Ex popolari, l’ultimatum di Viola: «Salvataggio chiuso entro il weekend»
Il manager chiede alle grandi banche impegni immediati. Cda pronto a gettare la spugna martedì
Ex popolari, Viola lancia l’ultimatum sul salvataggio. Impegni risolutivi entro il fine settimana, o il cda di Popolare di Vicenza, già convocato per martedì potrebbe prendere decisioni estreme. Mentre nel sistema bancario, a valle della disponibilità di Unicredit e Intesa ad un intervento-bis un anno dopo Atlante, si allarga il fronte degli istituti favorevoli a mettere gli 1,2 miliardi di capitali privati chiesti da Bruxelles (che potrebbero però essere ridotti a 700) per dare il via libera alla ricapitalizzazione da 6,4 miliardi con i fondi statali - «Se ci staranno tutti, parteciperemo anche noi, ma è fondamentale la velocità di azione» ha detto ieri con un endorsement di peso l’Ad di Mediolanum, Massimo Doris - l’amministratore delegato di Bpvi, Fabrizio Viola, ha chiesto ieri sera di tagliare drasticamente i tempi, risolvendo il problema nel fine settimana con impegni vincolanti da parte delle altre banche. «In giro per l’Europa le situazioni si risolvono in 24 ore, dovremmo fare lo stesso in Italia», ha detto il manager alla guida di Popolare di Vicenza all’agenzia Mf Dow Jones. Il tono è grave, da fine corsa: «Ci vuole molta rapidità. In questa situazione mi stupisco che le banche abbiano ancora clienti, perché stanno ritirando anche la raccolta indiretta. Servono decisioni immediate. Bisogna smettere di far girare il cerino. Bisogna convocare i banchieri e far convocare i rispettivi cda entro il fine settimana».
Un ultimatum, nei fatti. Ora che la soluzione è definita, con un intervento bis del sistema bancario un anno dopo Atlante, l’obiettivo di Viola è di trasmettere con chiarezza che non c’è più tempo e l’urgenza di una soluzione immediata. L’obiettivo è di arrivare già al cda che Popolare di Vicenza ha convocato per martedì (dopo il comitato rischi del giorno prima), a cui potrebbe aggiungersi quello di Veneto Banca, con impegni definiti. In caso contrario i cda potrebbero scegliere di non rimanere più con il cerino in mano, con il rischio di dover subire un default, e di rimettersi alla Bce. Per verificare se dover avviare la procedura di liquidazione, alla luce della situazione critica. Una soluzione drastica, fatta balenare per evitare il peggio, com’era già successo due settimane fa dopo il vertice fallito a Bruxelles, con la convocazione il giorno successivo a Roma e l’impegno del ministro Pier Carlo Padoan a trovare una soluzione. Ma d’altra parte gli ostacoli sulla strada per proseguire si moltiplicano. Dopo aver rimborsato 97 milioni di bond senior la prima settimana di giugno, Veneto Banca si trova alle prese con la scadenza di un’obbligazione subordinata da 150 milioni, di quelle che andrebbero convertite in capitale con la ricapitalizzazione precauzionale. Ma un rimborso a cui seguisse un default che rendesse impossibile restituire i bond senior potrebbe portare i titolari di questi ad aprire cause per non aver fatto pagare prima il conto ai subordinati.
Il problema è se prima di martedì si potrà materializzare davvero qualcosa. Per dire il cda di Intesa Sanpaolo è convocato giusto per martedì. Ma dopo l’impegno ad entrare in campo, il colosso bancario attende di vedere se si materializzano altri impegni di condivisione (sul fronte veneto Banco Bpm pare disposto ad un intervento-bis, di fronte ad una richiesta ultimativa del governo). Appare difficile ora vedere il dossier già pronto per il cda.
Ma Viola insiste che il tempo è scaduto: «Leggetevi l’analisi fatta dalla Cgia di Mestre per capire a quali rischi ci si espone se non si prendono decisioni immediate. Non c’è altro tempo da perdere». Analisi, quella degli artigiani di Mestre, presentata ieri mattina. Il segretario Renato Mason punta su due banche risanate, perché una scomparsa delle due ex popolari sarebbe comunque un dramma.
Vicenza e Montebelluna, dati alla mano, sono comunque ancora l’ottavo gruppo bancario nazionale per attivi e impieghi, il nono per raccolta e il settimo per sportelli. Con una quota di mercato in Veneto dell’11,7%. «Inconcepibile pensare a un default di un soggetto bancario così grande», insiste Mason. Eppure, fa notare ancora il leader della Cgia, «la classe dirigente sembra aver deposto le armi». E chi tira la giacca agli imprenditori per sollecitarli a fare la loro parte, conclude Mason, dovrebbe ricordarsi che «negli ultimi seisette anni i privati hanno già sottoscritto aumenti di capitale. Sono convinto che con un piano industriale concreto, la partecipazione dei veneti non mancherà».