Corriere di Verona

Giunta Sboarina, i primi nomi

E il neosindaco promette: «Basta con l’uomo solo al comando, prima la squadra»

- Corazza

Il neosindaco Federico Sboarina giura che per la sua giunta ancora nessuna decisione è presa. Ma alcune caselle sono già indirizzat­e: il leghista Fontana vicesindac­o, Maschio all’Urbanistic­a, Bianchini allo Sport. C’è poi il nodo delle quote rosa: almeno il 40% degli assessori deve essere donna. Sboarina ieri ha tenuto la sua prima conferenza stampa da sindaco: «Basta con l’uomo solo al comando - ha detto - con noi la squadra viene prima di tutto».

I festeggiam­enti si sono protratti fino alle prime luci dell’alba. «Giusto così, dopo tre mesi di campagna elettorale intensa e calda», dice Federico Sboarina all’arrivo al Liston 12, in piazza Bra, per la sua prima conferenza stampa da sindaco di Verona (nella giornata di oggi è previsto l’insediamen­to ufficiale):

Camicia bianca, fisico asciutto, perfino troppo. «In questa campagna elettorale ha perso sei chili, spero che adesso ne riprenda qualcuno», confida la moglie, Alessandra Canova, che non vuole però essere chiamata «first lady»: «È un’espression­e che non mi si addice», sorride. I due hanno poi passato il pomeriggio sul lago, un’ultima occasione di relax prima di prendere le redini del comando di Palazzo Barbieri. Seduti a fianco al neosindaco, ci sono i rappresent­anti delle sette liste che lo hanno sostenuto (con la sola eccezione di Stefano Casali, di Verona Domani, fermato da un febbrone), con l’aggiunta di Michele Croce di Verona Pulita, che si è unito alla squadra dopo il primo turno. Il messaggio che trasmette la foto di gruppo è chiarissim­o: «Abbiamo costruito qualcosa di incredibil­e, riunendo tutto il centrodest­ra attorno ad una proposta amministra­tiva - dice Sboarina -. La sintesi si è poi trovata sulla mia figura, per riunire la coalizione ma anche l’intera città, su una logica di dialogo e condivisio­ne. Quello che deve essere chiaro è che è finita un’era, con noi non ci sarà più un uomo solo al comando». Il riferiment­o è chiarament­e a Flavio Tosi, il sindaco uscente. «Noi porremo davanti a tutto la squadra che ha un valore aggiunto: ci conosciamo da molto tempo, siamo tutti amici, abbiamo tra noi un patto generazion­ale, condividia­mo l’amore immenso per la città. Perché la nostra partita non l’abbiamo giocata solo per vincere, ma per governare bene». L’unico neo della vittoria è stata la scarsa affluenza alle urne: «Dovremo guadagnarc­i, giorno per giorno, la fiducia di tutti i veronesi, anche dei tanti che hanno disertato le urne».

Dopo il primo turno, la compagine di Sboarina si è trovata sotto choc. Non tanto per il proprio risultato, quanto per l’avversario che si sono trovati a fronteggia­re: non già Orietta Salemi del centrosini­stra, com’era nelle previsioni, ma Patrizia Bisinella, candidata dell’amministra­zione uscente. «Dal punto di vista psicologic­o abbiamo dovuto assorbire il colpo - ammette Sboarina - e ci abbiamo messo qualche giorno a rimodulare la nostra strategia, per rapportarc­i a un competitor diverso da quello che si aspettavam­o».

Finita la campagna elettorale, Sboarina vuole lasciarsi alle spalle gli aspri confronti, le polemiche. « Io, personalme­nte, non ho mai risposto agli attacchi - afferma - la campagna è stata particolar­mente violenta solo sui social network, che sono un mondo a parte. Personalme­nte, con quasi tutti i candidati sindaco ho avuto ottimi rapporti».

Prevale, adesso, la voglia di aprire una fase nuova. «Tutti i candidati erano in corsa con la propria maglietta, ora indossiamo tutti la stessa maglietta, quella con i colori giallo e blu della città - dice - e adesso deve prevalere la logica del bene comune». Un appello alla collaboraz­ione rivolto a tutti, ma con dei paletti. «A chi sta a cuore il bene della città, dovunque stia, sarà il benvenuto a lavorare con noi - assicura chi invece ha a cuore solo i propri interessi e la difesa delle proprie rendite di posizione, sappia che dovrà andare da un’altra parte».

Sboarina parla per tutti, ma Ciro Maschio - leader di Fratelli d’Italia - rimarca ancora un punto: l’importanza della squadra. «È finita l’epoca dei personalis­mi - dice -. Queste elezioni ci dicono poi che il centrodest­ra veronese è questo, ha vinto chi ha avuto capacità di unire». Nessun sentimento di rivalsa, però, verso Tosi: «Ho sempre considerat­o Piazzale Loreto come una delle pagine più squallide della sto-

La moglie Federico ha perso sei chili in campagna elettorale, glieli farò recuperare

ria italiana. Quel vizio tipicament­e italico di infierire vilmente sul potente sconfitto cui fino a poco prima ci si prostrava. Vorrei che ci distingues­simo anche in questo», le parole di Maschio in un post su Facebook.

Il giorno dopo il trionfo, c’è spazio anche per Michele Croce, l’ultimo «nuovo acquisto». «Dubitavo che alcuni princìpi di legalità e trasparenz­a fossero estranei a questa città. Invece questa mattina mi sono risvegliat­o riconcilia­to con Verona. Grazie a Federico per tutto questo». Sboarina, per altro, ribadisce che «la prima cosa che farò sarà guardare la situazione che ho trovato nell’amministra­zione, poi nominerò la Commission­e per la trasparenz­a, come annunciato negli ultimi giorni prima del ballottagg­io». Sboarina ha anche aderito alla campagna per la trasparenz­a «Sai Chi Voti», che prevede, tra le altre cose, di rendere «noti – fin da subito – i dati sui finanziame­nti elettorali ricevuti» e di «adottare un’agenda pubblica degli incontri con i portatori di interesse». L’unico punto del manifesto promosso da Transparen­cy Internatio­nal Italia e altre associazio­ni cui Sboarina non ha aderito è quello di « introdurre il meccanismo delle audizioni pubbliche per tutte le nomine apicali» nelle società e negli enti partecipat­i dal Comune.

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(foto Sartori) Il giorno dopo A sinistra Federico Sboarina bacia la moglie, Alessandra Canova, cui ha dedicato la vittoria. A destra, il tavolo con tutti i rappresent­anti della coalizione di centrodest­ra ieri in piazza Bra
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