Ultimi cda, poi i commissari Bankitalia
Pronta la procedura per la scissione della «good bank» dalla «bad bank», poi la liquidazione L’amarezza di Mion: «Se sapevo che finiva così non avrei mai accettato la presidenza». Il nodo ricorsi
Ancora lunedì scorso diceva di ritenere «sempre valido» il progetto per la creazione di una banca del Nordest attraverso al fusione di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ieri, quando le agenzie hanno cominciato a dare per imminente la nomina dei commissari di Bankitalia, indicando in quella di martedì prossimo l’ultima riunione del Consiglio di amministrazione di Vicenza, il presidente, Gianni Mion ha allargato le braccia. «Mi sento un sognatore bocciato. Un po’ come non riuscire ad avere la patente perché all’esame di guida non hai letto bene i segnali. Avessi immaginato che finiva così la proposta di fare il presidente non mi sarebbe interessata». Ma la corsa che stanno prendendo gli eventi ormai non lascia più spazio a visioni alternative.
Anche a Montebelluna, dove il prossimo Cda è in agenda a luglio, ci si prepara ad anticiparlo. Questione di giorni e inizieranno le procedure di liquidazione e di scissione della «good bank», quella con clienti e sportelli che Intesa Sanpaolo acquisterà pagandola un euro, dalla «bad bank», che conterrà invece la montagna di crediti deteriorati oltre a tutto l’onere dei contenziosi legali aperti dagli azionisti refrattari o non contemplati dalle offerte di transazione dei mesi scorsi. Formalmente, va premesso, tutto questo non può essere ancora dato per certo. Il ministero dell’Economia non ha ancora in tasca l’autorizzazione della Ue a mettere in gioco 3,5 miliardi dei contribuenti per creare la banca cattiva e permettere a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa, di partire con le reti delle ex popolari venete completamente ripulite da tutto ciò che non generi profitti.
«La cosa davvero importante – riconosce però alla fine Mion – è che siano contente le persone che nelle banche ci lavorano e che si realizzi qualcosa di positivo per questa regione che ha avuto uno choc economico importante. Noi rimaniamo a disposizione, ci diranno cosa possiamo fare. A me resta la gratificazione professionale di aver potuto lavorare a fianco di persone molto preparate». «Carlo Messina è il miglior banchiere d’Europa e questo mi dà assoluta tranquillità», è intanto il giudizio di Benamino Anselmi, diretto predecessore alla presidenza di Veneto Banca di Massimo Lanza, da agosto a novembre 2016. «L’ho visto nascere. E’ il numero uno ed ha una grande sensibilità sociale. Non credo Messina avesse davvero bisogno di avanzare questa proposta». Un tale epilogo Anselmi non l’aveva immaginato ma, aggiunge, «qualcuno in autunno stava già parlando troppo di fusioni senza invece preoccuparsi della cosa più urgente, cioè tagliare i costi in maniera incisiva. Me ne sono andato perché avevo idee troppo diverse».
Ad aspettare il disco verde dalla Ue e dal governo, ma con uno stato d’animo molto più sollevato rispetto soltanto a pochi giorni fa, è Massimiliano Paglini, segretario generale della First Cisl Belluno-Treviso. «La notizia dell’intervento di Intesa, così come ci viene descritto, è assolutamente positiva. Si tratta di un salvataggio a tutti gli effetti che, se va in porto e se è confermata la tradizione di Intesa di accompagnare le uscite volontarie, in materia di tutela dell’occupazione è lontano anni luce dal piano di licenziamenti prospettato invece dalla fusione immaginata da Mion. Questo non vuol dire che io ritenga Messina un benefattore – prosegue Paglini – ma tanto di cappello ad un imprenditore bancario di tale spessore. Le due ex popolari hanno un portafoglio crediti in bonis per 30 miliardi, è inimmaginabile quello che sarebbe potuto succedere in caso di fallimento». Rimane una proiezione di 4 mila lavoratori, fra Vicenza e Montebelluna, probabilmente di troppo. Ma con il rimpinguamento del fondo esuberi garantito dal governo il sindacato prefigura una sistemazione degli esuberi senza particolari scossoni. Uno sguardo «positivo» alla proposta di Intesa «perché supera due anni di incertezza» giunge anche dalla Cgil del Veneto. Per la segretaria generale, Elena Di Gregorio, e la leader della Fisac regionale, Chiara Canton, tuttavia, «il progetto non è ancora chiaro. Attendiamo di capirne al più presto i contorni ed è necessario che le organizzazioni sindacali siano convocate quanto prima per l’avvio del confronto».