Banche venete, Gentiloni: «Direzione giusta»
Attesa per la risposta del governo all’offerta di Intesa-SanPaolo, il decreto potrebbe arrivare entro lunedì Zaia: malato grave, non importa chi lo cura. Ma da Fi al M5s è coro di critiche: così paga solo il contribuente
Tra ironie («È la svendita tutto-a-un-euro»), nostalgie («Non avremo più le nostre banche») e sospiri di sollievo («Una soluzione almeno è stata trovata»), il Veneto attende la risposta del governo all’offerta «condizionata» di Intesa San Paolo. L’istituto di credito si è detto disponibile a rilevare le attività in bonis di Popolare Vicenza e Veneto Banca, purché ciò avvenga «in una cornice legislativa approvata e definitiva» (decreto ad hoc o emendamento al decreto che già ha sospeso il rimborso del bond di Veneto Banca), con copertura degli «oneri di integrazione e razionalizzazione» (come gli esuberi) e la «sterilizzazione» di qualunque altro rischio (crediti deteriorati, asset «tossici», titoli in sofferenza). Dal ministero dell’Economia per ora nessun commento, perché se è difficile pensare che Intesa si sia esposta fino a questo punto senza prima aver informato il governo (e Bruxelles), è altrettanto vero che paletti tanto stringenti non erano attesi in Via XX Settembre. E d’altra parte, quali alternative si possono proporre, in caso di rifiuto? In tal senso sembrano decisive le - poche parole rilasciate dal premier Paolo Gentiloni al suo arrivo ieri a Bruxelles, dove parteciperà al Consiglio Europeo: «Il filo fra le autorità italiane e le autorità europee è un filo diretto e continuo, penso che sulle banche venete si stia lavorando nella direzione giusta».
Che i giochi siano fatti traspare anche dalle dichiarazioni del governatore Luca Zaia, che fino all’ultimo aveva sostenuto la necessità della ricapitalizzazione da parte dello Stato (che ora dovrà comunque sborsare 3,5 miliardi per la bad bank chiesta da Intesa) e il progetto di fusione tra i due istituti, con l’obiettivo di tener viva «la grande banca veneta» punto di riferimento dell’economia del territorio: «Quella sarebbe stata la soluzione del cuore ma siamo in un momento di grossa difficoltà e davanti al malato grave non ci si pone il problema di chi porta la medicina - ha detto Zaia -. Restano i nodi dell’occupazione,degli azionisti che non devono vedere azzerate le proprie azioni, del servizio sul territorio ma siamo fiduciosi e immagino che i prossimi giorni saranno cruciali».
Nella Lega c’è chi si mostra battagliero, come il presidente del consiglio Roberto Ciambetti («Grazie ai colpevoli ritardi di Roma con il suo obolo simbolico Intesa fa un affarone. Ma non accetteremo diktat verso i lavoratori, le famiglie e le imprese») e con l’eccezione del Pd, un po’ dappertutto si levano critiche all’operazione. Renato Brunetta, Forza Italia: «Vince Intesa, perdono i risparmiatori e il ministero del Tesoro, cioè i contribuenti italiani, cui toccherà pagare 5 miliardi di euro. Padoan ha sbagliato tutto quel- lo che c’era da sbagliare». Enrico Zanetti, che di Padoan è stato viceministro, Scelta Civica: «Se fossi azionista di Intesa mi complimenterei con l’amministratore delegato ma da cittadino un’offerta di questo tipo mi fa inorridire, è una pazzia. Voglio sperare che il governo la giudichi irricevibile». I Cinque Stelle, da Carla Ruocco a Enrico Cappelletti: «Intesa espande ulteriormente la propria influenza e il suo dominio al Nord, senza sopportare alcun costo e il governo è costretto ad accettare facendo buon viso a cattivo gioco per evitare in extrema ratio il bail-in». Emanuele Prataviera di Fare!: «Come si può gioire per svendita delle nostre banche? Veneto lavora e tasi, decideranno sempre Milano e Roma per noi».
La replica tocca alla dem Laura Puppato: «Mi sembrano voci tardive e saccenti, criticano tanto per criticare. Non avevamo la coda alla porta, in questo momento altre soluzioni non ce ne sono. E lo Stato potrà comunque recuperare qualcosa dai crediti deteriorati». A lei si aggiunge Antonio De Poli dell’Udc: «Il default avrebbe comportato un danno senza precedenti all’economia veneta e dell’intero Paese».
Zanetti Da cittadino la considero un’offerta che fa inorridire, spero che il governo la giudichi irricevibile
Puppato Voci tardive e saccenti, la verità è che non c’era la coda alla porta, questa è l’unica soluzione La proposta
Intesa è diposta a rilevare la good bank mentre allo Stato andrebbe la bad bank Il governatore Luca Zaia Mantenere in vita le due banche venete sarebbe stata la soluzione del cuore ma siamo in un momento di grossa difficoltà e davanti al malato grave non ci si pone il problema di chi dà la medicina. Certo restano da risolvere i nodi dell’occupazione, degli azionisti e del servizio ma siamo fiduciosi