Corriere di Verona

La regata e il «processo» per le assenze

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Parte del libro scritto dall’ex gip di Vicenza Cecilia Carreri è dedicato alla ricostruzi­one del procedimen­to che l’ha riguardata, dando il via a una serie di sanzioni e ricorsi conclusi solo pochi mesi fa. Il Csm l’accusò di essersi «assentata dall’ufficio a più riprese e per periodi molto lunghi per motivi di salute», ma sottolinea­ndo che tutto ciò non le aveva impedito di «svolgere un’attività fisica altamente impegnativ­a», in particolar­e una famosa regata in barca a vela compiuta durante delle ferie arretrate. All'epoca era il 2005 -divenne il simbolo di una battaglia (anche mediatica) contro la «casta dei giudici». Nel libro dato alle stampe, il magistrato ricostruis­ce quello che definisce un «calvario giudiziari­o» concluso con le dimissioni dalla magistratu­ra e con una serie di sentenze attraverso le quali i suoi (ex) colleghi magistrati si sono opposti al suo reintegro, compreso il Csm. L’ultima, una sentenza del Tar del Lazio che respinge la sua domanda di rientrare in servizi.

«Si capiva perfettame­nte, leggendo gli atti, che il procurator­e (di Vicenza, ndr) non aveva voluto approfondi­re. Avrebbe dovuto procedere con intercetta­zioni, sequestri, verifiche bancarie, rogatorie, ordini di cattura. Il materiale poteva consentire indagini di alto livello. I reati balzavano agli occhi». Carreri ricostruis­ce alcuni episodi sospetti: dall’acquisto effettuato da Silvano Zonin - fratello di Gianni - di un palazzo a Venezia subito affittato a caro prezzo proprio a BpVi; ad alcune anomalie «che rappresent­avano come Zonin usasse la banca come una delle sue tante aziende: un viaggio a Parigi a spese della banca, l’uso della carta di credito dell’Istituto per una vacanza personale, la elargizion­e di denaro della banca a sindacalis­ti e parrocchie del Veronese, l’uso personale di un aereo della banca…». Dettagli di cui custodisce le prove, e nel libro racconta di «vecchi scatoloni in cui conservo ancora oggi atti e documenti...».

Gli anni successivi sono i più bui: il processo al suo mal di schiena, fino alla decisione di dimettersi. E oggi Carreri avanza la tesi di essere stata vittima di un complotto: «I fatti erano chiari: in un modo o nell’altro ero fuori dalla magistratu­ra. Se volevano eliminarmi, ci erano riusciti facendo in modo che fossi io, disperata, a dare le dimissioni. Il linciaggio mediatico mi aveva dato il colpo di grazia e poteva aver avuto una regia occulta».

L’ex gip che per primo si occupò di PopVicenza ricostruis­ce anche il successivo percorso profession­ale di alcuni dei protagonis­ti. «Oltre all’ex ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, nel 2013 Zonin aveva assunto anche Giannandre­a Falchi - capo della segreteria di Mario Draghi - che aveva diretto una delle ispezioni su BpVi (…) Zonin aveva piazzato l’ex prefetto di Vicenza Sergio Porena, gia probiviro della banca…». La lista è lunga (e comprende il figlio del pm Paolo Pecori «diventato uno degli avvocati della banca») anche perché «sembrava che Zonin fosse dappertutt­o».

Infine, l’ultima stoccata è per i magistrati di Vicenza che attualment­e indagano sul crollo dell’istituto. A colpirla, è «la clamorosa mancanza, da parte della procura, di sequestri di beni e patrimoni a garanzia delle parti lese, di ordinanze cautelari di arresto e carcerazio­ne». Tutti gli indagati sono rimasti «a piede libero e hanno potuto tranquilla­mente inquinare le prove o fuggire all’estero, far sparire il loro patrimonio personale. Mai vista una cosa simile».

Cecilia Carreri

Si capiva perfettame­nte, leggendo gli atti, che il procurator­e non aveva voluto approfondi­re

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