Corriere di Verona

Sboarina e Tosi, ultima sfida a distanza

- Alessio Corazza

Federico Sboarina chiude la sua campagna elettorale promettend­o che Verona, con lui sindaco, «ritroverà un’anima». Dalla sua, Flavio Tosi fa il bilancio dei suoi dieci anni di mandato e non nasconde, ancora una volta, quanto gli sarebbe piaciuto correre per un terzo. E intanto scoppia una nuova puntata della guerra dei social, con un audio «rubato» di Stefano Casali.

Federico Sboarina dice di aver stretto così tante mani in queste settimane da aver sviluppato la sindrome del «dottor Randazzo» del film Johnny Stecchino. Ma anche la sua risposta a cosa non abbia gradito di questa campagna elettorale ormai conclusa ricorda un altro celebre passaggio della pellicola di Roberto Benigni, quella sulle «tre piaghe della Sicilia» che sono l’Etna, la siccità e il traffico. «Cosa non mi è piaciuto? Il caldo», dice il candidato del centrodest­ra che non ha nessuna intenzione di tornare sulle polemiche in cui è stato trascinato, in particolar­e quella di avere tra i suoi sostenitor­i chi ha diffuso su Facebook le foto «rubate» di Vito Giacino con Patrizia Bisinella e Flavio Tosi. «È stata una bella campagna elettorale, anche per i rapporti con quasi tutti gli altri candidati sindaco con cui ci si è davvero confrontat­i sui programmi. Ho sempre tenuto il medesimo atteggiame­nto: attenzione ai contenuti, che sono quelli che poi interessan­o i cittadini», dice Sboarina nella sua ultima conferenza stampa prima del voto di domani, assieme ai rappresent­anti delle sette liste che lo sostengono.

Ci sono, con lui al Liston 12 di piazza Bra, Stefano Casali per Battiti-Verona Domani, Paolo Paternoste­r per la Lega Nord, Davide Bendinelli per Forza Italia, Ciro Maschio per Fratelli d’Italia, Germano Zanella del Partito Pensionati, Gianluigi Sette di Indipenden­za Veneto, Massimo Cavestro di Verona Più Sicura. «Abbiamo la squadra migliore - dice il candidato del centrodest­ra oltre che la più unita. Anche se nulla è stato ancora deciso per il dopo, non si è mai parlato tra noi di poltrone». Un riferiment­o al ruolo di vicesindac­o che i leghisti avevano già assegnato «d’ufficio» a Enrico Corsi.

Sboarina insiste molto su un punto, lo stesso che ha battuto giovedì sera in piazza Dante assieme a Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Luca Zaia: «A questa città bisogna ridare un’anima. Quando il primo cittadino invece di pensare a Verona pensa alla sua carriera nazionale, quando fa costruire centri commercial­i enormi che nessuno vuole, anche la città perde un po’ la sua anima. Noi siamo persone unite dall’amore per questa città, che è la nostra passione. In questa appassiona­nte e entusiasma­nte avventura, in cui abbiamo incontrato migliaia di persone, ci siamo resi conto che questa città la conosciamo molto bene, che i punti del nostro programma corrispond­ono alle richieste di tanti cittadini». Tra questi, il «central park» allo scalo merci: «È diventato un tema su cui tutti i candidati si sono impegnati, ci fa piacere». Il verdetto finale, almeno quello del primo turno, tocca ora ai cittadini. «La campagna elettorale finisce qui - spiega Sboarina - ma, compatibil­mente con il silenzio elettorale, non dobbiamo fermarci fino alle 23 di domenica».

Sboarina La cosa più brutta di questa campagna elettorale? Il caldo

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In piazza Bra Federico Sboarina (al centro con la cravatta) assieme ai rappresent­anti delle sue liste (foto Sartori)

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