«La piazza? Una latrina a cielo aperto»
Nessuna «militarizzazione», nessun aumento delle pattuglie in zona. Il day after, nei giardinetti di piazza Bra, scorre via come una giornata simile a tutte le altre.
Ore 16: viavai di turisti, anziani seduti sulle panchine, taxisti che attendono i clienti per la prossima corsa, qualche ambulante pronto a rifilarti un’asta per i selfie. La guardia dell’istituto di vigilanza privata ingaggiato dal Comune monitora il tutto, ma ha l’ordine tassativo di non rilasciare dichiarazioni.
Difficile incontrare qualcuno che abbia assistito alla violenza divampata all’improvviso domenica sera, terminata con un romeno ricoverato in ospedale e quattro suoi connazionali arrestati dalla polizia. Perché l’affollatissimo salotto della città non è un luogo per aficionados sedentari, ma casomai un continuo transitare di migliaia e migliaia di turisti. Qualcuno si ferma per una foto davanti alla fontana, qualcun altro si gode una pausa all’ombra, altri si siedono sulle panchine a studiare la cartina della città prima di dare avvio al proprio tour personale.
«Ma su quelle panchine ci si siede solo chi non conosce la Bra - sorride un tassista -. Lì sopra ormai accade di tutto. È una latrina a cielo aperto. Lo vede quell’albero? Diciamo che non è stato innaffiato ad acqua...».
Eppure i bagni pubblici (a pagamento, 70 centesimi) ci sono. «Ma quella gente i soldi non li usa mica per venire qui a fare i propri bisogni - spiega uno degli operatori della coop che gestisce il servizio -, li usano per bere».
Tania, badante moldava che passa le pause di libertà tra un turno e l’altro all’ombra dell’Arena in compagnia delle amiche, conferma: «Ero qui anche ieri (domenica, ndr) e ho visto tutto. Erano ubriachi, la guardia giurata ha provato anche a calmarli, ma erano fuori controllo. E poi quando quello è caduto a terra, sembrava davvero fosse morto racconta ancora scossa -. Noi qui veniamo sempre, è l’unico posto che abbiamo per ritrovarci. Queste persone non ci hanno mai dato alcun problema, ma se bevono rischiano di diventare violente».
Giovanni, pensionato che vive in zona, ai giardinetti accompagna ogni giorno il cane: «Ormai di posti sicuri non ne esistono più. Ma non è questione di paura: è una vergogna che la piazza, il biglietto da visita di Verona, sia ridotta così. Da una parte gli ubriaconi che litigano, dall’altra i drogati».
Chiamati in causa, i presunti «tossici» si difendono: «Non siamo drogati, abbiamo avuto i nostri problemi in passato, ma non vendiamo a nessuno e non abbiamo mai dato fastidio a nessuno». Sono una decina e raccontano di seguire i programmi di disintossicazione del Sert. Ma non ci stanno a passare per il capro espiatorio di turno: «Alcuni di noi una casa non ce l’hanno più, abbiamo cercato un lavoro senza trovarlo. Abbiamo cinquant’anni e ci ritroviamo qui per farci un po’ di compagnia, per stare insieme. Ma non ci siamo mai sognati di dare fastidio a nessuno, né tantomeno di prenderci a pugni fino a ridurci in ospedale».
Lo sguardo è rivolto al luogo dell’aggressione dell’altra sera, dalla parte opposta della fontana verso la Gran Guardia: «Non siamo mica come quelli» sentenziano. E di là, sulle panchine, non c’è nessuno. I clochard dell’est Europa oggi non si fanno vedere. «Saranno tutti in Pradaval» suppone un anziano mentre passa una camionetta dell’esercito, quelle dell’operazione «Strade sicure».
Nessuno, tra i presenti, chiede più pattuglie. Adam, turista inglese appena arrivato, spinge avanti e indietro il passeggino per far addormentare la figlioletta: «Piazza pericolosa? Absolutely not». Un gruppetto di asiatici, forse del Bangladesh o del Pakistan, siede su una panchina di fronte a Palazzo Barbieri. «Venite qui spesso?». «No italiano» rispondono in coro.
Nel giro di cinque minuti sono intenti a ronzare attorno a una comitiva di studenti francesi per vendere kit per i selfie e la conoscenza dell’italiano, effettivamente, non è necessaria.
Giovanni (pensionato) Da una parte gli ubriaconi che litigano, dall’altra i drogati: questa ora è piazza Bra Tania la badante Erano ubriachi, la guardia giurata ha provato a calmarli, ma erano fuori controllo