Salemi: «Con me per cambiare questa città»
La candidata Pd prima del silenzio elettorale: «Questa è una città che ha bisogno di dialogo»
Ultimo messaggio alla città di Orietta Salemi? «Un sindaco non può concepirsi come separato dalla comunità. Deve pensare “duale”, termine che in greco rimanda all’essere due in uno. Girando per quartieri, associazioni, ordini professionali, mi sono accorta che Verona vuole questo: tornare al dialogo e sentirsi interpellata nelle scelte». Torretta del Lungadige San Giorgio: la campagna elettorale di Salemi, la professoressa (in aspettativa) di latino e greco al Maffei, si chiude qui: «Con i veronesi e con quanti credono davvero in un cambiamento per la nostra amata città».
«Ultimo messaggio alla città?». S’isola un attimo, Orietta Salemi, da foto e strette di mano. Riordina i pensieri. Poi fa: «Il messaggio è che un sindaco non può concepirsi come separato dalla comunità. Deve pensare “duale”, termine che in greco rimanda all’essere due in uno. Girando per quartieri, associazioni, ordini professionali, mi sono accorta che Verona vuole questo: tornare al dialogo e sentirsi interpellata nelle scelte». Torretta del Lungadige San Giorgio. Folla spalmata tra il chiosco - panini, risotto, bibite - e il piccolo palchetto che dà le spalle all’Adige. Di gente ce n’è parecchia, gente giovane e meno giovane, figli, genitori, nonni, un minestrone in cui si mischiano sensazioni buone, qualcuno dice «good vibrations» all’inglese, tutti sperano di sentirsi dare ragione dal voto. La campagna elettorale di Salemi, la professoressa (in aspettativa) di latino e greco al Maffei, si chiude qui: «Con i veronesi e con quanti credono davvero in un cambiamento per la nostra amata città». I veronesi sono quelli qualunque. Come Nicola Massella, 21 anni, studente, che, positivo come chi gli sta intorno, pronostica «un ballottaggio Sboarina-Salemi». Oppure Liliana, pensionata, che abita in Borgo Venezia e si dichiara comunque «confusa, sì, da tutte le spaccature che ci sono state nella politica veronese, forse nemmeno i cittadini se ne rendono davvero conto». Oppure, ancora, Maurizio D’Alessandro, ex docente, che le va dietro e incarna il votante animato da un certo sdegno: «Queste elezioni, con persone che si buttano in politica senza averne mai fatta prima, magari solo perché si trovano in difficoltà col lavoro, riflettono la tendenza veronese all’opportunismo». Non qualunque, per curriculum, sono i veronesi come l’ex sindaco Paolo Zanotto, che abbraccia Salemi e poi detta al taccuino: «Orietta è una candidata realmente nuova che rompe col passato. Io la portai in consiglio comunale nel 2006 e lei, fin da subito, mostrò l’approccio di chi risponde sempre con le proposte e non cede mai alla logica, imperante, dello scontro». Lei, Salemi, sale sul palco poco dopo le nove di sera. Fanno un passo indietro i capilista Tommaso Ferrari (Verona Civica - Salemi Sindaco), Chiara Stella (Eppur si muove), Gustavo Franchetto (Pd) e fanno un passo avanti, al microfono, «alcune persone comuni conosciute durante la campagna elettorale» (più ex studenti freschi di volantinaggio che si dicono «fortunati ad averla avuta come insegnante»). Di fatto, i titoli di coda della sua campagna elettorale parlano di lavoro. Perché «spesso sento dire che il Comune non ha competenza specifica in materia, in parte è vero, ma non può diventare un alibi». Sarà quella, allora, «una delle priorità della mia amministrazione», garantisce Salemi, che punta a «un ruolo di coordinamento rispetto a tutte le iniziative già sul campo per una politica attiva di reinserimento e ricollocamento: iniziative da portare in un progetto strutturale condiviso anzitutto dalle parti sociali, sia datoriali che sindacali». Parlare di lavoro, per Salemi, vuol dire parlare di legami. «Penso all’Università, a progetti virtuosi come il Master in logistica del Consorzio Zai, alle iniziative con gli istituti tecnici della Fondazione Last». Tutte idee che «uniscono mondo della formazione e imprese». Senza dimenticare le cooperative, «da valorizzare», magari con «un albo di quelle accreditate dall’ente, anche per dare garanzie d’affidabilità verso l’esterno», così come «le start-up» e «il mondo dello «smart-working», punti d’agenda su cui Verona, secondo Salemi, «è in ritardo». Un ritardo che può essere combattuto così: «Collaborando con gli enti specializzati in consulenza e supporto alla creazione d’impresa e alle libere professioni. Con chi favorisce la capacità del territorio di attirare investimenti. Con tutti gli altri soggetti che sostengono lo sviluppo d’imprenditorialità anche dal carattere sociale. Servono misure che prevedano incentivi e agevolazioni su utilizzo spazi, canoni di affitto e utenze: per mettersi così al fianco, davvero, di quei giovani che hanno idee e vogliono metterle in pratica».
Zanotto Orietta, un candidato che rompe col passato Gli allievi Fortunati ad averla avuta come insegnante