Truffa: addetto al recupero crediti condannato a un anno e dieci mesi
Si spacciava per ufficiale giudiziario: «Se non paghi ti espropriano»
Lavora come incaricato di una società privata al recupero crediti ma, spacciandosi falsamente come ufficiale giudiziario, non ha esitato a presentarsi a casa di una giovane donna veronese ottenendo da lei con l’inganno la sottoscrizione di 32 cambiali in bianco. È accaduto il 13 febbraio scorso a Bussolengo quando in carcere, dopo essere stato tratto in arresto dai carabinieri, si era ritrovato con l’accusa di truffa Raniero Panigari, classe ‘56, bresciano. Per quest’ultimo, ieri mattina, è scoccata l’ora della sentenza di condanna: su decisione del giudice Rita Caccamo, l’imputato si è visto infliggere la pena finale di un anno e otto mesi di reclusione oltre a un’ammenda di 600 euro. Al termine dell’udienza, ha ottenuto la liberazione (dai domiciliari) seppure sottoposta all’obbligo di firma presso la più vicina caserma dell’Arma.
Ma facciamo un passo indietro a tre mesi fa, quando quell’insospettabile 61enne, collaboratore di un istituto per il recupero crediti, è stato arrestato dai carabinieri della stazione di Bussolengo, dopo aver truffato poco prima una donna, costringendola a firmare un totale di 32 di cambiali in bianco, per un importo superiore ai 5.300 euro.Al fine di recuperare con un raggiro il debito effettivamente maturato da un parente della vittima, l’uomo aveva finto di essere un ufficiale giudiziario incaricato dal Tribunale per il recupero forzoso della somma dovuta, esibendo alla donna un falso tesserino di riconoscimento.Ma in strada il truffatore ha trovato i carabinieri, che hanno svelato il suo disegno criminoso e gli hanno sequestrato anche le cambiali in bianco. All’indomani l’imputato è stato condotto davanti al tribunale di Verona che, dopo la convalida dell’arresto, ne ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari nel comune di residenza, in provincia di Brescia.
Ad aver contratto il debito era stato il fratello della vittima. A quest’ultima, Panigari aveva dapprima telefonato per poi bussare alla sua porta: «Se non pagherai - avrebbe prospettato alla giovane donna - il Tribunale procederà nei tuoi confronti all’esproprio dell’abitazione. Il rischio a cui potresti andare incontro se non dovessi pagare è quello di perdere la casa, oppure di vedere aggredito il tuo patrimonio oppure gli averi della tua famiglia». Parole, quelle usate dall’imputato per trarre in inganno la vittima, che gli hanno prima garantito le cambiali, ma subito dopo le manette. E infine, ieri, la condanna.