Europa e immigrazione l’ultimo faccia a faccia prima del voto di domenica
Confronto pubblico al Teatro Nuovo sui grandi temi della campagna elettorale. Le posizioni dei candidati
«Montecchi e Capuleti». Sul palco del teatro Nuovo nessun dramma shakespeariano ma l’ultimo faccia a faccia tra i due candidati sindaco Federico Sboarina e Patrizia Bisinella. Euro, Ius soli, migranti e cultura: il dibattito si accende tra spunti amarcord (sullo schermo vengono proiettati scatti dei due da bambini). E si conclude con una firma di fronte al notaio.
È l’ultimo faccia a faccia, e dietro le quinte, prima di salire sul palco, la tensione è palpabile. Patrizia Bisinella e Federico Sboarina si confrontano direttamente in pubblico per l’ultima volta, prima del ballottaggio di domenica prossima, nella serata organizzata al Teatro Nuovo dai 14 Ordini professionali della città riuniti nel CUP. Moderatore, il vicedirettore del Corriere del Veneto Massimo Mamoli.
Dopo gli interventi del presidente del Cup, Giancarlo Franchini, e del vicepresidente, Vincenzo Scaduto, subito partono alcune immagini del Giulietta e Romeo nelle piazze, messo in scena dal Teatro Nuovo. Parla il direttore artistico Paolo Valerio. Poi Mamoli chiama sul palco quelli che definisce i «Montecchi e i Capuleti», ovvero i due candidati. E si parte da cultura e turismo. Che differenza c’è, chiede il moderatore, tra le proposte dei due candidati? «Un dato oggettivo - attacca Sboarina – è la mancanza da 5 anni di un assessorato municipale alla Cultura. Il che non vuole dire la mancanza di una targhetta fuori da una porta, ma denota l’assenza di una vera regia sul settore più importante per la nostra città».
Replica di Bisinella partendo con le stesse tre parole: «Un dato oggettivo – dice -: i grandi passi avanti anche nel settore turistico, rispetto a 10 anni fa, visto che Verona in questi anni ha avuto un’offerta superiore a quella di Milano, secondo un Osservatorio specializzato».
Sullo schermo ecco due fotografie dei candidati da piccoli. È il momento dei ricordi. «Nella foto sono con due mie sorelle, a casa mi chiamavano il principino perché ero l’unico maschio, vivevamo nella Zai storica e queste sono le mie radici».
«È la foto un po’ sfocata della prima comunione – racconta lei – la mia era una famiglia molto cattolica, papà era stato nella Marina militare. Non è stata molto facile la mia vita – aggiunge abbassando un po’ il tono ma quelli sono stati gli anni più felici».
Si torna alla politica con una domanda in video, registrato lunedì a Verona, dall’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli: «Ritenete o no che sia un errore parlare di uscita dall’euro?». Per Bisinella «l’uscita dall’euro non è praticabile, e corriamo seri rischi anche solo ipotizzandola». Sboarina spiega che «l’Europa è fredda, è stata costruita a freddo. Il problema non è la moneta unica ma un’Europa creata con una fusione a freddo che ha portato più negatività che positività. Adesso comunque ci siamo dentro, e dobbiamo essere bravi a intercettarne più risorse possibile. Parlo, ad esempio, del più grande progetto in assoluto per la nostra città, quello sul futuro dello scalo merci: al posto di quelle rotaie, 500 mila metri quadri di verde. Se mi si chiedesse per cosa vorrei essere ricordato come sindaco, risponderei: per quello».
Si passa all’immigrazione. Sboarina premette il suo no assoluto allo Ius Soli, e spiega che tra chi arriva, i reali rifugiati sono il 3 o il 5 per cento, e tutti gli altri vanno rimpatriati. Bisinella lamenta che «l’Italia è stata lasciata sola da altri Stati europei. Bisogna velocizzare le procedure d’identificazione di chi ha davvero diritto a restare e di chi invece va allontanato, rendendo esecutivi davvero i decreti di espulsione». E qui c’è l’unica fiammata polemica del dibattito: Bisinella ricorda gli insulti a un candidato tosiano solo perché nero, anche se «veronesissimo». E Sboarina replica ricordando che Tosi è stato condannato in base alla Legge Mancino.
Altri due filmati preparati per il dibattito, di due ex sindaci: Michela Sironi critica la campagna elettorale («Troppi candidati, anche maleducati, troppe civiche, accozzaglie di gente diversa senza linee politiche vere in comune»), mentre Paolo Zanotto chiede cosa si voglia fare per «trovare ai giovani un lavoro che non sia solo quello di commessa o commesso». Sia Bisinella che Sboarina rivendicano il civismo come valore, ma Bisinella imputa a Sboarina l’arrivo di Salvini e Meloni a suo sostegno, mentre lui ribatte di essere un civico vero, con Battiti passata da 0 a 15mila voti «e senza diktat dall’esterno». E sul lavoro, Bisinella rivendica come a Verona la disoccupazione sia solo al 5,3%, mentre Sboarina parla di agevolazioni fiscali a imprese che vogliano insediarsi qui. Una battuta: il giorno del ballottaggio Bisinella compirà gli anni e Sboarina dice che «le farà un bel regalo, ma non le regalerò – aggiunge - la guida della città». Si chiude con la firma simbolica di un contratto, di fronte al notaio Scaduto: un impegno a fare, più che a parlare, e a mantenere comunque un rispetto reciproco.
Con l’aria che tira in città in queste ore, un impegno importante e forse non del tutto facile da rispettare.