Corriere di Verona

Bagnoli: «Nel 1990 andò male, peccato Ma dopo la Spal aspetto in A il Verona»

- Di Matteo Fontana

Fu la sua ultima volta sulla panchina del Verona. Dopo nove anni, il 29 aprile 1990 Osvaldo Bagnoli salutò l’Hellas. Lo fece in un pomeriggio dal cielo terso, a Cesena, dove tutto era cominciato. Quel giorno, il Verona andò in B, perdendo per 1-0, sconfitto da un gol di Massimo Agostini, il Condor: «Più che le immagini, rimangono dentro certe emozioni», dice Bagnoli. Proprio sullo stesso campo, allo stadio intitolato a Dino Manuzzi, il patron che per primo portò in alto il Cesena, l’Hellas può staccare il biglietto per tornare in Serie A.

Bagnoli, ce la farà il Verona, giovedì?

«Servirà essere molto attenti. Manca poco, e proprio per questo motivo occorrerà evitare qualsiasi distrazion­e».

Fabio Pecchia cosa dovrà fare, secondo lei? «Non do consigli, non mi piace farlo. Le dico come mi comportavo io nel momento in cui si giocavano certe partite decisive: parlavo ai giocatori nello spogliatoi­o, li invitavo a stare calmi, a fare quello che sapevano senza preoccupar­si».

Lo fece anche quella volta a Cesena?

«Era l’ultima di campionato, dovevamo vincere per raggiunger­e la salvezza. Fu una gara combattuta, equilibrat­a. Ebbero la meglio loro».

Lì si chiuse la sua lunga conduzione del Verona. Nel 1981 era arrivato dal Cesena...

«Avevo passato le due stagioni precedenti ad allenare lì. Nel primo campionato facemmo delle cose buone e ci avvicinamm­o alla promozione in A, che cogliemmo l’anno successivo. Fu un periodo bello in una terra, la Romagna, in cui mi sono sempre sentito a casa».

Come mai la lasciò e scelse il Verona, che era ancora in B e veniva da stagioni modeste?

«A Verona c’era la mia famiglia, mia moglie e le mie figlie. Volevo stare con loro. Inoltre qui avevo giocato: c’erano molte amicizie che erano rimaste negli anni. Verona era, quindi, la mia città adottiva e decisi di accettare l’offerta che mi era stata fatta dalla società».

E con il Cesena come si congedò? «Capirono i motivi della mia decisione». Eppure alla Romagna è rimasto legato… «Pensi che passo sempre le vacanze estive a Cesenatico. Un’abitudine presa alla fine degli anni ’70. Ho allenato anche al Rimini, prima. Sono luoghi che mi sono cari e appena possibile, a giugno e luglio, ci vado con la famiglia». Ha visto il Verona di recente?

«Lo seguo tutte le volte che posso allo stadio. Il presidente mi ha fatto avere due tessere, una per me e una per mia moglie. Ha avuto delle difficoltà ma ha saputo superarle. In alcune partite si è visto che la squadra era tesa. Mantenendo la tranquilli­tà arriverà al traguardo».

In questo modo raggiunger­ebbe la Spal in Serie A...

«Sarebbe davvero una bella cosa, perché alla Spal sono stato, da calciatore, per tre stagioni, e a Ferrara mi sono trovato bene: lì è nata la mia seconda figlia, Monica. Sono contento che siano tornati in A dopo tanti anni. Adesso tocca al Verona, che è la squadra che più di tutte sento dentro di me».

Osvaldo Bagnoli Il Verona ha avuto delle difficoltà ma ha saputo superarle. In alcune gare si è visto che era teso. Mantenendo la tranquilli­tà arriverà al traguardo

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Mister scudetto Osvaldo Bagnoli, idolo dei tifosi gialloblù

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