Corriere di Verona

Celiachia, lo screening rivela «Due bimbi su tre sono a rischio e non sanno nemmeno di esserlo»

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Celiachia, questa sconosciut­a. Da un lato il boom dei prodotti «gluten free», dall’altro i numeri dei malati che non sanno di esserlo. Aspetto, il secondo, sul quale si è focalizzat­o lo studio avviato nel 2015 dalla Pediatria dell’Ospedale Fracastoro di San Bonifacio dell’Usl 9, con la collaboraz­ione dell’Ufficio scolastico provincial­e e il sostegno di Fondazione Cariverona. Ricerca innovativa per la metodologi­a utilizzata, che ha sottoposto a screening 5mila studenti delle province di Verona e di Ancona. I dati relativi ai bambini veronesi (di età compresa tra i5 e i 10 anni), presentati ieri alla presenza del direttore Pietro Girardi, hanno messo in luce un’incidenza pari a 19 casi su mille a fronte di una media veneta sei-sette volte inferiore. Boom di baby intolleran­ti al glutine in riva all’Adige? Secondo il dottor Mauro Cinquetti, responsabi­le del progetto, è questione di metodologi­a di indagine, più che di numero reale di affetti dalla malattia. Di norma, la diagnosi è successiva al comparire di sintomi specifici, quali diarrea, dolori addominali, astenia. Il metodo di questa ricerca si basava invece sullo screening: dei 2517 alunni delle elementari dell’est della provincia contattati, in 2.155 si sono sottoposti a prelievo di sangue a scuola. «In 960 casi, pari al 44,6%, abbiamo registrato una predisposi­zione genetica spiega Cinquetti - e su questi bambini abbiamo eseguito un secondo prelievo mirato a valutare la presenza di anticorpi antiglutin­e, per documentar­e l’eventuale diagnosi di celiachia in atto». Ed è in questa seconda fase che i risultati sono stati decisament­e inaspettat­i. Perché se 12 erano i celiaci già noti, 17 sono state le nuove diagnosi e 12 i casi sospetti ancora da accertare completame­nte. In altre parole, due bambini malati su tre non sanno di esserlo.

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