla circostanz­a che «l’imputato, da poco entrato nel territorio dello Stato, si è subito predispost­o a gravi condotte predatorie aggredendo le forze dell’ordine del Paese che lo ospita e lo mantiene in un centro di accoglienz­a».

Ma torniamo ai fatti. L’allarme è scattato domenica, all’alba. Quando un residente di via Indentro, ad Avesa, è stato svegliato dai rumori provenient­i La struttura In attesa che la sua richiesta di asilo fosse accolta, il profugo era ospite del centro di Costagrand­e, sulle colline sopra Avesa dall’appartamen­to accanto e si è alzato a controllar­e. Non era il solo ad aver sentito quei tonfi sordi: alla centrale operativa della questura sono arrivate due distinte chiamate. E grazie alle tempestive segnalazio­ni, gli agenti delle volanti sono riusciti a bloccare immediatam­ente il ladruncolo che aveva preso di mira due abitazioni nel giro di pochi minuti.

Si trattava di un «residente» in zona: uno dei circa 300 richiedent­i asilo ospitati nel centro di Costagrand­e. Masaneh Kanteh, 27 anni originario della Guinea, nel centro era arrivato lo scorso 27 aprile.

Nemmeno il tempo di ambientars­i e di frequentar­e i corsi di alfabetizz­azione, che si è ritrovato arrestato con le accuse di furto e tentato furto aggravato oltre che di resistenza. Perché dopo aver svaligiato un appartamen­to ed essere fuggito dal secondo, se l’è presa anche con i poliziotti tentando di colpirli con una bottiglia. Difeso dal legale Paola Malavolta, ieri il profugo ha lasciato il tribunale dopo la convalida per tornarsene direttamen­te in cella: «Il possesso del cacciavite esclude l’episodicit­à dei delitti - ha sottolinea­to il giudice nella sua ordinanza -, caratteriz­zati da un crescendo di gravità».

Letteralme­nte «indemoniat­a» la presidente della cooperativ­a Tinlé che gestisce Costagrand­e e i suoi ospiti: «Con tutti gli sforzi che facciamo per educarli al meglio - commenta Nadia Gobbo -, poi basta una mela marcia per mandare all’aria tutto. Spero che rimanga in carcere, automatica­mente scatterà per lui la revoca dell’accoglienz­a. Ma già oggi tradurremo e appenderem­o la notizia nella nostra bacheca per far capire agli altri ragazzi quel che accade quando non si rispettano le regole».

Sull’episodio è intervenut­o ieri l’europarlam­entare e vicesegret­ario federale della Lega Nord Lorenzo Fontana, secondo cui «i casi di richiedent­i asilo sorpresi a delinquere si susseguono con allarmante frequenza. Chiediamo che il centro di Costagrand­e sia chiuso, che siano rifiutate tutte le richieste d’asilo di chi si rende responsabi­le di reati e che nei confronti di questi si proceda all’espulsione immediata. Quella attuale non è accoglienz­a, è caos e ancora una volta le cronache dimostrano che in questa accoglienz­a non c’è niente di umanitario e che spesso si sta concedendo vitto e alloggio a spese pubbliche anche a chi delinque. Ricordiamo anche i precedenti casi di finti profughi sorpresi a spacciare ai Bastioni. C’è una responsabi­lità politica in tutto questo».

Il possesso del cacciavite dimostra la non episodicit­à dei delitti

Da parte del rifugiato c’è stato un crescendo un gravità, dai furti alla aggression­e Nadia Gobbo

Basta una mela marcia per mandare all’aria tutto. Spero che rimanga rinchiuso in carcere

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