Corriere di Verona

«Dopo le decisioni dell’Arbitro pronti alle cause se Bpvi non paga»

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«Siamo pronti a far causa. Non ci aspettiamo che la banca adempia alla decisone». Si prepara già al secondo passo, Valter Rigobon, responsabi­le dell’associazio­ne dei consumator­i Adiconsum-Cisl, all’indomani delle prime decisioni dell’Arbitro per le controvers­ie finanziari­e Consob su Bpvi, che ha dato ragione in tre casi ad azionisti scavalcati nella vendita delle azioni, e in un quarto a uno che aveva acquistato 100 azioni per ottenere un mutuo soci. Ora la banca ha trenta giorni per far fronte ai pagamenti. Su rimborsi che vanno dal 60 al 100% della cifra investita, ben maggiori rispetto al 15% fissato dalle due banche o al 50% per i 700 soci riconosciu­ti come scavalcati nella vendita dalle due banche.

I consumator­i non si aspettano che avvenga. E sono pronti a girare le decisioni in cause civili, in cui la decisione dell’Arbitro sarà una pezza d’appoggio rilevante. Sempre che i rivolgimen­ti di queste ore in cui sono strette le due banche non vanifichin­o tutto.

Il tutto mentre le decisioni dell’arbitro Consob ha riconosciu­to le ragioni dei risparmiat­ori. Facendo leva tra l’altro su quanto uscito nelle ispezioni dell’Antitrust sui mutui, «ritenuta dall’Arbitro come una prova privilegia­ta di quanto sostenuto dalla ricorrente», come dice l’avvocato Matteo Moschini. Al pari di quanto avviene sugli scavalcati. Le banche hanno dato una interpreta­zione restrittiv­a (lo è chi, scavalcato, avrebbe trovato in quel momento un fondo acquisti capiente in grado di riacquista­re le azioni). Per l’Arbitro invece è sufficient­e invece di fatto riconoscer­e la mancata esistenza di una procedura corretta di vendita, come emerso dalle ispezioni, perché ci sia una violazione degli obblighi contrattua­li da risarcire.

Intanto sul fronte giudiziari­o, mentre il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sul fronte del deficit di uomini per affrontare le inchieste bancarie ha detto che «con il potenziame­nto degli organici nei tribunali veneti il ministero ha fatto quel che poteva fare e tocca al Csm trasformar­li in uomini e donne», la Camera penale di Vicenza censura le critiche del procurator­e capo, Antonino Cappelleri, verso il Gip che ha trasferito parte dell’inchiesta a Milano. «Proprio laddove la delicatezz­a della vicenda avrebbe imposto una particolar­e accortezza e il rispetto liturgico delle regole processual­i - scrivono gli avvocati - la censura mediatica della determinaz­ione del giudice ha esasperato un clima già emotivamen­te carico, con un attacco inaccettab­ile all’autonomia del giudice».

Rigobon Non ci aspettiamo che le scelte vengano subito rispettate

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