Un doppio ko Il Pd veronese è una polveriera
D’Arienzo: «È il risultato peggiore di sempre». E fra i big scoppia la rabbia Benini (mister preferenze): imbarazzante. Fermo: elezioni subite, non giocate
VERONA «Il risultato peggiore di sempre». «Momento imbarazzante». «Uscita di scena lacerante». Il buon proposito («ormai è andata così, basta polemiche») lascia subito spazio alla rabbia, fra i big del Pd. Il tutto mentre i due segretari, Albertini e Salemi sono dimissionari.
«Il risultato peggiore di sempre». «Momento imbarazzante». «Uscita di scena lacerante». Il buon proposito («ormai è andata così, basta polemiche») lascia subito spazio alla rabbia, fra i big del Pd dopo la doppia sconfitta elettorale. Il tutto mentre due segretari, Alessio Albertini (provinciale) e Orietta Salemi (comunale) risultano ufficialmente dimissionari, anche se la decisione non è ancora stata ratificata sulla carta. Una complicazione ulteriore verso un’estate infuocata dove nel centrosinistra si dovrà trovare un accordo per una segreteria «provvisoria» che traghetti il partito senza bisticci e troppe recriminazioni almeno fino alla stagione dei congressi: l’autunno.
«È il risultato peggiore di sempre - sbotta il deputato Vincenzo D’Arienzo -, non ci sono giustificazioni, nonostante la validità del lavoro della candidata e della squadra. Il peccato originale? Avversare la sinistra veronese e andare, contemporaneamente, a braccetto con Tosi: due gravi errori che ci hanno penalizzato. Il progetto politico condotto di allontanare la sinistra per attrarre il centro è stata la causa principale della sconfitta e del pessimo risultato: cinque anni fa abbiamo preso più voti». Per quanto riguarda il ballottaggio, tempo di precisazioni: «Noi non giocavamo spiega D’Arienzo - quindi, il dibattito sul Pd al ballottaggio è surreale. Noi abbiamo perso al primo turno. Punto. Pur tuttavia, è innegabile, sui valori assoluti, che una parte del Pd ha scelto Bisinella. La crescita che ha avuto ieri non si giustificherebbe altrimenti». E dall’altra parte? «Sboarina è cresciuto di voti grazie a Croce, ma anche parte del Popolo della famiglia, del M5S e di Bertucco». «Molti di noi avevano chiesto un atteggiamento più prudente negli organi competenti, dopo essere usciti frastornati dalla bastosta dell’11 giugno e da un appello difficilmente comprensibile a votare Bisinella - aggiunge Matteo Avogaro, dell’esecutivo provinciale, che sollecita la formalizzazione delle dimissioni annunciate - ma non siamo stati ascoltati. Ora c’è bisogno di un gesto di discontinuità».
Anche Elisa La Paglia, della direzione del partito, conferma l’eterogeneità del voto: «Tanti dei nostri elettori sono nelle schede bianche, oltre ad una parte che ha votato per Bisinella-Tosi - spiega - ora dobbiamo restare lucidi: ci sono tante scelte da compiere, soprattutto nelle circoscrizioni. Dobbiamo ragionare sui temi, sul territorio non siamo andati così male. Se siamo delusi? È ovvio, bastava ascoltare il nostro elettorato e una parte di assemblea che chiedeva discontinuità per capire come sarebbe andata a finire. E da parte di Tosi non c’è stata alcuna modifica del programma per arricchire il nostro e trovare dei punti di contatto». Un dettaglio che manda in bestia anche «mister preferenze» Federico Benini (più di mille voti) che parla di «partito allo sbando, senza guida»: «Per Sboarina ha votato compatto il blocco di Croce e parte del M5S, mentre il Pd si è diviso fra i due candidati e scheda bianca spiega - lo so perché ce lo hanno detto tanti elettori. Dispiace: il Pd, dopo il primo turno, avrebbe dovuto andare dai candidati e presentare le proprie istanze per una convergenza di programmi. La mancata presa di posizione, invece, è stata imbarazzante. Abbiamo regalato e disperso il nostro 22% dei voti. Invece qui non è stato fatto nulla, eravamo allo sbando, è mancata una guida. Anche quando è stato presentato il famoso documento, lì leggevamo solo premesse, cose scontate, come quella di non poter votare Lega. Mancavano i contenuti, il passo successivo». Anche Benini aspetta la prossima assemblea con Salemi e Albertini dimissionari: «Erano tre anni che ad ogni riunione ricordavo che bisognava partire subito per costruire un nostro candidato prosegue Benini - ma non sono stato ascoltato. Le primarie sono state fatte a soli due mesi dalla campagna elettorale e alcuni nostri elettori hanno saputo dell’esistenza di una “Lista Salemi” dalla stampa: lista che ha solo preso voti al Pd. Il caso Bertucco ha fatto il resto».
E ancora: «Il Pd queste elezioni le ha subite, non giocate conclude Damiano Fermo, ex consigliere comunale -. Arrivare dopo dieci anni di opposizione senza una candidatura costruita negli anni per raccontare un nuova storia per Verona è già stato un fallimento. Se abbiamo capito la lezione, c’è una sola cosa da fare, stare fra i cittadini e preparare da oggi il viaggio per una Verona matura e grande, da far emergere appena la compagine di Sboarina dovesse fare i primi passi falsi. Per ora, auguri a Federico, che credo abbia tutta la voglia di fare il meglio per Verona».
La Paglia Tanti dei nostri elettori sono nelle schede bianche Benini Primarie fatte tardi, sono stato inascoltato per anni alle riunioni